Signor romanziere, sorrida

Signor romanziere, sorrida Tornano Wodehouse, Shaipe, Carlo Manzoni. Ma qual è oggi la letteratura umoristica? Sentiamo alcuni protagonisti Signor romanziere, sorrida MILANO — Si annuncia forse un buon momento per la letteratura del sorriso. Escono per primi allo scoperto gli ammiratori di Wodehouse. Sono molti. Alcuni si frequentano come l'ossero iscritti a un club. Sanno a memoria i minuetti fra il giovin signore Bertie Wooster e il suo cameriere Jeeves; adorano l'eleganza suprema di Lord Emsworth, sire di Blandings; sostengono che i 96 romanzi dello scrittore inglese, composti dal 1902, l'anno del debutto, al 1975, l'anno della morte, non sono soltanto occasione di divertimento, macchine per ridere, ma vere opere letterarie. Adesso vengono accentuati. -L'idea è appunto di rilanciare finalmente Pelham Grenville Wodehouse come scrittore', dice Luigi Brioschi, direttore editoriale della Guanda. A giugno lo pubblica nella collaudata collana della «Fenice». Titolo d'apertura. 'Lampi d'estate». Nuova traduzione (di Carlo Brera), adeguata introduzione (di Frutterò e Lucentini). copertina di Tullio Pericoli. "L'umorismo di Wodehouse — continua Brioschi — non nasce tanto dal plot, dal meccanismo narrativo, né solo dalle singole situazioni, ma soprattutto scatta a livello linguistico, di stile. Per questo dico che Wodehouse è un autore di qualità, non solo popolare, e che come tale va considerato-. Poi c'è la Longanesi: è appena uscito 'Il secondo libro di Murphy-, di Arthur Bloch. Questo Bloch è il geometra della catastrofe, il vate del precipizio. Tutto deriva dall'assioma di base: -Se qualcosa può andar male, lo farà". E fra una settimana compare -La grande caccia- di Tom Sharpe, dallo «humour» incattivito, debitamente nero. Ma ecco che da Theoria rispuntano a giugno due titoli di Carlo Manzoni, curati da Oreste Del Buono: «Ti spacco il muso, bimba!» e -Che pioggia di sberle, bambola-. Risalgono alla fine degli Anni Cinquanta e ai primi Sessanta: li pubblicò con buon esito Rizzoli nella serie «Suspense del riso». Sanno di Fred Buscagliene, prendono in giro i duri della giallistica made in Usa. E mentre la Biblioteca Umoristica Mondadori -è sempre vegetissima-, come fa sapere il suo responsabile Paolo Caruso (-gli autori non mancano davvero"!, si espande la collana «Classici del ridere» da Lucarini. -7/ titolo della collana è quello che a suo tempo varo Fonniggini" ricorda Roberto Bonchio, direttore editoriale. -Ma i libri sono diversi-. Sono già usciti per esempio testi di Heine. Giraudoux. Copi. Verranno Gonciarov, Hasek, ancora Wodehouse (che già appare con successo anche presso Mursia i. Perché puntare oggi proprio sui «Classici del ridere»? Bonchio: -Per quattro motivi. Perché non ce n'era un'altra, di iniziative simili, e nel mercato c'è spazio. Per esorcizzare tanta nostra letteratura rovinala dall'angoscia. Per prendere in giro il potere. Per continuare una tradizione italiana: ricordo ad esempio la polemica tra Pirandello e l'accademico Arcolco. Costui diceva che in Italia non può esserci letteratura umoristica, e Pirandello si arrabbiava-. Bonchio alla fine dice che è d'accordo con le idee che Guido Al- mansi ha espresso ne «La ragion comica» (Feltrinelli): "E' il comico puro, gratuito, che fa bene allo spirito-. Spiega Almansi: -Il comico autentico, in effetti, e per me quello sottratto a ogni ragion pratica, quello che vive sui tempi lunghi. In Italia ce un enorme spreco di comico: si brucia in poche ore, perché da troppa importanza alla politica-. Almansi si guarda attorno e conclude: «Di' scrittori comici ne abbiamo ben pochi, oggi. Qui sono tutti tremendamente seriosi. Per questo non mi do pace per un tradimento: l'ha perpetrato Gianni Celati, che ha voltato le spalle al comico t-Le avventure di Guizzardi: ad esempio) per seguire altre vie-. Esattamente il contrario pensa Edoardo Sanguineti: -Il comico mi interessa in quanto può offrire delle risorse di tragicità. E' il comico di Beckett. di Kafka, che soffocava dalle risate leggendo II processo agli amici. E' ilfou rire. il riso folle che esprime angoscia. Secondo quanto dice Bachtin. è la via del rovesciaClaudio Altarocca (Continua a pagina 3)

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