Castro, leninista invecchiato

Castro, leninista invecchiato Castro, leninista invecchiato PER quanto con l'Immagine appannata da ripetute mancanze di rispetto dei diritti civili a Cuba, Fidel Castro rimane un grande personaggio del nostro tempo che ha ancora il potere di emozionare, per tutte le cose che sembravano essere e non sono state. Su Fidel e sulla Cuba di Fidel sono stati scritti moltissimi libri, sicuramente alcune migliaia. Eppure questo fenomeno epopeico-caraibico suscita ancora una così tipica emotività da far scrivere con qualche esagerazione all'ultimo importante biografo di Castro, di essersi accinto alla sua quasi monumentale impresa costata anni di lavoro, perché mancavano opere complete sulla vita del famoso leader cubano. Comunque Fidel, A Criticai Portraìt pubblicato nel 1986 da Tad Szulc, un giornalista del New York Times autore di numerosi libri, che segue i fatti di Cuba dal 1959, anno dell'arrivo al potere di Castro, è una biografia ricca di dati inediti, che si legge d'un fiato nonostante la sua mole. Hanno giovato a questo incontro di simpatia e critica, sia la distensione in corso da alcuni anni fra Stati Uniti e Cuba, sia i decenni accumulatisi sul Triunfo de la Revolucion, sia la comprensibile e legittima vanità del personaggio oltre la soglia dei sessant'anni. Ora del libro di Szulc esce la traduzione italiana, nelle edizioni Sugar, con il titolo Fidel, il Caudillo rosso. A una prima osservazione risulta che non si tratta di una traduzione integrale, ma di una riduzione della quale l'Editore non spiega i criteri. E' una questione che può avere aspetti delicati, quando, per fare un solo esempio, scompare dal testo di Szulc il caso della persecuzione di regime del poeta cubano Heberto Padilla, ampiamente trattato dall'Autore. La vicenda ebbe vasta eco internazionale, ma nel Fidel in italiano non ce n'è traccia. Sono stati tagliati interi mezzi capitoli, sicuramente frutto di ricerche accurate. Una certa completezza di dettagli era il vero pregio dell'opera originale. A questo punto ai vecchi collezionisti di cubanerias fra cronaca e storia, farà una certa im¬ pressione l'enfasi che, almeno questa, si ritrova anche nella versione italiana del Fidel, sull'eterna e i'ondr -ìentale questione se Castro sia o meno arrivato al potere con l'idea di instaurare a Cuba il comunismo e se subito dopo aver cacciato il dittatore Batista, questa fosse la sua reale intenzione. Per alcuni aspetti è uno degli enigmi più affascinanti del secolo. Quale futuro per Cuba immaginavano Castro e i suoi amici nel trionfo dell'Avana dopo due anni di guerriglia? Gli storici dibattono sempre se Fidel nel 1959 avesse in mente una repubblica laica, liberal-democratica e un po' radical-populista, come proclamava allora e se questo progetto fu reso impossibile dall'ostilità imperialista degli Stati Uniti, che lo spinse a cercare l'alleanza con l'Unione Sovietica, dichiarandosi comunista, per salvaguardare la dignità nazionale cubana. Fu un grande dramma del quale nessuno o pochissimi conoscono la verità. Szulc ne dà una versione per certi aspetti originale, sostenendo che appena insediato al potere, Castro mise in funzione una specie di governo ombra nel quale si studiava il marxismo-leninismo, come in un corso accelerato. Questo governo ombra avrebbe elaborato le soluzioni radicali adatte al caso cubano, appena fosse stato possibile applicarle, con l'appoggio del fatiscente partito comunista locale (che peraltro aveva avversato il castrismo e continuerà poi a creargli problemi). E' probabile che Szulc pubblicando questa versione, che attribuisce a fonti precise, cioè allo stesso Castro, paghi il suo debito di reporter per centinaia di altri aneddoti, spiegazioni e confidenze, ottenuti dalla dirigenza cubana e finora ignorati, che entrano come primizie nel suo libro. Ma questa ha tutto il sapore di una versione Fidel Castro, edizione 1986 quando fu rivelata, che manca tuttavia di riscontri storici sicuri. Né le analisi documentate sulla cultura dell'allora trentenne personaggio, né le fitte testimonianze sul suo comportamento a quel tempo, rendono credibile un'ipotesi così leninista. Le cose andarono tanto poco così, che a Mosca per un bel po' continuarono a chiedersi diffidenti che cosa volesse questo cubano che, primo caso al mondo, senza credenziali tradizionali, faceva sapere di avere uno Stato pronto ad entrare nel sistema sovietico. Non sappiamo quanto la certificazione comunista di Cuba si debba all'impulsività di Krusciov e all'astuzia del suo ispettore in loco, che fu Mikoyan. Si tratta comunque di un bellissimo libro pieno di storie che sembrano appartenere a un'altra epoca da quella d'oggi. E' quasi incredibile come il tempo abbia infierito sul caso di Cuba con le sue speranze e con le sue tragedie. Nei giorni scorsi Fidel, impacchettato nella sua uniforme verdeoliva accanto a Gorbaciov in abito grigio di buon taglio, appariva molto più anziano dei pochi anni che separano i due personaggi ... Franco Pierini Tad Szulc, «Fidel, il Caudillo rosso», traduzione di Rossella Carrara, SugarCo, 365 pagine, 34.000 lire.