Vecchi e assassine di Guido Ceronetti

Vecchi e assassine SUSSURRI E GRIDA Vecchi e assassine Non è questione di «valore della vita»: questo è un concetto discutibile e irreale; predicarlo in una civiltà così calorosamente, così sfrenatamente nccrofila, tra gente stabilita in spazi di morte elica, dove si concentrano enormi energie distruttive, non costituisce certo una difesa: la vita non ha nessun valore in sé. Solo la compassione assurda per questa vita priva di valore in quanto priva di valore, vista così nuda e così niente, ha potuto compiere il divino miracolo del rispettarla e proteggerla senza perché. Le quattro o cinque strangolataci di Vienna, pare accertato non fossero delle Antigone rappresentano tuttavia, in modo plastico, la razionalità necrofila dominante, che ci guarda da ogni panteon la faccia della storia contemporanea e ne segna il battito convulso. Per questa razionalità, la compassione è un ente immaginario che ostacola l'attuazione del meglio, dunque nociva. Tutto poi finisce per svolgersi secondo lo schema industriale: organigramma, colazioni di lavoro in cui si elabora il know-how, ritmi di produzione (tre o più cadaveri al mese). Un'azienda bene avviata e superiormente priva di lini di lucro. Razionalità pura, quasi un teorema. La loro migliore autodifesa sarebbe: — Ma... non è il pensiero di tutti? — Abbiamo i martiri della compassione assurda per la vita degli alberi, come Chico Mendes, e alla finestra di fronte il «chi saremo» (forse già il -chi veramente siamo»): le razionali valchirie di Vienna esperte in Caccia al Maiale (il mito di Bioy-Casares, immensamente attuale), con le loro pallide schiere di vittimedeboli, spedite con calcio chimico e acqua nei polmoni ai silenzi di Perse-font-, mentre le avevano in cura. Oh, deatb lo Pigs. Venti anni dopo le stragi mansoniantin California, questa parola sanguinaria ancora viaggia e fa il suo lavoro: deatb lo Pigs è una specie di antivangelo universale pratico, in grado di persuadere razionalmente e di guadagnare (possedere) anime. Le vittime dell'ospedale di Lainz erano, per il gruppo delle strangolataci, tutte dei Pigs, ma le assassine ebbero la lucidità di non lasciare proclami al sangue sulle porte bianche. «La più grande delle sciagure umane è una lunga vita»: cosi parlò Sofocle, conoscitore sublime delia vecchiaia e di ogni realtà umana. Le infermiere di Vienna avrebbero fatto una faccia scandalizzata, e propinato subito dopo a Sofocle (novantanni!) un'insulina un po' letale. Il giubilo falso per la «vita che si e allungata tanto» grazie alla pura razionalità tecnica, giorno dopo giorno ci rientrerà nella gola. Nel momento stesso in cui abbiamo detto alla vita umana «allungati oltre i settanta, gli ottanta, i novanta» costringendola ad una interminabile partita a scacchi con l'angelo della morte, proprio allora si operava lo scollamento decisivo, inesorabile, terribile, tra il non-valore della vita che il pensiero metteva crudelmente a nudo, e l'unico suo possibile rimedio, la compassione, l'etica di compassione per il non-valore del nostro essere-al-mondo; tra il dolore fisico, giudicato «sotto controllo», come qualsiasi incontrollabile disastro, e la Icnizione gratuita, immotivata, immateriale e dolente del dolore infinito. il contraccolpo più grave di questa finalissima Morte della Compassione (un compenso tragico dell'Allungamento della Vita, più crudele dello stesso Inquinamento) lo subiamo diventando «ritardati nel morire» (pourriture en suspens, secondo la forte pietà celiniana), nel momento in cui si entra in regime di tolleranza da parte dei forti, dei più-vivi-di-noi, e bisognosi, lacrimevolmente bisognosi di conviventi e di assistenti per poter bere fino in fondo il calice dei trionfi della medicina. In un itinerario di glacialità crescenti possiamo finire di essere imbarcati su convogli di navi destinate a colare infallibilmente a picco, con schedatura elettronica PIO. 1 treni di quei poveri viennesi indavano direttamente a Trcblinka, ma ci sono molte strade per arrivarci con meno rischi ancora, per gli speditori, che a loro volta saranno tra gli spediti. Vienna è la brillante capitale dei vecchi, in Europa, una città stagnante e sclerotica, tradizionalmente suicida; e proprio là l'eccesso demografico di vecchiaie, in collusione col tragico della glaciazione etica, ha fatto uscire i lupi allo scoperto e instaurato una primavera del terrore che può tornare a fiorire. In quanto a crimini, dobbiamo ritenerci ormai dentro ad un'era delle più promettenti. Sempre più abbondanza di vecchi, città di vecchi, quartieri, ospedali di vecchi, pensionati e istituzioni pubbliche per raccogliere e nascondere disfacimenti umani, e NULLA, più niente, nel profondo del cuore, che ne renda accettabile, addirittura preziosa, la persistenza inutile tra i vivi: è una conquista umana questa, 0 l'implacabilità delle Furie Vi si sta manifestando tutta? Più si cerca di sgomberarlo e di reprimerlo, più il tragico della vita si fa tremendo... I vecchi sono il ricordo, la memoria vivente: ma questo ricordo e ricordare appaiono di qualità troppo inferiore rispetto alle voci e alle immagini morte, alla memoria dei calcolatori. In una società che 1 ricordi li ha stipati tutti nei frigoriferi, cancellandoli dalla trasmissione vitale, il vecchio è subito, anche lui, da cancellare. Yukio Mishima ha trattato della perdita vertiginosa del rispetto per i vecchi in Giappone dopo i Megii, Mac Arthur e il Sessantotto. Nelle società tradizionali i vecchi — piccolo numero di rimasti — erano oggetto di autentico culto, anche all'interno delle classi più basse: malconci, sdentati ma venerabili e quasi divini. Mishima ne rileva la funzione necessaria nel mondo agricolo: solo i vecchi potevano trasmettere i segreti della terra. Ma nel «post-industriale avanzato», come scrivono i figli della laurea, dov'è la terra? La terra è pig da uccidere, la terra è in demolizione e stupro dai fondi oceanici ai confini della biosfera, e non c'è nessuna compassione per la terra: i vecchi da tempo non sono più gli interpreti, i custodi e i messaggeri di Cibele. C'è dell'altro. I vecchi erano originali. Differivano in esperienze e in conoscenze, trattenevano segreti — di famiglie e di Stati. Le letterature raccontano di ogni specie di vecchi: tutti straordinari. Ma l'originalità dei vecchi, la peculiarità delle loro conoscenze, è stata sepolta da una valanga di calce viva: la televisione. Non hanno più conoscenze proprie, farfugliano brandelli d'informazione televisiva, opinioni di autorevoli personaggi, che gli parlano anche nel sonno, nella distrazione torpida che li piglia tra le file schierate nei corridoi, e li inondano giorno su giorno di mondialità caotica e falsa, violenti psicofarmaci rincoglionitori. Così il bambino di quattro anni e il nonno di settanta hanno in comune le stesse ondate d'informazioni, la stessa «mancanza di segreti». Il bambino non può trovare nulla di suggestivo in quel vecchio che non detiene nessun potere supcriore: morto, non lo rimpiangerà, dopo aver contribuito alia sua estromissione familiare spietata. Essere detentori di segreti di conoscenza, aver accumulato non denaro, non carriera, ma potere mentale, qualche barlume di unicità spirituale, riserve di autorità mentale: questo solo salva i vecchi dal diventare pigs, ma fino ad un certo punto, perché l'empietà imperversa sempre più arrogante e più cieca, e vede in una nebbia impastata anche i tratti più energici, gli sfugge il potere degli occhi, l'elezione interiore, la nobiltà, la grandezza. Chi sa se un Kant stravolto, rimpiccolito dalla malattia finale, avrebbe fermato, rivolgendole un pallido sguardo, la manina sadica di Waltraut Wagner? Anche la più grande vita è una fragile barriera contro il potere d'invasione della tenebra. Se ne sa ben poco, per ora, ma questa piccola Wagner ha l'aria di non essere un'autodidatta del crimine, piuttosto una vera iniziata del male, istruita e addestrata dai «ministri di assassinio» invocati da lady Macbtth perché modernamente distruggano in lei ogni pietà. Guido Ceronetti

Persone citate: Casares, Chico Mendes, Kant, Mac Arthur, Mishima, Yukio Mishima

Luoghi citati: California, Europa, Giappone, Sofocle, Stati, Vienna