Vino: Europa e Usa bevono italiano di Sergio Miravalle

Vino: Europa e Usa bevono italiano Promettente bilancio delle nostre esportazioni alla rassegna veronese che chiude mercoledì Vino: Europa e Usa bevono italiano Forte ripresa delle nostre vendite all'estero, soprattutto in Germania, Inghilterra, Francia e Stati Uniti - Il ministro Mannino promette altri fondi all'Ice per la promozione DAL NOSTRO INVIATO VERONA — L'Italia ha esportato, nel 1988, 13 milioni 185 mila ettolitri di vino, con un incremento del 20% sull'anno precedente. U valore del vino venduto all'estero è stato di 1362 miliardi ( + 15%). Sono i significativi dati che l'Ice ha diffuso a Verona in occasione del 23° Vinltaly. Dopo il dramma del metanolo, che nel 1986 fece crollare le nostre esportazioni del 40%, la ripresa è stata faticosa ma costante e si conferma anche in questo scorcio dell'89 ( + 34% il valore delle vendite nel primo trimestre). Sono tornati a tirare i mercati tedesco e inglese e anche negli Usa l'Italia resta il primo Paese esportatore. Una considerazione a parte la merita la Francia, che ha assorbito oltre 4.7 milioni di ettolitri di vino italiano, ma ad un prezzo medio di 470 lire il litro, segno che è ripresa la vendita degli sfusi da taglio. Il dato del prezzo medio re¬ sta in realtà una delle note dolenti di tutto il nostro comparto. La media generale nell'88 segna addirittura un calo in termini reali rispetto all'87: da 1086 lire a litro a 1033. Va naturalmente fatta la distinzione tra Doc e vini da tavola. I primi spuntano 2010 lire il litro, i secondi scivolano a meno di 700. Il ministro dell'Agricoltura Mannino, intervenendo venerdì all'apertura della rassegna veronese, che si chiuderà mercoledì, ha promesso nuovi finanziamenti pubblici al piano di rilancio dell'export vinicolo. 125 miliardi stanziati nel dopo-metanolo ormai sono stati spesi e l'Ice attende da mesi il rifinanziamento di un piano specifico, da almeno 10 miliardi, per i tre principali mercato: Usa, Regno Unito e Germania. •Abbiamo studiato un nuovo approccio con il consumatore straniero cui proporremo il vino italiano come scella di prestigio ma senza formalismi — spiega Gabrie¬ le Gasparro, responsabile del settore agroalimentare dell'Ice —. Non vogliamo imitare i francesi, racconteremo la realtà del vino senza la loro ostentazione, sfruttando invece il nostro patrimonio regionale storico e culturale-. Mannino ha anche detto che la discussione sul piano vitivinicolo nazionale va avanti nel rispetto dei punti fermi del piano: riduzione della superficie viticola a 800 mila ettari (oggi in Italia ci sono oltre 1 milione di ettari a vigneto) e conseguente calo della produzione a circa 60 milioni di ettolitri l'anno contro i 70-75 milioni attuali per dover ricorrere meno all'esosa scappatoia, per la Cee e per l'Italia, delle distillazioni. La presenza a Verona degli stand di Francia, Spagna, Germania, Austria, Ungheria. Stati Uniti e Unione Sovietica (all'esordio con i rossi della Crimea e alcuni spumanti) conferma che il confronto internazionale si fa sempre più serrato. L'imma¬ gine del vino italiano nel mondo, al di là delle campagne istituzionali, resta legata ai successi di alcune «mosche cocchiere», cioè aziende leader che guidano in termini di qualità tutto il settore. Lo testimoniano risultati come quello ottenuto da Angelo Gaja, il produttori? di Barbaresco che si è visto selezionare dalla rivista -Wine Spectator» (la «bibbia» dei gourmet statunitensi) due dei suoi vini tra i migliori al mondo. ■Sono riconoscimenti che aiutano tutto il mode in Italy — commenta Flavio Accornero, un giovane importatore piemontese con uffici ad Atlanta e a New York, in questi giorni al Vinltaly per cercare di arricchire la lista dei vini da proporre ai suoi clienti americani —. Non dimentichiamo che negli Stati Uniti e in atto una forte campagna antialcolica. Per frenarne gli effetti bisogna puntare proprio sulla qualità-. Dal prossimo novembre su tutte le etichette di prodotti che contengono alcol (vino e birra compresi) venduti negli Usa, dovranno essere stampate avvertenze simili a quelle dei medicinali. Ad un mercato nazionale e intemazionale che si orienta nel rispetto della formula «bere meno, ma bere meglio», il mondo produttivo risponde con un'accresciuta capacità propositiva. Tra i 1300 espositori del Vinltaly si colgono le idee promozionali più diverse. Ne ricordiamo alcune: i piemontesi hanno presentato l'Osservatorio vitivinicolo del Monferrato, abbinandolo alla prima asta del Barbera Doc che si terrà il 13 e 14 maggio nei castello di Costigliele d'Asti: la Sicilia nel suo megastand offre l'immagine di una regione che vuole uscire dallo stereotipo di produttrice di vini da taglio: la Toscana riscopre il Vin santo e lancia il mercato dei vini d'antiquariato a Montalcino dal 5 al 7 maggio Sergio Miravalle

Persone citate: Angelo Gaja, Barbera, Flavio Accornero, Gasparro, Mannino