Torre con fantasmi romani di Sabatino Moscati

Torre con fantasmi romani ALLA RISCOPERTA DELLANTICA LIGURIA: VENTIMIGLIA Torre con fantasmi romani Risale al I Secolo a. C. ■ E' riemersa all'improvviso dal terreno presso l'Antìquarium, lungo la via Aurelia ■ Costituiva parte delle possenti mura della città romana nelle quali s'incastrava lo splendido teatro • Si cercano, tra ruderi e rose, le difese interne scaglionate sull'erta del colle • Un modello di scavo stratigrafico per illuminare la successione delle civiltà VENTIMIGLIA — L'antica torre delle mura di Ventimiglia, quand'era una florida città romana, è riemersa all'improvviso dal terreno, durante gli scavi effettuati sul fianco dell''Antiquarium, immediatamente a ridosso della via Aurelia che attraversava e ancora attraversa l'abitato. Sempre con riferimento alla via Aurelia, siamo dalla parte del mare, dove erano &à affiorate costruzioni dell'epoca repubblicana, e dunque precisamente del I secolo a.C. Fa un certo effetto vedere le strutture antiche che rinascono accanto alla raccolta delle testimonianze che l'Antìquarium raccoglie. E ciò tanto più in quanto sulle pareti di esso c 'è una presentazione degli strati successivi che l'archeologia testimonia, ciascuno contrassegnato dai resti della ceramica E' una specialità dell'archeologia ligure, questa della stratificazione dettagliata, puntuale; e il nume tutelare ne è stato un grande archeologo scomparso alcuni anni or sono, Nino Lamboglia. Il suo nome è sempre vivo (si direbbe sempre più vivo) nei discorsi con gli archeologi come con la gente comune. Francisca Pallarès, che gli è succeduta nella direzione del benemerito Istituto Internazionale di Studi Liguri, lo chiama 'il professore-, e tanto basta. Chi sìa -il professore", tutti lo comprendono. E c'è una commozione nell'aria, quando se ne parla, alla quale mi viene istintivo di partecipare anche perché ne conosco la ragione: Nino Lamboglia, archeologo del mare, è morto tragicamente proprio nel mare, quando la sua auto si è inabissata perché, nel buio fitto, non si vedeva la costa Ma torniamo alla nuova scoperta di Ventimiglia, alla grande torre delle mura ro mane, la cui interpretazione è evidente per la perfetta sagoma circolare. Si vede quasi tutta, ma non tutta, perché lo scavo deve arrestarsi lungo il fianco della via Aurelia, dove sfrecciano in successione continua le auto a simbolo della moderna civiltà. E forse è anche un simbolo il fatto che lo scuotimento continuo del terreno non sia senza danno sul reperto archeologico: qualche frammento di muro scivola giù inevitabilmente. Si direbbe, questo, un caso tipico della situazione archeologica di Ventimiglia. La città antica è là, evidente e imponente: basta guardare dal lato opposto della strada, ed ecco il teatro, con la sua sagoma semicircolare perfet- lamente delineata, con la sua scena e le sue gradinale in ottimo stato di conservazione, con il bianco calcare delle sue strutture che sembra marmo sotto la luce del sole. Le mura, trovate da una parte della strada, ricompaiono dall'altra' e il teatro s'incastra sul loro angolo nord-occidentale, anzi ne sporge un poco (ponendo cosi un altro problema tra i tanti). Tidto agevole, dunque, per la ricerca? Niente affatto. Sul fianco della torre scoperta ci sono le antiche terme, notevoli tra l'altro per il bel mosaico detto di Aricne; ma gli scavi sono bloccati dagli edifici moderni dell'Ospedale e dell'Italgas. Sul fianco del teatro ci sono le cabine dell'Enel. E se l'Aurelio costituisce un ostacolo insormontabile al congiungimento delle due aree archeologiche, la linea ferroviaria è un ostacolo non minore allo sviluppo delle ricerche verso l'interno, in direzione della montagna che in- combe sull'abitato al modo caratteristico della Liguria antica e moderna. Eppure, da questa parte vi sarebbero prospettive e speranze. Riguardano, le une e le altre, ancora le mura, come a dire la sagoma dell'abitato antico. Quale percorso avevano, a monte? La grande varietà delle opinioni, che si trova puntualmente registrata nelle guide, non deriva da litigiosità degli archeologi, ma dal fatto che, quando le testimonianze sono scarse, occorre supplire con l'immagina zione. Ciò non toglie che le conoscenze possano qui progredire, ami più e meglio che a valle. Gli ostacoli, naturalmente, non mancano. Ma un roseto, come e accaduto di recente, e meno indispensabile di una centrale elettrica (o. almeno, cosi lo ritiene la civiltà moderna i. Proprio nel mezzo di una piantagione di rose, dunque, scavalcando una modesta difesa di fil di ferro, troviamo un tratto di mura appena riapparso, che si distìngue chiaramente per la sua | sagoma obliqua verso la mon- j ' tagna. Così le opinioni correnti si smentiscono in gran parte: questa non è la sagoma classica, bensì un andamento anomalo come accade quando v'è il condizionamento della montagna: non lo schema ortodosso quadrangolare, ma uno schema eterodosso che. sul lato opposto del mere, sale e s'inerpica sfruttar.do le possibilità io soggiacendo alle esigenze) del terreno. La nostra discussione tra archeologi prosegui sull'argomento, incurante delle splendide, lunghe rose che — per quanto ne resta — slan-.o malinconicamente a ouardare. Ora bisogna saldare le nuove conoscenze alle precedenti, tentare un quadro d'assieme di questa citta che si direbbe -a macchie-, di moderno sull'antico o meglio, perché le scoperte sono venute dopo e la loro estensione è minore, di antico sul moderno. Ma i problemi della travagliata città non risultano, sotto questo punto di vista, minori. Anzitutto perché agli scavi si sono accompagnate, spesso, le distruzioni: cosi, solo per citare un esempio, chi ci darà più lo splendido •mosaico delle stagioni-, a grandi disegni geometrici inglobanti le immagini delle quattro parti dell'anno, che fu scoperto e distrutto oltre cent'anni or sono? Anche la vicenda del museo è quasi un segno di continuo travaglio. I materiali provenienti dagli scavi e dalle raccolte locali (alcune assai notevoli) sono stati esposti al pubblico fino a qualche anno fa nel Museo archeologico Girolamo Rossi. Il museo ha cambiato più volte di sede, fino a che è stato chiuso. Esso dovrebbe essere ospitato prossimamente nel piano superio¬ re del forte dell'Annunziala, a ponente della città alta. I nuovi locali, appositamente ordinati e ristrutturati, serviranno almeno a dare una sistemazione che risponda alle esigenze moderne. In ogni caso, le linee essenziali della storia possono dir¬ si ormai definite; ed è una storia emblematica della Liguria, con l'aggiunta delle condizioni speciali di una città di confine. Fondata già prima dell'età romana come capitale dei Liguri Intemeli, deriva da questi il proprio nome Albium Intemellum, cioè -città degli Intemeli-. La moderna forma Ventimiglia è un'etimologia erronea, dipendente dalle deformazioni che il nome ha subito negli itinerari medievali. All'insediamento ligure succede nel II secolo a.C. un campo militare romano, che si sviluppa nel I secolo nella citta circondata da mura di cui sono riapparse le testimonianze. La trita fiorisce nei primi secoli dell'impero, anche se non mancano le notizie di lotte intestine. Decade poi al tempo delle invasioni barbariche, spostandosi verso la montagna; ma l'importanza determinante della strada che l'attraversa, e che porta al vicino confine, fa si che in epoca moderna ritorni a valle, sovrapponendosi in più punti ai resti romani. Questa è la ragione della difficoltà, e insieme del fascino degli scavi. Che hanno assunto via via, per opera dell 'Istituto Internazionale di Studi Liguri, un carattere didattico su larga scala, offrendo a gruppi di allievi italiani e stranieri la possibilità di formarsi allo studio della stratigrafia, della tecnica che la consente, della ceramica che la definisce e di cui abbiamo già indicato le testimonianze nell Antiquarium. Additiamolo, una volta tanto, questo esempio di tecnologia applicata alla storia: anche perché sta in esso l'avvenire di una disciplina, quella archeologica, sempre più partecipe dell'umanesimo e delle scienze insieme. Sabatino Moscati Ventimiglia. Particolare d'un grande mosaico romano. Il Museo archeologico attende una sede b ll'bitt l d

Persone citate: Francisca, Girolamo Rossi, Nino Lamboglia

Luoghi citati: Liguria, Ventimiglia