Le lische di Lerici

Le lische di Lerici Versi di Bertolani Le lische di Lerici NARRATORE e poeta in lingua, Paolo Bertolani ha trovato nel dialetto periferico della Serra di Lerici (La Spezia) lo strumento più adatto a esprimere un mondo concreto e quotidiano. Dopo la Raccolta Seinà uscita da Einaudi nell'85 è ora la volta di 'E gòse, l'aia (Le voci, l'aria), pubblicata da Guanda (133 pp., 16.000 lire). Miele e fiele, come sottolinea Giuseppe Conte nel risvolto di copertina, rabbia e tenerezza. Un paesaggio fatto di muretti e siepi, filari d'uva e viottoli ai quali si sa -de podée somigiàe- (di poter somigliare). Luoghi consueti che definiscono, come nella migliore tradizione ligure, un correlativo d'ambiente dal fascino spoglio. Vi stanno alle radici la coscienza della morte e un sussulto estremo d'amore, •béstia ligordino (bestia ingannevole), a cui spremere amari succhi di dolore e di affanno. Lische liriche, che soprattutto nell'ultima sezione, Cuntàe (Raccontare), si collocano in un più spazioso ritmo narrativo. Il mondo poetico di Bertolani è dolcemente o rabbiosamente concreto. Concrete anche le voci che vengono -dae fissadùe da iera I a domandàe eredènsa- (dalle fessure della terra / a domandare credito). Concreta l'onda franta della musica, l'aspro senso della vita. (g. t.)

Persone citate: Bertolani, Einaudi, Giuseppe Conte, Guanda, Paolo Bertolani

Luoghi citati: La Spezia, Lerici