Landolfi e Calvino i retroscena di un'antologia di Nico Orengo

Landolfi e Calvino i retroscena di un'antologia Polemiche e un convegno per l'autore della «Bière du pécheur» Landolfi e Calvino i retroscena di un'antologia MILANO — «... la raccolta è mirabile, e la penetrante postfazione di Calvino introduce come meglio non si potrebbe nel mondo non agevolmente accessibile dell'autore di Pico». E' un giudizio, dell'83, di Giorgio Zampa a -Le più belle pagine» di Tommaso Landolfi scelte da Italo Calvino e pubblicate da Rizzoli. Oggi, nella Bur (pp. 551, L. 12.000), la Rizzoli ripropone quell'antologia e, ad appena sei anni di distanza, il giudizio del critico, apparso sull'ultimo numero di «Panorama», già è cambiato. Riduttivo il titolo, ma non gli era piaciuto neanche allora, «poco probabile che la scelta avrebbe avuto l'approvazione di Tom», 'Scolastica, mortificante piattezza delle sezioni» poco uso dei diari, e giù l'elenco di altri numerosi fraintendimenti che Calvino avrebbe operato sull'opera di uno dei nostri più importanti e clandestini autori del Novecento. Su Calvino, da qualche tempo, si direbbe che sia in atto un processo di «normalizzazione», di ridimensionamento. Forse un po' sopravvalutato in vita, e temuto, si cerca ora, a piccoli morsi, di ridisegname i confini. O, semplicemente, denigrare il suo lavoro di antologizzatore diventa un pretesto per accompagnare quel rilancio, provato più volte, di uno scrittore difficile come Landolfi? A Trento il 17 e il 18 aprile un convegno, dedicato all'autore de -La bière du pécheur», ospiterà suoi critici e amici: Carlo Bo, Geno Pampaloni, Mario Luzi, Giuliano Gramigna, Andrea Zanzotto, Georges Gùntert e Sergio Romagnoli. Tre scrittori, Daniele Del Giudi- ce, Giuseppe Pontiggia e Vincenzo Pardini discuteranno le sue opere. Si cominciò a pensare a ordinare l'opera di Landolfi intorno agli Anni 70. Lo ricorda Sergio Pautasso, allora editor della Rizzoli. «F-; un suggerimento di Pietro Citati, preoccupato che gli scritti di Landolfi andassero dispersi, non fossero ristampati. Diceva che era doveroso ripresentarli ai lettori in maniera più ordinata. Era uno scrittore che bisognava amministrare meglio». Verso il '72 erano interessati all'opera intera di Landolfi due editori: Rizzoli ed Einaudi. La spuntò la Rizzoli con Ferrauto e Pautasso che siglarono un accordo con l'avvocato di Landolfi, Severi di Firenze. Da allora il primo progetto, che venne sottoposto a Landolfi, fu una antologia di pagine scelte. Gliene parlò Pautasso, quando si incontravano a Genova, in un piccolo ristorante amato da Montale a Boccadasse, o nei caffé, lun- go il Casinò, a Sanremo, insieme a Filiberto Lodi. "Landolfi — ricorda Pautasso — stimava Carlo Bo, diceva che era un grande critico, l'unico in grado di capire un autore e i suoi libri. Ma se la scelta doveva essere fatta da uno scrittore avrebbe desiderato che fosse Calvino, l'unico a non essere, da Landolfi, distrutto con giudizi perentori». Il progetto venne messo in cantiere un anno dopo la morte di Landolfi, avvenuta nel '79. Pautasso si mise in contatto con Calvino a Parigi, gli propose di realizzare una «antologia landolfiana» non superiore alle 600 pagine. Calvino accettò. A gennaio dell'82, come si può leggere nell'archivio Rizzoli, scrisse a Pautasso: -La scelta dei migliori racconti di Landolfi si può dire fatta e tra poco potrò mandarti l'elenco. Verrà fuori un libro bellissimo, e ini sono divertito molto». E aggiungeva: -Spero che con essa per la prima volta Landolfi possa conquistare un pubblico». Ricordava anche, come dei libri «unitari» solo «La bière du pécheur» fosse antologizzabile. A marzo Calvino manda l'indice completo spiegando che ha 'Cercato di fare una scelta che tenesse conto insieme dei gusti miei e della "rappresentatività" e notorietà di molti pezzi che pure non sono tra i miei favoriti. Così ho molto oscillato se mettere o non mettere i "Tre racconti" (1964) che sono largamente apprezzati e certo molto rappresentativi, ma che a me proprio non piacciono: e ho deciso per il no». Così l'antologia fu pronta e venne pubblicata con il titolo -Le più belle pagine», voluto proprio da Landolfi, quando nel '74 aveva dato l'assenso per l'operazioneantologia. Pautasso è stupito di questa recente «frenesia su Landolfi». -Una volta — dice — era un circolo ristretto di amici, oggi gli si avvicinano i nomi più impensabili, specie fra i giovani scrittori. Credo che Landolfi, se po¬ tesse vedere, avrebbe battute sferzanti: Non gli va giù neanche una certa mitologia su Landolfi sempre a caccia di denaro, -in casa editrice ha lasciato una buona situazione. E non è vera la storia che per concorrere al Premio Strega con "A caso" volesse un assegno. Chiese solo quante copie del libro il premio gli avrebbe fatto vendere. Gli dicemmo 25.000 copie e lui chiese i diritti sulla tiratura. Tutto li. Sì, era una persona diffìcile, tormentata, ma amabile, sorprendente, geniale e bizzoso ma di grande correttezza e signorilità». •E — aggiunge Pautasso — con un distacco ironico come ricorda una sua lettera: Carissimo, il titolo A CASO (che avevo dimenticato) potrebbe anche essere l'alternativa, dico per titolo generale della raccolta: se ti sembra migliore, fallo tuo (cioè mio) senza neppure avvertirmi. Quanto all'OSTERIA, che definimmo "goliardica", in realtà soffre interpretazione assai più inquietante. La lascerei dunque in ogni caso». O, con una puntigliosità certosina, come, quando si appresta a scrivere per 11 «Corriere», specifica: «Alcuni articoli potranno eventualmente cominciare in un numero di giornale e seguitare nei seguenti; contenere poesie, formule matematiche, rappresentazioni grafiche o simboli inusitati; comportare speciali disposizioni tipografiche; etc. etc». Uno scrittore, Landolfi, che, forse, continua a non farsi stanare nonostante le attenzioni, più o meno motivate, che continuano a gravitare intorno alla sua opera- Nico Orengo T dlfi Tommaso Landolfi

Luoghi citati: Boccadasse, Bur, Firenze, Genova, Milano, Parigi, Sanremo, Trento