Il mercante amico di Carrà e De Pisis

Il mercante amico di Carrà e De Pisis Ricordi del gallerista Grossetti Il mercante amico di Carrà e De Pisis ESISTONO numerose e svariate autobiografie, memorie, confessioni di artisti, e anche di collezionisti e critici, antichi e moderni, ma sono molto rare quelle dei mercanti d'arte. Pur essendo una categorìa che vive in stretto rapporto di stima e d'amicizia con artisti e collezionisti, dei quali condivide interessi e passioni. Le memorie di Bruno Grossetti, Il mercante dell'Annunciata, una tra le prime e più importanti gallerie di Milano, costituiscono un'eccezione e nel contempo sono un esempio per altri famosi galleristi che, come lui, hanno seguito passo a passo lo svolgimento per decenni dell'arte italiana, favorendone l'affermazione e la diffusione. Grossetti, oggi ottantenne, rievoca con una prosa semplice e narrativa lo svolgersi della sua attività, attraverso quaranta lunghi e operosi anni: dall'iniziale piccolo laboratorio di corniciaio, all'apertura della galleria detta dell'Annunciata dalla via omonima nel 1939, con intorno gli amici pittori Del Bon, Lilloni, Spilimbergo. De Amicis, del gruppo dei Chiaristi milanesi. La linea culturale era quella già indicata da Edoardo Persico; insieme ai giovani artisti frequentavano la galleria gli architetti razionalisti Albini, Gardella, Pagano, Rogers, Romano e i letterati Dal Fabbro, Giolli, Giulia Veronesi, Vittorini, Zavattinl; Alfonso Gatto dirigeva il bollettino che accompagnava i programmi e le mostre. In un periodo in cui le gallerie e il mercato erano scarsi, Grossetti si impegnava attivamente a stimolare l'interesse del pubblico e del collezionismo nascente, allacciando relazioni con altri gruppi, come quello dei Sei di Torino, promuovendone le mostre, e con Parigi, dalla quale importò personali di Vuillard e di Utrillo nel '40. Durante la guerra, nel '43, aprì una galleria a Varese, creando in questa città un nuovo centro artistico, con mostre di Marussig, Broggini, Cantatore, Tornea, Salvini; sempre entusiasta della sua attività, con l'ansia di scoprire, conoscere: «La Distorte di un'opera d'arte ha sempre destato in me l'irresistibile desiderio di possederla... per questo ho sempre investito negli acquisti il frutto del mio lavoro, indebitandomi anche sconsideratamente-. Nel '55 trasferì la gallerìa in via Manzoni, aiutato dai figli Carlo e Sergio, e aprì una serie memorabile di mostre, da De Pisis a Sironi a Carrà, da Campigli a De Chirico, Messina, Tosi, Morlotti, Munari; nel '65 inaugurò un'altra sede, a Ghisallo sul lago di Como, per sculture all'aperto. Nel libro affiorano ritratti vivaci e curiosi di artisti a lui legati da amicìzia, come quelli di Del Bon, De Pisis e soprattutto di Carrà, che puntualmente tutte le sere, dalla metà degli Anni Cinquanta, si recava nella sua galleria per giocare a scopone con gli amici Tosi, De Grada e Messina; e di collezionisti famosi, come Emilio Jesi, Antonio Mazzotta, Carlo De Angeli Frua, Alberto Della Ragione, Riccardo Jucker, che iniziarono proprio in quegli anni le loro raccolte. Ma soprattutto emerge il suo inesauribile, meraviglioso amore per l'arte e gli artisti. Mirella Bandirli Bruno Grossetti, «II mercante dell'Annunciata • confessioni e memorie», Mazzotta, 150 pagine, 30 illustrazioni, s.i.p.

Luoghi citati: Como, Messina, Milano, Parigi, Spilimbergo, Torino, Varese