Lo diceva già Seneca: saltano le stagioni la natura va in malora

Lo diceva già Seneca: saltano le stagioni la natura va in malora Nelle «Questioni naturali» il filosofo manifesta un profetico pessimismo per il futuro dell'ambiente Lo diceva già Seneca: saltano le stagioni la natura va in malora NEL suo Saggio sui regni di Claudio e di Nerone, e sui costumi e gli scritti di Seneca, che ci ha fatto conoscere di recente l'editore Sellerio, Denis Diderot, dopo aver erroneamente indicato, forse prò domo sua, nell'imperatore Nerone anziché nell'amico Lucilio il destinatario delle Questioni naturali del filosofo romano./a un bell'elogio del loro stile, per la grandiosità e l'efficacia con cui sono rappresentati i fenomeni, terremoti, eruzioni o diluvi; e distrugge l'autore: Seneca è anche qui il solito moralista "velenoso e odioso-, uno pseudoscienziato, un mutile fisico razionale, mentre per dare solide fondamenta alla speculazione sarebbe occorsa anzitutto una scienza sperimentale, la pazienza osservatrice, la descrizione e registrazione dei fenomeni anziché delle opinioni dei filosofi e di proprie congetture. Tanto meno poi far sottentrare l'etico al fisico. Diderot chiedeva troppo. Seneca ci ha già dato molto; interessò e stupì non solo per lo stile anche Goethe all'epoca della Teoria dei colori. Del resto si dice egli stesso conscio, con dotta ignoranza, che i posteri si sarebbero meravigliati delle scarse e incerte conoscenze del suo tempo. Nella scia stoica, le Questioni naturali affrontano fenomeni strepitosi e sconvolgenti che avvengono via via nel cielo ialoni, arcobaleni, meteore), nell'atmosfera (lampi, fulmini e tuoni) e sulla terra /movimenti dell'acqua, piogge, fiumi, grandine, venti, terremoti), con gran finale sulle comete. Un libro oggi, con questi chiari di luna, ancora forse più splendido e drammatico. Chi ha perseguito nel corso della vita soprattutto la speculazione e l'inseguìmento morale, qui — siamo almeno al 63 dopo Cristo, solo due anni prima della morte dell'autore — afferma che il culmine della pienezza e perfezione umana si raggiunge nella conoscenza ùltima della natura, con lo studio dei suoi problemi, con una visione iniversale delle cose. Ma anche alla scienza naturale Seneca pone uno scopo e attribuisce un'efficace etica: nel farci avvicinare alla grandezza stessa di Dio e nel farci riconoscere la ineschinita del nostro essere terreno, di questo impotente granello di sabbia colmo di brame e ambizioni. L'eccezionalità dei fenomeni trattati e quanto di più efficace vi sia in questo senso. Conflitti interni e frizioni di masse d'aria sprigionano in cielo globi di fuoco con forme di animali, spesso in concomitanza con battaglie e morti sulla terra. Voragini si aprono talora nel cielo e mostrano al loro fondo fiamme raggianti; meteore e stelle filanti solcano a velocita vertiginosa le tenebre notturne. L'urto delle nubi scatena lampi e fulmini come un lanciamissili; la pressione, insinuandosi negli strati freddi e umidi dell'atmosfera, strepita tuonando, cosi come il vento turbina ascendendo dalle caverne terrestri o precipitando su di noi con violenza dagli interstizi della nuvolaglia grigia. Soprattutto l'acqua dà luogo a fenomeni i*-;.'>essionanti e rovinosi. L'acqua, forse è responsabile dei terremoti — che per Seneca tuttavia sono piuttosto di origine pneumatica. L'acqua si annida in enormi riserve sotterranee, inesauribile senza bisogno di piogge, essendo uno dei quattro elemeiiti fondamentali della natura Subdola, può avvelenare e danneggicre chi beve. In Tessaglia esiste un'acqua capace di perforare il ferro e il rame; in Siria su uno stagno galleggiano i mattoni: nel Chersoneso una fontana rigurgita a intervalli di tempo immondizie di vario genere; a Messina e a Milazzo il mare in burrasca getta a riva sostanze simili a sterco e assume un colore ripugnante. L'apoteosi idrica avverrà nel diluvio con cui la divinità porrà fine a quest'era disgraziata per rigenerarla in una migliore. Qui, dice Diderot, grazie alla fantasia e alla scrittura dì Seneca, -ad ogni riga vediamo ingigantirsi il disastro e sentiamo crescere lo spavento, siamo inseguiti e fuggiamo dinanzi all'incalzare dei flutti, ci arrampichiamo sulle cime delle montagne con gli sventurati che vi sono rifugiati-. Ma Seneca ci avverte anche di qualcosa d'altro. La fine deriva dalla rottura dell'equilibrio su cui si reggono gli elementi del mondo; la diseguaglianza che subentra alla loro equa distribuzione porta alla sopraffazione di quello che diviene preponderante e alla disgregazione di quello che cede: "Allora sgorgheranno fiumi di sotto i monti, le parti più vicine delle terre si discioglieranno e goccioleranno; l'inverno s'impadronirà dei mesi assegnati ad altre stagioni, l'estate sarà bandita. Un giorno solo basterà a seppellire il genere umano e a mandare in rovina tutto ciò che l'incessante favore della fortuna ha permesso di accumulare-. Seneca a volte ha la voce dei profeti. Il suo pessimismo poteva spiacere a Diderot e la sua retorica come la sua moralità insistente possono spiacerea molti altri . lettori. Però qui, questa volta-ha ritaglia» lo nel mondo e nella sua storia la fetta che non solo a lui, tipo catastrofico, è più congeniale, ma a noi purtroppo è più vicina. L'edizione delle sue Naturales quaestiones che la UTET pubblica, a cura di Dionigi Vollero, ha una ricchezza straordinaria di apparati, puntuali ed affinati: premesse filologiche, testo latino elaborato rispetto all'edizione critica di Gerke. traduzione annotata, bibliografia generale e continua a scrosci sommergenti, un minuzioso indice analitico ove si trovano in abbondanza riferimenti del tipo Abbronzatura; Adolescenza: adatta alle fatiche; Aldilà: luogo migliore e più sicuro; Arteria: vi scorre l'aria; Augurio: con cui accompagnare la dipartita dell'anima; e cosi avanti. Con queste chiavi in mano il lettore accede perfettamente a questo strano libro di uno dei più contorti scrittori dell'antichità. Carlo Carena Lucio Anneo Seneca: "Questioni naturali-, a cura di Dionigi V'ottero. Classici latini UTET. l'agine 870. lire 85.000.

Luoghi citati: Messina, Milazzo, Siria