L'amianto, un killer trascurato

L'amianto, un killer trascurato Usato in oltre 2300 lavorazioni, si annida in casa, sul lavoro e sui mezzi di trasporto L'amianto, un killer trascurato Da un'indagine della Cgil, le morti per tumore tra i dipendenti di aziende del settore superano di oltre 200 volte la media nazionale ■ Prevenzione operante in Europa, non in Italia ■ Un pericolo che riguarda anche i «non addetti ai lavori» ROMA — Si insinua nei polmoni, fra le pareti, sul lavoro, in auto, in nave, nei treni, sugli aerei. E' l'amianto con le sue fibre invisibili dell'ordine del millesimo di mm. Di amianto si muore, secondo la denuncia della Cgil che da anni, con un investimento di un centinaio di milioni, raccoglie le poche documentazioni sul cancro da amianto, censisce le aziende dove si effettua anche solo una delle 2300 lavorazioni con l'uso del minerale. Antonio Pizzinato, della segreteria confederale, è più impegnato: "Le indagini sono compiute dalle nostre strutture periferiche — dice — dove sono i più grossi stabilimenti, come la Eternit di Casale Monferrato o in provvida di Reggio Emilia». La storia dell'Eternit finisce nell'86. quando lo stabilimento chiude. Allora i dipendenti erano poco meno di mille, dagli oltre 2000 degli Anni Settanta. Una ricerca difficile, compiuta dai medici del «Progetto Cemento- Amianto» dell'ospedale S. Spirito di Casale, dal prof. Terracini del Servizio di Epidemiologia dei Tumori convenzionato con l'Università di Torino, dall'Usi 76 di Casale. Uno studio svolto consultando i registri delle assunzioni dal 1950, coinvolgendo le anagrafi dei Comuni di residenza dei lavoratori, verificando cause dei decessi, consultando certificati di morte. I risultati sono allarmanti: ■•Le morti per tumore sono 200 volte superiori alla media nazionale — dice Pizzinato —. Su 123 deceduti il rapporto di quelli morti per tumore è doppio rispetto al resto d'Italia». Per le donne «su 53 morti, quelle per tumore sono superiori alla media nazionale del 260 per cento» e fra questi, il tumore alle vie respiratorie ha un rapporto di 10 al. Anche fra gli altri lavoratori la possibilità di contrarre il cancro potrebbe seguire la stessa tendenza "ima triste supposizione, che rimarrà tale — dice Pizzinato — poiché siamo privi di legislazione. Lo Stato non ha ancora recepito la direttiva Cee sulla lavorazione dell'amianto, nonostante i 6 anni dalla promulgazione». Non è obbligatoria la registrazione dei luoghi di lavoro, né delle persone che possano essere esposte alla nocività. La direttiva Cee 477/83 obbliga all'istituzione di «registri di tumori» per almeno 30 anni, ma da noi la procedura pare inesistente. In alcuni Paesi della Comunità la direttiva è stata superata «in meglio». Ogni Usi dovrebbe avere un servizio di prevenzione e igiene sul lavoro, dovrebbe compilare mappe di aziende «a rischio", effettuare analisi, indicare misure di prevenzione: «Per la latitanza delle istituzioni — osserva il segretario Cgil — non si può sapere quanti sono esposti al pericolo perché magari vicini alle cave, come a Balangero, o a stabilimenti». Non c'è il censimento delle aziende. Le fibre di amianto si disperdono nell'aria e sono pericolosissime: le dimensioni variano da 0,05 a 2 micron (millesimi di mm.). Un primo allarme è l'asbestosi, malattia professionale da esposizione ad amianto, poi il «mesotelioma pleurico», un tumore senza scampo. E' noto il caso di un'americana di 32 anni affetta da tumore da amianto ma mai esplicitamente esposta al rischio. La causa della malattia? Per un certo periodo il padre, quando era ragazzina, tagliava nel cortile di casa tubi di amianto. In Italia, un macchinista Fs si è ammalato per la rottura della «coibentazione» di amianto che lo isolava dai motori. «Se è apprezzabile che le Fs lo eliminino dalle carrozze — dice Pizzinato — bisogna denunciare il fatto che nessuno interviene quando le scorie vengono smaltite con procedure fuori legge». Caso emblematico l'Isocnimica di Avellino di Elio Graziano, incriminato per lo scandalo delle lenzuola d'oro. L'amianto prelevato dai vagoni era sotterrato e mischiato al cemento dei contenitori, non custodito in blocchi di cemento puro. Ad Avellino non se n'era accorto nessuno. Sono stati i ferrovieri fiorentini a sollecitare da Firenze il magistrato che ha fatto scattare per Graziano nuove incriminazioni: «Le ricerche delle Usi di Casale Monferrato e di Reggio Emilia dimostrano che le strutture di prevenzione, dove esistono, funzionano — dice Pizzinato —. E la prima cosa che il governo "taglia", nel nuovo piano sanitario, è la prevenzione». Ora l'Associazione italiana degli igienisti industriali sta studiandone la sostituzione con fibre meno nocive (di vetro) ma il sindacato propone sul lavoro i «delegati della sicurezza e dell'ambiente» come nel Nord Europa. In Danimarca hanno addirittura il potere di bloccare il lavoro ritenuto pericoloso. Dario Celli

Persone citate: Antonio Pizzinato, Dario Celli, Elio Graziano, Pizzinato, Terracini