L'avventuriero della Mecca

L'avventuriero della Mecca Kashoggi arrestato: ascesa e tracollo di un moderno Re Mida della finanza L'avventuriero della Mecca Primo investimento nel '55: il valore di un'auto - Il mito delle notti brave sul Nabila - L'inciampo nell'Irangate E' finita con le manette. -Come doveva finire', dice ora chi non gli è più amico o non lo è mai stato. H potere logora non soltanto chi non lo possiede, e il suo potere era basato su un pilastro considerato sicuro: il denaro. Ma c'è stato il crollo, forse non improvviso e tuttavia rovinoso. 'Le mie difficoltà sono momentanee-, assicurò al direttore di una banca d'affari di New York nell'estate del 1988, dopo lo scandalo Irangate e il crollo del prezzo del petrolio, le maggiori fra le molte cause della sua rovina. Un giorno, inizio Anni 80, ad Adnan Kashoggi chiesero se fosse vero che era il più ricco del secolo e lui, un po' per celia e molto sul serio, ribatté: -E se facessimo "di tutti" i secoli?». Manteneva un tenore di vita decisamente unico per il quale il termine lusso pare avere un significato restrittivo. Si diceva che spendesse, ogni giorno, 500 milioni. Ma poteva permetterselo, perché possedeva capitali per 12 mila miliardi e ogni anno il gruzzolo aumentava di mille. Secondo calcoli più prudenti, il patrimonio arrivava «appena- a 4 mila miliardi. Nella nebulosa del gran business intemazionale era considerato una stella di prima grandezza. Non esistevano porte chiuse per lui. i potenti facevano la fila per diventare suoi «amici». E anche le belle, disinvolte donne lo adoravano malgrado non sia mai stato un adone, così grassottello e calvo. In ogni modo, lui non le deludeva mai: al momento del congedo, nessuna ebbe motivo di lamentarsi e qualcuna sembrò particolarmente soddisfatta, come la procace cover girl e attrice veronese Lory Del Santo che, si dis¬ se, dopo un breve, intenso incontro venne salutata dal nababbo saudita con uno smeraldo degno di risplendere nel tesoro della Corona britannica. Le biografie, quelle ufficiali, dicono che sia nato alla Mecca nel 1935 o forse nel '33: si toglierebbe due anni per un vezzo difficilmente comprensibile in un uomo dal carattere cosi pragmatico. Figlio primogenito di AbdulAziz, sceicco medico alla cort" di Ibn Saud, il giovane Kashoggi ricevette un'educazione di prim'erdine: studente al Victoria College di Alessandria, dove ebbe per compagno un altro illustre dei nostri tempi, l'attore Omar Sharif, e poi alla Stanford University, in California. Ma gli studi severi non erano per lui: si sentiva maggiormente stimolato dal mondo ciegli affari. Dimenticò la laurea e iniziò l'ascesa dal fondo della scala: con 10 mila dollari ricevuti da casa per l'acquisto di un'auto, dette vita a un'azienda di autotrasporti. Era il 1955, l'anno successivo sarebbe stato «d'oro». In Medio Oriente, alle porte di casa sua, scoppia la guerra fra israeliani, inglesi e francesi da un lato e Stati arabi dall'altro. Gli fanno sapere che all'esercito saudita sono indispensabili molti autocarri per arrivare a Tel Aviv. Lui trova «il meglio», camion con pneumatici da sabbia, più larghi di quelli comuni. Racconterà più tardi a Time: 'L'ispirazione mi venne dai cammelli. Se loro camminano sulla sabbia perché hanno le zampe larghe, pensai, basterà allargare le gomme dei camion'. Conclude il business, ottiene una provvigione di 150 mila dollari e poco importa che Israele non rischi mai l'Invasione. Da quel momento le armi diventano l'articolo privilegiato per il giovane, intraprendente uomo d'affari. Fra le poche cose di latino che ha imparato, una gli sembra particolarmente saggia: -Nummus non olet', che subito aggiorna: «/ dollari non hanno odore'. E i dollari che lo fanno fremere, per il momento li hanno i potenti. E' indispensabile avvicinarli e, per riuscirvi, il disinvolto Kashoggi investe parte dei suoi primi 150 mila in un ricevimento sontuoso. Invitati, businessmen d'ogni tipo: finanzieri rampanti, mediatori spregiudicati e mercanti d'assalto, politici; un'altra fetta dei guadagni serve per «favorire l'amicizia» di alcuni componenti, non di secondo piano, della famiglia reale di Riad. Le operazioni hanno successo. Da allora diventa il mediatore della Real Casa. Naturalmente lavora soprattutto negli Stati Uniti, e in America fonda la Naser (vittoria), una società finanziaria che presto si sarebbe fatta conoscere: l'impero ancora non esiste, ma le fondamenta sono gettate, «/o non compro e non vendo: combino soltanto', ripete, apparentemente appagato del suo ruolo. La percentuale ottenuta sui business è alta, fra il 10 e il 15 per cento, «/o sozio il padrino del matrimonio fra la tecnologia occidentale e il nuovo potere finanziario del Medio Oriente, ed è giusto che abbia un'adeguata ricompensa', spiega un giorno. Ben presto alla Naser segue la Triad Holding, e nella ditta entrano anche due suoi fratelli, che chiamano «K. 2» e «K. 3». Gli affari prosperano, nella corsa agli armamenti gli Stati arabi sono secondi a pochi e Adnan Kashoggi ha l'abilità di non deludere mai le richieste. Negli Anni Sessanta, formidabili anche per lui, incassa percentuali per 100 milioni di dollari sulle vendite della Raytheon, 110 s1egmBrlgsyMddV su quelle della Lockheed e 180 su quella della Northrop. Frequenta bene, monarchi e politici, presidenti e magnati. Due matrimoni, l'ultimo con un'italiana. Laura Biancolini. Acquista due aerei per «le esigenze personali» e apre casa a Londra, Parigi, Roma, Riad, New York, sulla Costa Azzurra, in Kenya. E si fa la barca. Ai cantieri M. B. Benetti di Viareggio ordina un panfilo da 50 milioni di dollari: il Nabila, 84 metri. Varato dopo due anni di lavo¬ ro, si dice che sia sfarzoso, con i lavandini in onice e i rubinetti d'oro. Ma da autentico mercante Kashoggi ha tirato sul prezzo e sulle condizioni di pagamento: non è facile fargli saldare il conto, e soprattutto ogni momento la barca è in bacino per migliorie, tutte a carico del costruttore. Per i cantieri, insomma, l'affare sarebbe risultato positivo soltanto sotto il profilo pubblicitario. Più tardi il Nabila verrà «svenduto» al costruttore newyorkese Donald Trump. A bordo si vivono giorni, ma soprattutto notti indimenticabili. Vengono invitati alcuni! grandi d'America come Henry Kissinger e Lee lacocca, presidente della Chrysler; il principe Juan Carlos in attesa della corona di Spagna e il deposto Costantino di Grecia. Star internazionali come Raquel Welch, Bo Derek, Farrah Faweett, o giovanissime in cerca di notorietà, come appunto Lory Del Santo. Eppoi gli amici come Ferdinando Marcos, presidente delle Filippine, e sua moglie Imelda. E anche con loro 11 mercante Kashoggi trova modo di combinare affari. •Poco puliti', si dirà più tardi, e si parlerà di intermediazioni per la compravendita di quadri di proprietà del governo di Manila e di appartamenti a Manhattan. Tutto sembra possibile, l'attività di Kashoggi prospera, i clienti non mancano: fra i più assidui, gli iraniani. Lui traffica con tutti e di tutto. Ama giocare su più tavoli, sembra affascinato dall'azzardo. «/ grandi affari sono una via di mezzo fra gli scacchi e il poker: i primi costringono al calcolo, l'altro al ri¬ schio' , afferma Ma per la prima volta il business gli va storto, ci rimette dieci milioni di dollari, è l'inizio della discesa. Si sgancia dall'Irangate, quel commercio di armi agli ayatollah 1 cui proventi vengono smistati ai contras, i guerriglieri antisandinisti appoggiati dagli Stati Uniti. Si vengono a conoscere anche i suoi traffici con l'Iraq, certi messaggi lanciati dal panfilo sono intercettati: -L'Iraq vuole 4 miliardi di "bambole sinite"', trasmette un giorno. E' il nome in codice dei carri armati. Non è più ben visto. Il suo è diventato un nome che scotta. A Wall Street i nuovi «guru» succeduti ai venticinquemila licenziati dopo il -block monday-, il «lunedì nero», non gli danno credito. «Nel giro di poche ore il suo nome è divenuto out», affermano alla Securities and Exchange Commission, l'ente federale che controlla l'attività di Borsa in America. E qualcuno aggiunge: -Non c'è più un cane disposto a trattare con lui-. Ad aggravare la situazione, nel Golfo Persico è scoppiata la pace. Ma il mercante di morte non vuol mollare: -Se otterrò un po' di ossigeno riuscirò a tornare a galla. Stanno già divampando altri focolai'. Ormai con Kashoggi non si tratta più, sul suo conto vengono aperte inchieste giudiziarie e non è più la felice stagione nella quale era possibile corrompere i funzionari corruttibili o far rimuovere gli incorruttibili. Così si arriva alle indagini in America, al mandato di cattura firmato dal giudice Naomi Buckwald; e in Svizzera — dove si credeva al sicuro — alle manette. Vincenzo Tessandori «E se dicessimo che sono l'uomo più ricco di tutti i secoli?» «Io non compro e non vendo 10 combino soltanto» «Sono il padrino del matrimonio fra la tecnologia occidentale e il nuovo potere finanziario del Medio Oriente. E' giusto che percepisca un'adeguata ricompensa» «I grandi affari sono una via di mezzo tra gli scacchi e il poker. I primi costringono al calcolo 11 secondo al rischio» «Le mie difficoltà sono momentanee Riuscirò a tornare a galla» Il panfilo Nabila, 84 metri, lavandini in onice e rubinetti d'oro, fotografato in navigazione. Costò a Kashoggi cinquanta milioni di dollari e fu varato nel luglio 1979 dai cantieri Benctti di Viareggio. Oggi è di proprietà del magnate americano dell'edilizia Donald Trump (Ansa)