E' un vero piacere entrare nell'amatoteca di Stefano Bartezzaghi

E' un vero piacere entrare nell'amatoteca Giochi: a caccia di insegne e targhe stradali E' un vero piacere entrare nell'amatoteca CONTEMPORANEAMENTE alla problematica delle insegne in -teca (Frulloteca! Abbronzoteca! Tecoteca! Didatteca!) si apre, e ami si spalanca, la problematica delle insegne ed epigrafi stradali. Nella Macondo immaginata da Gabriel Garda Màrquez arriva un'amnesia generale, e la gente comincia ad attaccare etichette sulle cose per ricordarsi cosa siano. Man mano che l'amnesia procede, vengono affissi cartelli stradali che ricordano verità di interesse generale, fondamentale: •Dio esiste^. Amnesia o no, anche le nostre strade sono piene di roba da leggere, e talvolta ne è destata la nostra ilare curiosità. Pensiamo agli striscioni stradali: quelli di Milano sono stati recentemente deplorati da Gianni Mura che ha dedicato colonne dì scontento anche per il fiorire barocco di insegne anglofone e stupide. A Milano, aggiungo io, è anche sucesso uno strano caso. Si restaura la facciata del municipio, Palazzo Marino, in piazza alla Scala. Analogamente alla soluzione adottata per i portici della Galleria Vittorio Emanuele, in piazza del Duomo, le impalcature vengono nascoste da un telo gigantesco, che riproduce la facciata del Palazzo (per inciso, dopo Carnevale questo telo è stato restauralo a sua volta, perché alcuni scemi lo avevano mandato a fuoco). La finta facciata di Palazzo Marino fa un effetto curioso, e sembra una cosa simpatica. A me capita di passare spesso di lì, e ogni volta mi chiedo perché sopra al portone della finta facciala sia scritto, in eleganti caratteri, -Palazzo Marino'. Si teme l'amnesia marqueziana degli indigeni? La sprovvedutezza dei turisti? Scrivereste "Duomo- sul Duomo? Be', su Palazzo Marino è scritto "Palazzo Marino-, e questa è una specie di tautologia. Un'altra sorta di tautologia è quella la cui contemplazione mi aveva gettato in uno stato di muta estasi. Era l'Epifania, ed ero a Trieste, di fronte a una targa stradale che recitava: •Piazzetta Riccardo. Toponimo-. Ne ho scritto qui, e mi ha risposto immediatamente Marco Morello (Castiglione, Tot, rendendomi nolo che a Castiglione esiste una "Strada del Luogo-. La strada del luogo, la piazzetta del topònimo. Altre curiosità, non tautologiche, può riservare l'attenta osservazione delle targhe stradali. Il lettore Enrico Carbone (Genova) mi fa avere un ritaglio de II Secolo XIX di sabato 11 febbraio (esattamente una settimana dopo la mia segnalazione, qui, della targa triestina). Il ritaglio è quello di una rubrica intitolata -Svarioni-, e riporta una targa, appena posta su un passaggio stradale genovese. La targa dice: -Passo Antonio Federico OZANAM-, e a questo Ozanam attribuisce le date 1831-1859. Bastava aprire la Garzantina per sapere che Ozanam è morto nel 1853 e che, come fa notare anche II Secolo XTX, era meglio chiamarlo Antoine-Frédéric. Ma questo è niente, poiché Ozanam viene presentato ai cittadini di Genova come "Sociologo-apologo-, destando la più viva ilarità nei colleghi del . Secolo XIX e una certa rassegnata mestizia nel lettore che me ne ha scritto. Apologo? Già la qualifica di sociologo, a una lettura della voce Ozanam de' Dizionario degli Autori di Bompiani, appare un po' pomposa. Questo Ozanam era indubbiamente un sant'uomo, si occupava di questioni letterarie e religiose, scriveva apologhi astenendosi dall'incarnarli. Dire che Ozanam era un apologo è un po'come dire che Amleto era un monologo, e che Mose era un decalogo. Tristi metonimie della vita quotidiana: quando le autorità toponomastiche di Genova vorranno metterci una pezza, spero che qualcuno me lo segnali. La mia opinione è che l'attività dedicatoria, con la sua solennità spropositata, faccia ridere di perse: anche al di fuori di questi casi clinici. Appoggio questa opinione alla lettura, da me reiterata, di un aureo manualetto, recentemente ricomparso nella collana di reprint degli antichi manuali Hoepli, curata dalla Cisalpino Goliardica. Autore Adolfo Padovan, è /'Epigrafia italiana moderna <pp. 270, L. 6500). La maggior parte delle pagine riporta epigrafi sepolcrali (divise in "iscrizioni per cimitero-, -sepolcrali di uomini-, -di donne-, -di bambini e ragazzi-). Non mi ci soffermo, ma i capitoli di iscrizioni onorarie e bibliografiche bastano a far meditare. Una costante è la sintassi labirintica («Leonardo Trissino / nel giorno nuziale / del nobile Giulio dalla Scrofa / amico nostro / con Cecilia contessa Porto / nipote tua / concedi che questo libro / di erudizioni fornito / da te suggerite / adorno del tuo caro nome / sia impresso». Boh). Un'altra costante è il sospetto di insensatezza: Paolo Manlegazza dedica così la sua Fisiologia del piacere «A mia madre / offro / questa spiga del campo / da lei / con tanto amore / coltivata»; dove i rapporti fra madre e piacere si ammantano di nebbie freudiane. Targhe, epigrafi, iscrizioni: il peggio di una nozione economistica della letteratura, e di una nozione quanto meno riduttiva della storia. Il nuovo libro di Giorgio Manganelli (Improvvisi per macchina da scrivere, Leonardo, pp. 224, L. 26.000) raccoglie fra gli altri un corsivo dedicato proprio alla toponomastica in cui si solleva il sospetto che «in Italia la Storia non esiste, ma è solo un machiavello per dare i nomi alle strade». Ma questa è una rubrica di giochi, e la deplorazione del mondo, non solo contemporaneo, può avervi sì luogo, ma con la moderazione che si addice a un tavolo da gioco. Il gioco è quello delle -teche, e si stanno oltrepassando le soglie che ci erano parse estreme qualche settimana fa. Recensire le insegne di negozio che finiscono in -teca, e le altre parole in -teca, sembra un buon programma per sdrammatizzare la sciocca solennità delle iscrizioni pubbliche. Andiamo avanti con le -teche, e con tutte le insegne e targhe stradali capaci di colpirci. Io per me aggiungo due note al libro di Manganelli che vi ho già citato. Pudicamente avvolta in un paio di virgolette, a pagina 78fa apparizione U7i'«amatoteca». A pagina 127, ov'è questione di turpiloquio, si evoca un -Corpus inscriptionum latrinarum-. Ma, qui, non si intende arrivare a tanto. Scrivete a Tuttolibri, Redazione Giochi, vìa Marenco 32,10126 Torino. Stefano Bartezzaghi

Luoghi citati: Genova, Italia, Milano, Torino, Trieste