E' tornato a Roma il cinese «sequestrato» a Pechino

E' tornato a Roma il cinese «sequestrato» a Pechino E' tornato a Roma il cinese «sequestrato» a Pechino Da 14 mesi era trattenuto nel suo Paese, colpevole d'avere sposato una donna napoletana senza avvertire le autorità diplomatiche - Ieri l'arrivo a Fiumicino, accolto dalla donna (in attesa di un secondo figlio) ROMA — -Quello del governo cinese è stato un sommo gesto umanitario. Sappiamo che tra pochi giorni il signor Zhu avrà un altro bambino e gli facciamo gli auguri, ma per noi la vicenda è chiusa». Con queste parole il primo segretario dell'Ambasciata cinese ha risposto alle domande di Stampasera sulla conclusione della vicenda dell'ex diplomatico presso la sede ginevrina dell'Orni, al quale le autorità di Pechino avevano ritirato il passaporto per avere sposato una donna napoletana. La punta dell'iceberg di tutta la vicenda è emersa dodici giorni orsono, quando Patrizia Riccardi, 33 anni, laureata in medicina ed al nono mese di gravidanza, iniziò la sua singolare protesta, parcheggiando il proprio camper davanti all'ambasciata cinese in via Bruxelles, nel cuore dell'elegante quartiere Salario, dichiarandosi pronta a partorire all'interno del veicolo se le autorità cinesi non avessero permesso al marito, da 14 mesi bloccato senza passaporto a Pechino, di ritornare in Italia. Zhu Juwang, 28 anni ad agosto, funzionario dell'Onu e dipendente del ministero degli Esteri cinese, all'inizio delllo scorso anno era rientrato in patria da Ginevra per far visita alla famiglia. Lì le autorità gli sospesero il passaporto di servizio perché erano venute a conoscenza che il diplomatico intratteneva una relazione con una donna italiana dalla quale il 30 agosto 1987 aveva avuto un figlio, fatto questo che viola una norma cinese, secondo la quale il personale diplomatico non può sposare stranieri. Il giovane fu così costretto ad inviare una lettera alle Nazioni Unite per rassegnare le dimissioni. Dimissioni che nel frattempo Zhu presentò anche presso il ministero degli Esteri del suo Paese. Quando queste ultime furono accettate nel maggio scorso, Juwang — questo il nome di battesimo — e Patrizia decisero di sposarsi subito in Cina, per poi ottenere un passaporto ordinario e tornare in Italia. La cerimonia si tenne il 20 giugno, all'insaputa delle autorità diplomatiche. Quando, con il certificato di matrimonio, Zhu riusci ad ottenere il visto per tornare a Roma, gli venne ritirato il passaporto ordinario, con l'accusa di aver diffamato il governo cinese dichiarando nella lettera all'Onu che le dimissioni gli erano state imposte dal suo Paese. Nel frattempo l'organizzazione internazionale aveva rifiutato tali dimissioni poiché una norma interna prevede che queste debbano essere presentate di persona presso la sede di lavoro, proprio per evitare estorsioni da parte I dei governi. La vicenda è finita sulle pal pine dei giornali italiani per | la tenacia della moglie, che da otto mesi attendeva il marito in Italia. I titoli delle varie testale hanno quindi sollecitato l'intervento del nostro governo attraverso i canali diplomatici, il quale, solo dopo molti tentativi, è riuscito a convincere il governo di Pechino. Ieri mattina alle 8.55 l'abbraccio con la moglie all'aeroporto di Fiumicino, tra una folla di fotografi ed operatori. «Nella notte avevo avuto delle contrazioni — ci ha dichiarato ieri sera la donna, da noi raggiunta all'hotel Buenos Aires, a due passi dall'ambasciata cinese —, tanto che pensavo di dover partorire senza che mio marito facesse a tempo ad arrivare. Invece nelle prime ore del mattino i dolori si sono calmali e sono voluta andare ad accoglierlo. E' stato un momento che non dimenticherò. Nel pomeriggio ci siamo poi recali in clinica per controllare che tutto fosse a posto. Ormai manca poco e penso che vorrò partorire in casa, per avere Juwang vicino a me. Simon Ning — questo iljnome per il nascituro — finalmente potrà nascere sotto lo sguardo del padre». Andrea Marini Roma. Zhu Juwang, con il figlio Davide e la moglie Patrizia, al suo arrivo ieri a Fiumicino

Persone citate: Andrea Marini, Patrizia Riccardi, Simon Ning