Biennale: tagli e compromessi

Biennale: tagli e compromessi Seduta pubblica del Consiglio per presentare il piano quadriennale Biennale: tagli e compromessi La mancanza di fondi costrìnge l'Ente a ridimensionare il programma delle varie sezioni - Dice il presidente Portoghesi: «Nei momenti di difficoltà si è costretti a decisioni di ripiego» • Lo sciopero delle maestranze contro «l'immobilismo dei vertici che hanno provocato questo degrado culturale» DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — La Biennale versa In pessime condizioni finanziarie ed è costretta, ma invano, a batter cassa di continuo. La sconfortante situazione è emersa durante la seduta pubblica del Consiglio direttivo per presentare 11 piano quadriennale dell'Ente. Non ci sono soldi in cassa ed è sempre più difficile programmare le manifestazioni. Ieri il presidente Paolo Portoghesi si è trovato di fronte alle contestazioni dei consiglieri della minoranza: non si è arrivati ad una vera spaccatura fra 11 presidente e i consiglieri democristiani che lo sostengono e i consiglieri laici e comunisti che avversano il bilancio di previsione approvato a stretta maggioranza, ma le critiche sono state dure e il quadro che si è delineato per il futuro della prestigiosa istituzione è piuttosto allarmante. A complicare maggiormente le cose c'è stata l'agitazione indetta dai lavoratori della Biennale per denunciare •l'immobilismo dei vertici, che ha provocato il degrado culturale, gestionale e amministrativo degli ultimi anni: Assenti quasi tutti i consiglieri de, alcuni per impegni, altri, forse, in polemica con Portoghesi che, nei giorni scorsi, aveva criticato il segretario generale Gastone Favero, de, per la vicenda Marksport (una delle tante storie paradossali ricorrenti nella travagliata vita della Biennale, in questo caso condannata a versare alla società fiorentina un risarcimento di 700 milioni per inadempienza contrattuale), non c'è stato il temuto scontro fra le due parti. Nelle Sale Apollinee de La Fenice, davanti ad un gruppetto ordinato e silenzioso di maestranze in sciopero, 1 consiglieri laici e comunisti, che criticano anche l'impostazione del programma, hanno finito con l'essere i padrini di questo piano quadriennale. Ma non è stato soltanto, come ha detto, impietoso, il consigliere Aldo Canale, della Ufi, 'il consueto teatrino del consiglio riunito in pubblico che. ha messo in vetrina i differenti punti di vista dei consiglieri». Alla fine, infatti, è emersa la volontà comune di cercare di risolvere, una volta per tutte, 1 gravi problemi. E in mancanza di meglio, anche questo piano, pur con tutti 1 suol limiti, può andare avanti Un piano che, come ha ricordato il presidente, «per la prima volta è stato approvato all'unanimità, anche se dopo ci sono state delle contestazioni sulla sua attuazione: Dovendo operare *in una situazione finanziaria tutt'altro che rosea», come ha sottolineato il presidente, il piano quadriennale mira a selezionare l'attività dei settori, puntando sulle attività permanenti di documentazione, ricerca e sperimentazione, appoggiandosi alle strutture dell'archivio storico delle Arti contemporanee e valorizzando in particolare i progetti interdisciplinari. Ma è proprio questo uno dei punti di contrasto: l'Asac per il 1989 può contare su un bilancio di 200 milioni (inferiore a quello dell'anno scorso) che non consente alcuna attività di rilancio. All'ottimismo di Portoghesi sul reperimento di nuove risorse, laici e comunisti ribattono che allo stato attuale non c'è nulla di concreto. Il promesso rifinanziamento da parte dello Stato è ancora tutto da discutere: per ora c'è soltanto un impegno generico a presentare il disegno di legge relativo. Sui ventilati aumenti di contributi da parte di Regione, Provincia e Comune, gli enti locali non sono neppure stati interpellati. In alto mare anche la ricerca degli sponsor. Uno del punti del piano, che trova tutti d'accordo, è l'uscita dal parastato e una modifica dello statuto per snellire gli organi ustionali, separando la parte amministrativa da quella di programmazione culturale. Ma almeno per ora queste possibilità sono state escluse dal governo. La Biennale è 11 maggior ente culturale italiano, invidiato da tutto il mondo, ma per funzionare deve essere messa nella condizione di vivere senza elemosinare. I direttori dei cinque settori, Biraghi per il Cinema, Bussotti per la Musica, Carmelo Bene per il Teatro, Carandente per le Arti visive, Dal Co per l'Architettura, hanno presentato dei programmi ambiziosi Ma la mancanza di fondi rischia di bloccarli Per 11 Cinema, il progetto interdisciplinare su Cocteau appare di improbabile realizza- zione. Incerte sono anche le mostre storiche di Architettura e l'attività di sperimentazione del Teatro. Dei laboratori, uno per settore, destinati ad attuare 1 programmi di attività permanenti decisi dal direttivo, per ora non si parla. Al termine della riunione, 11 presidente Portoghesi si è dichiarato tuttavia fiducioso: -Nei momenti di difficoltà si e costretti a decisioni di ripiego. Abbiamo distribuito i pochi soldi a disposizione cercando di accontentare un po' lutti-. Il bilancio 'approvato a denti stretti» salva il progetto teatrale di Carmelo Bene sul Tamerlano di Mario we, se Bene si accontenterà dei due miliardi e mezzo stanziati invece dei sei che aveva richiesto. La Mostra del cinema potrà contare su un contributo straordinario di tre miliardi 200 milioni del ministero del Turismo e dello Spettacolo, da aggiungere al miliardo stanziato dalla Biennale (ma parte di questo contributo dovrebbe essere impegnata per il concorso internazionale per la ristrutturazione del Palazzo del cinema). Circa un terzo del programma del settore musica sarebbe realizzabile con i 700 milioni a disposizione. Bussotti in merito è lapidario: 'Quando ci si trova di fronte a dei limiti molto precisi, bisogna sapersi adattare». Sia pure ridimensionate, potranno essere attuate alcune mostre d'architettura e attività del settore Arti visive. Conclude Portoghesi: 'Riconosco che questo bilancio è discutibile, ma ci consente comunque di lavorare. Però abbiamo bisogno della fiducia della città: abbiamo qualche colpa, perché non ce la siamo guadagnata in passato: Francesco Fornati

Persone citate: Aldo Canale, Biraghi, Bussotti, Carmelo Bene, Cocteau, Francesco Fornati, Gastone Favero, Paolo Portoghesi

Luoghi citati: Venezia