Il detective Hong indaga sul dopo Mao

Il detective Hong indaga sul dopo Mao «La tigre bianca», un poliziesco in Cina scritto dall'americano Stuart Nathan Il detective Hong indaga sul dopo Mao ARRIVA nelle vetrine dei librai un piccolo poliziotto cinese disilluso e furtivo. Si chiama Hong, e figlio di rivoluzionari storici» ora messi in disparie, è un alto funzionario investigativo. Ma deve farsela ogni giorno con ladri di biciclette, deportazione di cani, mercato nero, criminali giovanili. La Rivoluzione pare ormai ridotta solo a questo: una polverosa provincia circospetta e bigotta dove tutti si augurano che più nulla succeda. Sotto al pelo dell'acqua non è proprio così e il piccolo Hong corre rischi in un libro che si intitola I^a tigre bianca dove intrighi e tradimenti orientali vecchia maniera, veleni e tranelli ecclesiali, the e seta sono per sempre sbiaditi in ritrattini moderni dolenti e grigi, tra modesti sogni di consumo di vecchi frigoriferi e condizionatori olandesi, televisori giapponesi, vecchie jeep anierieane. Le lunghe marce sono finite cosi, in una Pechino eguale a Praga. Belgrado, Varsavia. E qui Hong deve sopravvivere, ma cerca di farlo, lo sciagurato, con almeno qualche piccolissima felicita personale: un lavoro ben fatto, qualche amico, un poco di amore. Ricordate i-eroe senza nome» dei primi romanzi di I-en Deighton? Il gran gelo di delusione calato in Occidente dopo gli anni di guerra. Il protagonista di Ipcresj, di Funerale a Berlino era anche lui un antieroe, un piccolo funzionario investigativo di rango c peso modesti: un professionista abile com'è abile un elettricista o un meccanico, rintanato coi suoi piccoli hobbies in una società opaca e falsa. Venti anni dopo ecco un consimile ritratto scattato in Oriente, dove l'impiegato statale Hong ha dei guai con la moglie ambiziosa, scarso stipendio e pochissima capacità a fingere entusiasmi, a mettersi in mostra. Solitario, taciturno e perfezionista come lo svizzero sergente Studer dei romanzi di Glauser; decaduto, intelligente e masochista come lo Smìley dei romanzi di Le Carré. Eccolo, malgrado i consigli degli amici scafati, che si intesta non solo a •cercare la verità' ma addirittura razionalmente, vale a dire "attraverso i fatti». Un piccolo idealista cecoviano, insomma. E quando un vecchio amico di casa, anche lui rivoluzionario •storico», muore improvvisamente e viene subito cremato e la vedova è di corsa spedita in provincia, Hong sì accorge che negli ultimi tempi ben quattordici dei ventitré Grandi Superstiti sono di colpo scomparsi, e inceneriti un po ' dappertutto. E su cosa indagava negli ultimi tempi il vecchio amico di casa? E perché gli fanno spiare un medico americano? E dove sono finiti i celebri resti fossili del preistorico Uomo di Pechino? Il percorso del libro comincia da qui e andrà avanti prudentemente, lentamente, tra piccoli indizi c furtive investigazioni, piccole giornate e piccoli tragitti, uffici, burocrazia, nel solito grigiume con cui viene descritto l'oltrecortina. Perché è la storia di una 'talpa; difatti, e della rivolta di un singolo ometto per la propria sopravvivenza. Se in Le Carré la grande e fonda malinconia del protagonista si riferisce agli errori e decadenza delle glorie passate, al bagliore imperiale, il racconto di Stuart Nathan mette in scena la tagliente delusione di una Rivoluzione che ha corrotto invece di liberare. «C/re eroe senza un posto dove dimostrare il suo valore»: la battaglia è oltretutto avvilente. Si parlerà anche, per questo libro, di Gorky Park.- un racconto famoso sull'interno della realtà sovietica: stavolta la caccia è -dentro- un altro Paese proibito, la Cina. Ed ha così tutte le novità, l'inedito, il diverso, per il piacere del lettore. E' una Cina contemporanea minuziosamente documentata, descritta da un americano della Pennsylvania esperto di politica estera che ha deciso di scrivere un saggioromanzo. L'immersione è perfetta; l'emozione è invece forse imprestata da altri autori. Il racconto è pulito, i personaggi sono giusti, il meccanismo ticchetta regolarmente e sema difetti. Il solo problema è quello di un déjà-vu, di qualcosa già vissuto e solo trasferito di luogo ed atmosfera: piccoli e grandi echi di psicologie e situazioni che qualcun altro aveva già colto, e per primo. Ma la professionalità è eccellente: questa nuova generazione di scrittori è composta da elettronici, avvocati, giornalisti, scienziati, finanzieri e stavolta da un esperto in politica estera che esercitano la scrittura con la stessa metodica preparazione e accuratezza del loro primo mestiere. E ne ricavano dunque prodotti commercialmente impeccabili, tecnicamente eccellenti, spesso anche intelligenti. Si deve lamentare lo sbiadirsi di una -nobile arte» del romanzo, fatta di errori ma anche di fantasie, imperfetta spesso ma quasi sempre davvero inventata? Svaniscono, come anticaglie polverose, le investigazioni medievali da n nome del Loto del Nobile Magistrato di Van Gulik, le buffe avventure americanizzate di Charlie Chan, od i pugnali codini droghe tendaggi agguati templi e kimoni delle -cineserie» senza epoca. La Cina è vicina, oramai, e somiglia in tutto alle nostre periferie. Cosa credevate? Claudio Savonuzzi Robert Stuart Nathan, «La tigre bianca», Rizzoli, 442 pagine, 28.000 lire.

Persone citate: Charlie Chan, Deighton, Glauser, Gorky Park, Mao, Robert Stuart Nathan, Stuart Nathan, Studer, Van Gulik