Ma l'editoria non vive di pendoli e versetti
Ma l'editoria non vive di pendoli e versetti Ci scrive il direttore della Nuova Italia Ma l'editoria non vive di pendoli e versetti O u Tuttolibri del 18 marzo Ferdinando Camon lamenta che il rapporto autore-editore si sia andato trasformando negli ultimi dieci anni e che sia ormai scomparsa la figura dell'editore-coautore, ridotto ora al semplice ruolo di committente e rivenditore del prodotto libro. E cita alcune Case Editrici nelle quali, in passato, lo scrittore trovava un interlocutore diverso, disponibile, culturalmente attrezzato, fonte di stimoli intellettuali, partecipe. Ora — dice Camon — i gruppi dirigenti migrano da una città all'altra, da un portone all'altro, da una scrivania all'altra, spezzando quel filo che costituiva la peculiarità di un rapporto originale e creativo. Ancora mia volta parla di alcuni editori, sempre gli stessi, come se il panorama italiano fosse cosi poco variegato. E ci si riferisce ad alcuni scrittori, quelli che appaiono in un modo o nell'altro tutte le settimane sui quotidiani, sui periodici, alla tv. E anche gli emigranti sono sempre gli stessi. Ora gli scrittori non sono solo quelli che monopolizzano le classifiche e non tutti gli editori sono in grado di dar vita a balletti familiari e azionari tipo Dallas. Mi piacerebbe, ad esempio, che Tuttolibri si cimentasse in graduatorie diverse, che partano — diciamo — dal numero 50. Cosi verrebbe fuori la saggistica vera, sarebbero citati altri autori e altri editori e si eviterebbe la corsa un po ' grottesca all'acquisto di pendoli e di versetti che verranno letti raramente, presentando invece altre forze vitali e non marginali die si impegnano sul fronte della produzione di cultura. D'altra parte, dopo aver comprato una volta il pendolo e i versetti, che altro posse fare? Possibile che debba trovarmeli davanti chi sa per quanto tempo ancora, su tutti i giornali d'Italia? Ed è invece sotto il numero cinquanta, dove non si parla più né di bestseller né libri-spettacolo, che Camon potrebbe trovare ancora quel rapporto autore-editore che dice essersi spento. Si tratta dei libri che non muoiono dopo tre o cinquanta settimane, ma che restano nei cataloghi e sono continuamente citati nelle bibliografie che contano (bibliografie, dico, non classifiche). E c'è un altro settore editoriale ingiustamente espunto dai raffinati caroselli pubblicitari, quello dei libri destinati alla scuola, bistrattati, ignorati, caricati di tutte le colpe. Eppure si tratta di un quarto dell 'intero prodot¬ to, di centinaia di 7nigliaia di copie che raggiungono anche chi non è mai entrato in libreria. Questi libri costituiscono l'ultima trincea contro la dilagante stampa rosacea, cadaverica, pornografica. Certo, il libro scolastico, essendo onnicomprensivo, rischia talvolta omissioni e sbavature, è per sua natura epidermico, guarda soprattutto all'efficacia didattica. Ma è un prodotto difficile, molto complesso, destinato all'adulto e al ragazzo, al docente e al discente che va valutato con un metro pedagogico, senza sofismi intellettuali né guerre tra recensori, nella sua capacità di facilitare insegnamento e apprendimento. Vorrei, da un lato, rassicurare Camon, nel senso che nell'editoria scolastica gli autori trovano ancora interlocutori, dall'altro chiedere a Tuttolibri di dedicare un po' di spazio a quel segmento produttivo al quale è delegato il compito di formare l'intelligenza dei giovani. Gli stessi giornali sportivi, dopo aver esaltato per pagine il Milan satanico o la Juventus pendolare, si occupano anche della Mestrina o della Salernitana. Ma. per favore, lasciamo loro l'esclusiva delle classifiche. Sergio Piccioni Direttore La Nuova Italia. Firenze
Persone citate: Camon, Ferdinando Camon, Sergio Piccioni
Luoghi citati: Firenze, Italia, Nuova Italia
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