Una domenica di palpiti con Montserrat Caballé di Armando Caruso

Una domenica di palpiti con Montserrat Caballé Il 16 aprile al Teatro Regio il recital del soprano spagnolo Una domenica di palpiti con Montserrat Caballé CONTINUA l'esemplare esecuzione dei Concerti della domenica programmati al Piccolo Regio, ma che per occasioni più importanti trovano ospitalità nella sala grande. E' il caso della matinée del soprano Montserrat Caballé, che il 16 aprile alle 10,45 tornerà a Torino dopo un'assenza di anni: un'assenza "ingiustificata» e finalmente colmata, anche se non si tratta di un'opera lirica, ma di un recital raffinato (al pianoforte ci sarà il bravissimo Miguel Zanetti); una carrellata di autori dal '600 al '900 che chiarisce lo stile filologico che l'artista ha sempre seguito sin dall'inizio della sua fortunata carriera. Arie da camera e arie tratte da opere, divise in tre gruppi. Nella prima Montserrat Caballé canterà Lasciar d'amarti di Gasparini, la famosissima Caro ritto ben di Giordani II mio bel foco di Marcello, Calma o caro dalla Vestale di Puccitta e Di tanti palpiti dal Tancredi di Rossini. Il secondo gruppo comprende di Massenet Elegie, Cherubin, Enchantcment e Ouvre tes yeux bleus. Dopo una «piccola pausa» (questa è la disposizione voluta dal soprano), Montserrat Caballé si cimenta nel repertòrio cameristico spagnolo, quello che, in ogni caso, predilige: Morirò e T'ho riveduta di Albeniz; Cancìon de Cuna e Te pupila cs Azul di Turina; En el Pillar e Coplas de curro dulce di Obradors. Un pregevole excursus cameristico, qualche puntata "lirica» per un'artista che, nata nel 1933 a Barcellona, ha conquistato tutti i maggiori teatri del mondo, grazie alla sua squisita musicalità, alla tecnica raffinata, doti che negli anni dal '56 al '76 ne hanno fatto una delle cantanti più ammirate del melodramma. La stella della Caballé comincia a brillare proprio nel periodo di maggior declino della grande Callas: due soprani assolutamente diversi per possibilità vocali e proprietà stilistica, ma decisamente agguerrite nella scelta del repertorio, nelle preziosità interpretative. Proprio in virtù di un apparato tecnico notevole, la Caballé passò ben presto dal¬ le eteree melodie belliniane e donizettiane alle incursioni verdiane e in pagine di grandissime difficoltà, come Forza del destino e Turandot. Tuttavia, proprio nell'opera verdiana, Montserrat si fa applaudire per l'attacco dolcissimo di Pace, pace, o mio Dio, cosi come nell'astrazione mirabile di Poveri fiori dall'Adriana Lccouvreur di Cilea. Né si dimentichi, la cristallina interpretazione della Norma di Bellini la cui Casta diva sarà a lungo ricordata per la perfezione dell'intonazione e la dolcezza del canto (Festival di Orange, 1973). Ma Montserrat Caballé, nel periodo di maggior fulgore del suo «viaggio» nella lirica, ha cantato in tutti i teatri Tosca, Bohème senza mai risparmiarsi, ovunque ottenendo incondizionati successi, anche se indimenticabili sono le sue interpretazioni di Lucrezia Borgia, in Roberto Deverai!, in Maria Stuarda di Donizetti e nella liederistica straussiana. Armando Caruso Il soprano Montserrat Caballé sarà protagonista di un recital al Teatro Regi» domenica mattina

Luoghi citati: Barcellona, Torino