Tutti i difetti di Musil uomo di qualità

Tutti i difetti di Musil uomo di qualità La figura dello scrittore in una nuova biografia, opera di Karl Corino, con oltre mille immagini Tutti i difetti di Musil uomo di qualità VIENNA — 'Chi ha due paia di calzoni', diceva Lichtenberg, «ne venda uno e si procuri questo libro-. Non credo, però, che un paio di calzoni usati basti per comperare la nuova biografia di Musil. confezionata da Karl Corino e pubblicata dall'editore Rowohlt con il titolo: 'Musil, Leben und Werk in Bildern und Texten». Il prezzo è di circa 120.000 lire e quindi bisognerebbe vendere tutte e due le paia di calzoni. Ne vale la pena. n libro, elegantemente rilegato e contenente più di mille illustrazioni, ha le dimensioni di un messale e ci vuole il leggio per sfogliarlo. Questa è una biografia, per così dire, visualizzata, in quanto consiste per due terzi di fotografie e per l'altro terzo di testo. Insomma la parola, qui, viene guidata dall'immagine. Ma anche il testo, a sua volta, è per metà di Corino e per l'altra metà dello stesso Musil, di cui vengono riportati, come didascalie, molti brani autobiografici. Ci troviamo di fronte a una specie di antifonario, dove la parola del biografo si alterna a quella del biografato. Un libro alimentare, come direbbe Prezzolini? Non esattamente, perché queste fotografie, per lo più rare o sconosciute, valgono più di tutte le lungagnate che si sono scritte su Musil. E non avrebbero neppure bisogno di commento, tanto sono eloquenti. Nell'introduzione, Corino strizza subito l'occhio al titolo dell'incompiuto romanzo di Musil e dice che questi «era un uomo con molte qualità». Certo, ma erano tutte buone? Stando alla biografia non si direbbe. Di alcune egli avrà dovuto sicuramente rendere conto agli Dei Mani. Qualche esempio. Musil, che è pur sempre uno fra i grandi scrittori del secolo, soffriva di invidia sorda verso i colleghi e mancava di gratitudine verso chi lo soccorreva. Posava a moralista, ma «aveva sulla coscienza la vita della sua compagna Hermine Dietz». Secondo Corino. infatti, egli attaccò alla povera ragazza, che gli fu compagna fedele e premurosa dal 1901 al 1907, la sifilide che aveva contratto frequentando le prostitute di Briinn, l'attuale Brno in Cecoslovacchia. E mentre lui già trescava con Martha Marcovaldi. la Dietz. sfruttata anche letterariamente per la figura di Tonka dell'omonima novella, moriva miseramente in una squallida mansarda di Berlino per un aborto di natura luetica, ma anche di crepacuore. E' un brutto episodio, che non fa certo onore all'-uomo con molte qualità». Diciamolo senza ambagi. Musil. a parte la sua grandezza di scrittore, era un uomo freddo e decisamente antipatico. Lo dicono anche i pochi viennesi che ancora lo ricordano, tra cui lo scrittore Milan Dubrovic, da me intervistato per Tuttolibri lo scorso anno. Qualunque fotografia si osservi, gli si legge in fronte che non gli riusciva di voler bene al prossimo e che non andava soggetto ad attacchi di tenerezza. Difficile scorgere un tratto di umanità o di calore umano in q el viso appuntito, in quelle labbra sottili e in quegli occhi gelidi. Per giunta non rideva mai. Ancora più antipatica di lui. pero, era la moglie Martha, già reduce di due matrimoni, il primo con un cugino e il secondo con il commerciante italiano Enrico Marcovaldi. Ma gli uomini doveva saperli maneggiare bene, perché, pur essendo molto brutta, ebbe una girandola di amanti e sparse più coma di quel che non ci siano in un cesto di lumache. Pare che amasse, di preferenza, le alcove italiane: forse il clima caldo la ringalluzziva di più. A parte Marcovaldi, tra i suoi amici mediterranei troviamo il dentista fiorentino Mario Rosati, probabile padre della figlia Annina. e Alessandro Giongo di Thiene, che Musil odiava e prese come esempio per la novella Die Vollendung der Liebe. Ma anche Giongo odiava Musil e disse: -Ma come scrive, costui! Io leggo bene 11 tedesco, ma qui non c'è niente da capire-. Martha Musil. che secondo alcuni voleva sempre accompagnare il marito per vivere di luce riflessa, era di una bruttezza tale da mettere addirittura in fuga i presenti. Lo racconta Gina Kaus, la Ninfa Egeria dei letterati viennesi di quel tempo. Un giorno Hermann Broch entrò nel caffè .Herrenhof. dove si riunivano artisti e scrittori, in compagnia del fratello; ma quando questi vide la signora Musil, scappò via e non si fece vedere più Cinque mesi prima di morire, Musil fece il bilancio del suo matrimonio e ritenne opportuno di far sapere al mondo che aveva trascorso una giornata -senza coito-. Questo passo del diario, insieme con altri che lei riteneva compromettenti per la sua immagine di Musa o di Menade, fu fatto sparire da Martha dopo la morte dello scrittore e fu ritrovato per puro caso nella fodera di un vestito. Ciò che maggiormente sorprende, nella vita di Musil. è che egli riuscisse a farsi finanziale da amici ed editori, pur scrivendo con estrema lentezza e pubblicando poco. Sicuramente l'avrà aiutato, nell'arte di scroccare quattrini a destra e a manca, la moglie. Né si accontentavano di poco. Quando gli amici viennesi fecero una colletta per assicurargli un mensile che corrisponderebbe a circa due milioni di lire attuali, MusU, prontamente spalleggiato dalla moglie e con grande stupore dei soccorritori, rifiutò: non accettava «elemosine». E non accettava neppure impieghi, sebbene la letteratura austriaca, da Grillparzer a Kafka, sia fatta di impiegati, così come quella tedesca è in gran parte fatta di figli di pastori protestanti. Insomma Musil voleva fare la Musa appigionata, senza lavorare per il pane quotidiano, e le sue prelese erano inversamente proporzionali alla sua produttività. E ci riuscì, sia pure con molte difficoltà. Era orgogliosissimo, ma non gli creava alcuna difficoltà vivere con il danaro di chi a volte era più povero di lui. Non si esageri, dunque, con la leggendaria povertà di Musil. La sua casa al n. 20 della Rasumofkygasse, nel terzo distretto di Vienna, dove visse dal 1921 al 1938. ha ancora adesso un aspetto signorile. Corino dice che non c'erano grandi comodità e che Musil era costretto a farsi il bagno in una improvvisata vasca di gomma. Ma questa era la condizione della maggior parte delle case viennesi e in qualche misura lo'è ancora oggi. Come è vero che quasi tutti gli scrittori austriaci erano ebrei, così è altrettanto vero che molti di loro provenivano da quella che ora si chiama Cecoslovacchia, dove si direbbe che tra la fine del secolo scorso e l'inizio di questo si fossero acquartierate le Muse. Si pensi a Karl Kraus, a Rilke, a Kafka, a Werfel, a Freud e ad altri ancora. Anche i Musil venivano di lì, come dice già il nome slavo (forse deriva dal verbo musei, forma passata, che significa dovere). Lo scrittore, però, nacque a Klagenfurt, dove allora lavorava il padre, il 6 novembre 1880. Ma vi rimase appena il tempo per emettere i primi vagiti, perché nel 1881 la famiglia si trasferi prima a Komotau, in Boemia, poi a Steyr. nell'Alta Austria, e poi definitivamente a Brno. Dalla madre ereditò probabilmente la disposizione alla malinconia o almeno alla taciturnità. Dall'ambiente familiare, invece, dove vigeva la coppia aperta e il padre era affiancato nei suoi compiti maritali da un amico di nome Reiter, gli derivò forse quel certo distacco per le storie di coma. In una fotografia del 1887, si vede questo pacifico triangolo e il piccolo Musil con un bastone in mano, ma senza intenti bellicosi. Tra i meriti di Musil. c'è anche quello di essere stato uno dei primi a richiamare l'attenzione su Kafka. Quando era redattore della Neue Rundschau di Berlino, gli scrisse una lettera e lo pregò di mandargli dei manoscritti. Kafka mando il famoso racconto Die Verwandlung (la metamorfosi), ma non fu accettato: era troppo lungo e bisognava accorciarlo di almeno un terzo. Kafka, giustamente, rifiutò e scrisse una lettera abbastanza risentita. Lo avevano fatto aspettare mesi e mesi, e ora gli dicevano che doveva rivedere il manoscritto: era un trattamento -indegno-. A Berlino. Musil entrò in contatto anche con quel formidabile attaccabrighe di Kurt Hiller, filosofo e scrittore, cui dedicò la bozza programmatica della rivista -Das Pasquill». che per altro non fu mai pubblicata. Corino scrive che Hiller era un grande ammiratore del Tórless. Ho conosciuto Hiller e ho anche avuto uno scambio epistolare con lui, ma non mi risulta che egli annoverasse Musil fra gli autori cui, per dirla con le sue stesse parole, faceva «sufTurnigi» nel suo «tempio intimo-. Nella sua autobiografia, uscita nel 1969, Hiller accenna appena di sfuggita a Musil. Questi, comunque, fu uno dei sottoscrittori del programma del «Consiglio politico dei lavoratori spirituali- lanciato da Hiller nel 1918. L'attacco è solenne, quasi messianico: Stella polare di ogni politica futura dev'essere l'intangibilità della vita'. E poi: 'Abolizione della pena di morte e diritto del condannato alla morte volontaria. L'uccisione su esplicita e ferma richiesta dell'ucciso resta impunibile'. Bisognava abolire l'esame di maturità e i professori dovevano essere scelti dagli studenti. La stampa doveva essere ripulita 'dal sudiciume della corruzione, dall'istigazione nazionalistica e dall'istupidimento dei fogliettonisti-. Si chiedeva anche una ■ radicale istituzione del diritto di tutti gli uomini e le donne a disporre liberamente del proprio corpo-. Quindi, piena «libertà di vita sessuale entro i confini dell'obbligo di rispettare la volontà di chi si oppone e di proteggere l'inesperienza dei più giovani-. Questo punto stava molto a cuore a Kurt Hiller. il quale aveva inclinazioni omosessuali. Questa grande biografia-album, che costituisce anche un documento fotografico della Cacania, ci permette di seguire tappa per tappa la vita di Musil. Si parte dalla fotografia del bambino di pochi mesie sì finisce con quella del 1941, quando lo scrittore sembra seguire più il proprio funerale che i sogni di gloria che lo avevano tanto affannato. Atroci le immagini della prima guerra mondiale! Si vede anche un prigioniero italiano guardato con aria di sufficienza dai soldati austriaci. Chi sarà mai stato, quel fante con le maniche della giacca troppo lunghe? Musil annota che i prigionieri erano «stanchi morti. L'ufficiale si butta sul letto nella piccola stanza. Gli porto le sigarette. Lui balza su e sorride. Mi sembra di essere in Italia-. Lo scrittore, invece, tanto stanco non doveva essere, perché lo vediamo spesso a cavallo. Oppure se ne stava nella Villa Isidora, da lui ribattezzata «Villa Theodora-, vicino a Bolzano. E trovava anche il tempo di spassarsela con una contadinotta che si chiamava Maddalena Lenzi. I riflessi di questo amore bellico si trovano nella novella Grigia. Insomma dalle note di diario, che qui affiancano l'immagine, non si direbbe che Musil fosse molto scosso dalla guerra, del resto vissuta nelle retrovie. Si tratta di annotazioni piuttosto fredde ed estetizzanti. Merita di essere segnalato il giudizio sul generale Svetozar Boroevic, «il leone dell'Isonzo». Musil ebbe modo di studiarlo da vicino per quasi un anno e di raccogliere gli elementi per definirlo senza mezzi termini -uno stupido-. Nell'ultima parte del libro, Corino, parlando dell'esilio in Svizzera, scrive che la situazione di Musil, paragonata a quella degli altri emigranti, era ancora «molto confortevole». E continua: «Mentre tutto intorno la vecchia Europa andava in frantumi. Musil, nell'esilio svizzero, pensava se (Uomo senza qualità dovesse o non dovesse dormire con la sorella-. E intanto continuava a piangere miseria per scroccare soldi ad amici e mecenati, fra cui l'americano Henry Church. Il poeta Kurt Klinger, una delle voci più autorevoli dell'odierna letteratura austriaca, mi dice: «Musil era uno scroccone e passava il tempo dinanzi allo specchio, in contemplazione della propria immagine. Il suo romanzo non è finito e non poteva essere finito, perché può essere finito solo ciò che ha una struttura. L'uomo senza qualità, invece, non ha una struttura. Ha soltanto un movimento, che però non finisce mai come le sinfonie di Mahler. Vorrei anche aggiungere che Musil, in Austria, non è portato in processione come in Italia. Quanto meno non lo è più-. Se Mu:.! non fece sempre una bella vita, di sicuro Lee una bella mor.e. Fu fulminato da un colpo apoplettico, mentre lì avviava verso la vasca da bagno, alle oie 13 ocl 15 aprile 1942. Il corpo fu bruciato e le ceneri furono retoricamente sparse dalla moglie in un bosco vicino a Ginevra. Meglio la compagnia delle piante che quella degli uomini. Anacleto Verrecchia . mm mmmmn m^MnmwuiM ». »>..wmm»»»»»»»»»»»»v —utirmn.mwvnm Robert Musil a 7 anni (1887) con i genitori e l'amico di famiglia Heinrich Relter (seduto) • 1 Musil con Ea von Allesch, la moglie Martha, Franz Blei (inginocchiato) a un ballo in maschera a Vienna