Il Papa scese in guerra

Il Papa scese in guerra 1917: DIETRO L'APPELLO CONTRO L'INUTILE STRAGE Il Papa scese in guerra Il ministro degti Esteri Sonnino si trovava presso il Comando Supremo (Udine) quando venne raggiunto da un telegramma del ministro dell'Interno Orlando che lo informava di aver ottenuto il testo di un appello alla pace di Papa Benedetto XV (Della Chiesa). La Nota papale che conteneva la famosa frase dell'- inutile strage^, reca la data del 1° agosto 1917, un anno tremendo nella storia della prima guerra mondiale, iniziato con la rivoluzione russa e terminato con il disastro di Caporetto e con le trattative per la pace di Brest-Litowsk tra i sovietici e gli austro-tedeschi. Che cosa diceva la Nota? Per ottenere una vera pace occorreva sostituire la forza morale del diritto a quella materiale; provvedere ad una riduzione simultanea e reciproca degli armamenti; introdurre l'arbitrato obbligatorio prevedendo sanzioni per clù non lo accettasse; condono intero e reciproco delle spese di guerra e risarcimento di danni in modo equo; restituzione dei territori occupati e ritorno del Belgio alla sovranità piena; restituzione delle colonie alla Gennania: esaminare con spirito di equità, di conciliazione e tenendo conto delle aspirazioni dei popoli, le questioni territoriali tra Italia ed Austria, tra Gennania e Francia, nonché quelle concernenti l'Armenia, i Balcani e la Polonia. L'emozione fu grande in tutta Europa. La guerra, af¬ frontata all'inizio con qualche leggerezza, si era dimostrata quanto mai sanguinosa ed incerta, e aveva provocato in tutti sfiducia e stanchezza. Nacque cosi una vivace polemica, che ora l'apertura degli archivi vaticani sino al gennaio del 1922. cioè sino alla morte di Papa Benedetto XV. e la documentazione diplomatica dei vari Stati permettono di meglio chiarirò. Mentre l'Olanda si era dichiarata favorevole all'appello ed in Inghilterra si osservava un atteggiamento riservato. Sonnino assunse una posizione quanto mai drast ica. La Nota era inopportuna e non amichevole verso l'Italia: inoltre in essa non erano -adombrate basi di possibili accordi-. Essa rappresentava -un bel niente come base di possibili trattative-. Ne mancò in Italia chi la considerò una manovra combinata tra il Papa, l'Austria e la Germania per affievolire il patriottismo dell'opinione pubblica. Sonnino suggerì agli alleati di non rispondere. Risposero invece il governo tedesco e l'imperatore Carlo, sia pure in modo ritenuto insoddisfacente dallo stesso Pontefice. Tuttavia il cardinale segretario di Stato Gasparri vi scorse le basi per una trattativa, cui la Santa Sede avrebbe dato tutto il suo appoggio. E fece sapere al governo italiano, per il tramite del barone Monti, che gli Imperi centrali erano disponibili a fare importanti concessioni. Nulla segui, anche per il fermo atteggiamento negativo di Sonnino. Eppure, alla luce degli avvenimenti che poi seguirono — tra cui Caporetto e la caduta del governo Boselli — l'appello fu tutt'altro che intempestivo, anche se non è provato ch'esso abbui ritardato la già pronta offensiva d'-gli Imperi centrali. Pare ceno che l'iniziativa della Santa Sede sia dovuta anche all'essere venuta essa a conoscenza dell'art. 15 del Memorandum di Londra sull'entrata in guerra dell'Italia, articolo che escludeva la Santi! Sede dalla Conferenza della pace, e il cui testo venne pubblicato poco dopo dal'7svestia. Il furore della lotta, l'accertata mediocrità di Sonnino. l'arroganza degli Imperi centrali impedirono di vedere la parte più positiva del messaggio papale, quella in cui Benedetto XV poneva le basi di ima nuova dottrina - delle relazioni mternazionali. La Nota infatti conteneva dei principi, tra cui l'arbitrato obbligatorio e la riduzione degli armamenti, che ogtri sono più che mai attuali. Principi che precedono di ben sei mesi i famosi quattordici punti del presidente Wilson (8 gennaio 1918). Ma il messaggio più importante, a mio parere, contenuto nella Nota papale, fu l'invito a tutti i cristiani, e ai cattolici in modo particolare, a impegnarsi nella lotta politica, avendo di mira una pace equa e duratura. Enrico Serra