«Giornalisti Usa, penne vendute»
«Giornalisti Usa, penne vendute» I politici ribaltano le accuse alla stampa: stipendi d'oro e corruzione «Giornalisti Usa, penne vendute» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Lotta a coltello sugli stipendi tra il primo e il quarto potere, cioè tra i leader politici e i mass media americani. Stufi di essere costretti dai giornalisti alla trasparenza fiscale, ossia a rendere pubblici tutti i loro proventi, deputati e senatori hanno ieri chiesto per la prima volta che venga imposto lo stesso obbligo anche -ai pennivendoli-, come li ha chiamati lo scorbutico Alan Simpson del Wyoming. Condottiero di questa crociata per l'incorruttibilità giornalistica è Ted Kennedy, che ha dichiarato alla radio: -Siamo tutti uomiìii d'onore, ma la luce del sole è il miglior disinfettante quando proliferano i germi del sospetto-. La polemica è scoppiata sulla scia dello scandalo Wright. in seguito al quale è stato messo sotto accusa il presidente della Camera Jim Wright per presunti illeciti finanziari. Deputati e senatori, che ricevono uno stipendio variante dai 100 ai 130 milioni di lire annui, possono arrotondarlo con conferenze, saggi e così via purché non vengano pagati più di 2000 dollari per volta, 2 milioni e mezzo di lire. In questo modo, molti al Congresso raddoppiano lo stipendio. Chi indice conferenze o commissiona saggi per i deputati e i senatori? I gruppi di pressione, le aziende, gli enti che vogliono il loro aiuto. Spesso si sfiora il limite della corruzione: non a caso Wright è accusato di non aver rispettato il limite dei 2000 dollari. I mass media hanno denunciato lo scandalo Wright con tale impeto che il democratico Ted Kennedy e il repubblicano Alan Simpson, che conducono una trasmissione quotidiana alla radio e non sono mai d'accordo su nulla, si sono coalizzati contro di essi. - Se noi dobbiamo vuotare le tasche davanti agli elettori, così devono fare i giornalisti davanti ai lettori-, ha tuonato Simpson. -/ lettori hanno il diritto di sapere se i giornalisti ricevono un grosso assegno da qualche azienda o associazione politica, o se sono veramente indipendenti e obiettivi-. La reazione dei mass media è molto varia. Al Washington Post, che ha condotto subito un'indagine conoscitiva tra i giornalisti, il columnist Jack Anderson, i cui articoli compaiono su centinaia di giornali, ha detto di guadagnare 10 mila dollari a conferenza, 13 milioni e mezzo di lire. Il direttore del giornale, Ben Bradley, ha risposto che non accetta più pagamenti da tre anni a questa parte. George Will, il chiacchierato amico di Reagan, ha dichiarato tramite la segretaria di essere troppo impegnato per preoccuparsi -di questioni di competenza del mio eorìnnercialista-. Il mezzobusto televisivo Sam Donaldson, noto per la sua franchezza, ha ribattuto infuriato: -Non confondiamo i ruoli. Io sono un prìrato cittadino, non occupo nessuna carica pubblica e rispondo dei miei profitti solo al fisco-. Simpson e Kennedy hanno invocato la trasparenza fiscale per i giornalisti pensando non ai normali cronisti, che sbarcano il lunario come tanti, ma agli -opinion makers». quelli che fanno opinione, i cui stipendi toccano anche il milione di dollari annui, un miliardo e 300 milioni di lire. e. c
Luoghi citati: Washington, Wyoming
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