Il romanzo sorride ancora?

Il romanzo sorride ancora? (Segue dalla l'pagina) Il romanzo sorride ancora? mento carnevalesco, del basso, del deforme, del volgare. Inoltre mi interessa il recupero di un antico filone, pagano prima, diabolico poi, di comicità corporale e degradata-. Quindi l'accusa: -No, Wodehouse e simili mi piacciono piuttosto limitatamente. Trovo che certi ritorni sono influenzati dal modello televisivo. Non c'è spettacolo tv, una volta scartati violenza e orrore, che non punti sul riso e sull'applauso, secondo il modello americano: Scrittori e critici discutono. Ci sono tanti sorrisi diversi, in letteratura. Li evocano un po' alla rinfusa con sana allegria. C'è l'apocalisse ironica di Ceronetti. ci sono le cattedrali fulminanti e paradossali di Manganelli, le abilissime pagine di Malerba. C'è la satira di Benni e Serra. C'è il grottesco con infinite sfumature, da Busi a Cavazzoni. C'è la commedia di Orengo. Ci sono i racconti di Mizzau (e il suo saggio -L'ironia-, da Feltrinelli, è alla terza edizione), e il romanzo di Stamone. Si ricordano certe pagine di Calvino e di Gadda. C'è pure Chiara. -Ma dove sono i Campanile?', è il lamento più diffuso. La domanda è allora questa: -Perché da noi non c'è una tradizione di letteratura divertente?'. -Perché abbiamo una lingua afflitta da accademismo. L'inglese, è più agile-, risponde Almansi. -Perché la tendenza comica in Italia è di qualità più corposa, più plebea e volgare-, risponde Sanguineti. -Mentre la società inglese è la più formalizzata, la più educata d'Occidente, e dunque l'eccesso di controllo e di autocontrollo, lo stile ingessato del "gentleman" e del "college" trovano una compensazione nell'ironia. E'l'idea di Bergson: il comico è la critica dell'eccesso di schematizzazione e razionalizzazione, del meccanicismo del vissuto-. Carlo Frutterò si volge indietro con malinconia: -E' un filone che si dev'essere perduto. Qualcosa si è inceppato. Una volta funzionava: Boccaccio, Ariosto, Aretino, Goldoni. Mettiamoci pure Man¬ zoni. Il miracolo di Pinocchio. Gli straordinari Ricordi di gioventù di Visconti-Venosta. Che è successo?'. Continua: -Accenno tre risposte. La prima: ci è mancata una solida tradizione borghese. Devi essere molto sicuro per essere umorista. Dickens aveva dietro l'impero: le navi inglesi erano dovunque, smerciavano stoffe e cardigan in ogni porto. La seconda' la casta degli intellettuali, distanti dal volgo, supponenti, dediti al latinorum, e vicini al potere, alla cultura cattolica e alla sua visione cupa, controriformistica. Infine, l'invadenza ideologica, più forte qui che altrove. Già Massimo Mila lamentava che un Cimarosa con le sue opere buffe venisse considerato un minore rispetto a chi cantava le guerre del Peloponneso, o Serse e la zia-. Frutterò considera anche -la recente, terribile cappa dell'ideologia di sinistra. Ti dicevano: Se c'è da interpretare e da cambiare il mondo, come osi scherzare? Lo stesso Calvino all'inizio non si trovava bene. Mi ricordo che era tollerato perché aveva la tessera e scriveva sull'Unità.-. Altri scrittori, altre idee sul comico. Luigi Malerba non si riconosce affatto, e giustamente, uno scrittore comico; però usa il comico, insieme con l'ironia e il paradosso, per compiere «salti oltre il razionale». Spiega: -Non si può più raccontare un tramonto e una storia d'amore. Tutto è consumato: è l'ironia che aiuta a scrivere. Mentre il paradosso serve per sottrarsi alle convenzioni della scuola e della grande comunicazione. E' un modo per leggere il mondo senza paraocchi e senza autorità. Infine il comico ha una funzione liberatoria: come è stato detto, è un passo sulla strada della follia per conquistare la saggezza-. Per lui,-ironia, paradosso e comico sono tre modi diversi e complementari per capire che il realismo in letteratura è una truffa. La distanza fra le parole e le cose va colmata con l'interpretazione, non con il ricalco. La natura produce somiglianze e simme- trie, diceva Benjamin. Ma la letteratura non fa parte della natura-. Luciano De Crescenzo sta partendo per la campagna d'America e Inghilterra (-applico il marketing appreso in Ibm alla diffusione dei mici libri-). Fra poco esce da Mondadori la sua -Vita di Luciano De Crescenzo scritta da lui medesimo-. Dice: -Io aspetto. Piano piano i critici mi leggono e si accorgono che scrivo in modo piacevole. Il fatto è che frequento l'ironia, che qui da noi, nonostante tante belle cose che adesso si dicono, non è molto apprezzata. Eppure l'ironia è ciò che contraddistingue l'essere umano. Mi chiedono spesso: Quando riusciremo a costruire un computer bravo come un uomo? Rispondo: Quando capirà se una cosa è detta per scherzo o sul serio-. Di Dino Basili a giugno esce -Amici amici(Mondadori). Dopo •Tagliar corto-, ancora aforismi, ancora la via dell'umorismo. -Uso l'umorismo perché è una via d'uscita dalle contraddizioni, dai luoghi comuni. E'un sentimento, un disincanto, una penetrazione fulminea. Non c'è una formula, ma talvolta basta moltiplicare il buon senso per 3,14, cioè per il nonsense-. E dunque: risorge da noi il momento del riso e del sorriso? Carlo Frutterò avvia di nuovo il cerchio della discussione: •Non ci credo. Si profila invece un periodo cupo e ricattatorio- risponde. -Ci si poteva illudere che con la diffusione di tanti impermeabili Burberrys, di tante auto Bmw e di tanti romanzi di Eco, si stesse formando una bella borghesia italiana. Cosi fra 20 anni venivano fuori degli umoristi meravigliosi. Ma c'è la balena che si arena, la macchia nell'Artico, il buco dell'ozono. Ci sono milioni di persone che muoiono di fame. Cose terribili, terribilissime, non dico. Ma mi sembra già di ascoltarli: Come fai tu a fare lo spiritoso?! Gli umoristi si sentiranno dire, come minimo, che scrivono cose consolatorie. E così sia-. Claudio Al tarocca

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