Dalle coppe una coltellata al «cuore» dello scudetto

Dalle coppe una coltellata al «cuore» dello scudetto Le scintille del mercoledì e la noia della domenica Dalle coppe una coltellata al «cuore» dello scudetto L'unico traguardo aperto resta ormai quello della salvezza dal nostro inviato GIORGIO VIGLINO MILANO — Le Coppe hanno ucciso il campionato. Due punti per le squadre impegnate nelle tre semifinali dei tornei internazionali, e di meno non potevano farne perché Milan e Napoli si affrontavano direttamente. A Genova la Samp ha perso contro la Fiorentina ben motivata da una caccia al posto Uefa per la prossima stagione. A Milano due fra le squadre più importanti del calcio italiano hanno disputato una gara-esibizione che ha avuto il culmine agonistico nello scambio delle maglie al fischio finale di Pairetto. Dalle coppe al campionato il Milan scintillante di Madrid, il Napoli tenace e concreto del confronto col Bayern, la Sampdoria ingenua ma bene in corsa vista in Belgio, sono diventate squadre di mezza tacca. Pensate la delusione di chi avrebbe voluto applaudirle per quanto hanno fatto in campo internazionale e ha assistito a esibizioni mediocri. Non è questione di stanchezza ma piuttosto di concentrazione, di volontà, di determinazione. Con l'Inter lassù, a distanza stratosferica, quale motivo rimane per lottare in campionato? La posizione è sufficientemente tranquilla per la qualificazione in vista dell'89-90 e l'obiettivo delle finali è troppo allettante. Ecco quindi le coppe nel ruolo di killer di un torneo troppo dilatato con l'allargamento a 18 squadre, lo show che svanisce e un pubblico che resta (nel caso di Milano e Napoli) solo perché ha preso il biglietto a inizio di stagione con l'abbonamento. L'idea bcrlusconiana dei due campionati concomitanti, quello nazionale alla domenica e quello europeo al mercoledì, perde fascino se non è combinata con una riforma più am¬ pia. Fatalmente si torna alla necessità dei play-off. per limitare se non annullare lo strapotere di una sola squadra su tutte le altre. Non è certo colpa dell'Inter se nessuna delle rivali è stata in grado di reggere il ritmo, e se ogni incontro ha anche un pizzico di risvolto favorevole, il gol fortunoso o l'autorete, o semplicemente il momento infelice dell'avversaria in quella domenica. L'unico traguardo rimasto aperto riguarda la non-retrocessione. In sei restano coinvolte pesantemente, da Lazio e Torino a quota 19. fino all'Ascoli che chiude con 16 punti, e le cinque che formano il gruppo centrale sono, scalate, a breve distanza. Eppure, supponendo il massimo dei risultati nelle coppe, e otto squadre italiane ammesse in Europa, proprio Torino e Lazio sono a tre punti soltanto dalla zona Uefa. Parafrasando per i nostri piccoli scopi il grande Mao, la situazione è ottimale, c'è tanta confusione sotto il cielo. L'intersecaz.one tra Italia ed Europa porta però a un rischio immediato. Non sempre accade come ieri che le "internazionali» non incidano nella lotta per la retrocessione. Già sabato nell'anticipo il Milan va in trasferta a Lecce, una squadra che può giocarsi definitivamente la salvezza dopo la vittoria ottenut a ieri contro la Juventus. I due turni casalinghi la possono proiettare fuori dal gruppo delle pericolanti e c'è il ragionevole sospetto che se si dovesse rischiare più del dovuto, il Milan si tirerebbe saggiamente indietro. Il discorso si riproporrà con ancora maggior peso per la vigilia delle finali, augurando a Milan, Napoli e Samp di arrivare alla meta. Sarà quella la fase calda della lotta per la salvezza, e il Napoli, ad esempio, con la testa altrove, potrebbe trovarsi arbitro della sorte di Bologna e Torino.

Persone citate: Mao, Pairetto