«Celentano ha sbagliato, andrebbe punito»

«Celentano ha sbagliato, andrebbe punito» Duro intervento di Manca in Consiglio d'amministrazione contro il monologo antiabortista del cantante «Celentano ha sbagliato, andrebbe punito» II presidente della Rai: «E' stato un evidente e clamoroso caso di disinformazione» - Il direttore Agnes: «Una forzatura inaccettabile del programma di Baudo» - Anche Barbato sotto accusa per le critiche a Gava durante «Va' pensiero» ROMA — Ma insomma, cosa avrebbe dovuto fare la Rai per impedire che Adriano Celentano si trasformasse, ancora una volta, in un telepredicatore e rivelasse, tra le njolte altre cose, che l'aborto, legge dello Stato, per lui non è altro che l'assassinio di un indifeso? Su questo interrogativo si sono soffermati a lungo i consiglieri della Rai, il presidente Manca e i vertici aziendali, Biagio Agnes in testa. Manca ha detto che la predica antibortista di Celentano «è un evidente e clamoroso caso di disinformazione che va contro sia alle indicazioni del piano editoriale date dall'azienda sia a quelle della Commissione parlamentare di vigilanza-. Agnes, che non s'è fatto vedere alla conferenza stampa limitandosi a consegnare il testo del suo intervento, ha definito il monologo del cantante «una grave forma di forzatura e una prevaricazione inaccettabile sul programma-. Agnes però, forse per evitare che la protesta dei consiglieri comunisti su questo episodio diventasse troppo dura, ha immediatamente citato un altro caso: quello avvenuto su Raitre nel corso dì «Va' pensiero» du¬ rante il quale un ospite ha usato toni pesanti nei confronti del ministro Gava. Secondo Agnes mentre nel caso di Celentano la Rai per bocca di Baudo ha subito preso le distanze «sia pure in maniera forse insufficiente- nel caso di Gava Andrea Barbato «giornalista di razza» non ha fatto altrettanto. Fatta l'analisi, stigmatizzato il comportamento di Celentano, condannata ogni indebita interferenza tra spettacolo e informazione, la diri- gonza della Rai ha tentato di trovare una cura. La giornata era quella giusta: in discussione c'era il documento della Commissione di vigilanza, quello in cui i parlamentari hanno invitato l'azienda a praticare una informazione meno lottizzata e più obiettiva, nel rispetto dei diritti del pubblico che si suppone se guarda un varietà non voglia sentirsi dire cosa deve fare o non fare nella sua vita privata. Ma la cura è difficile. Manca ha ipotizzato di legare con contratti specifici e formule giuridiche da mettere a punto non solo i conduttori televisivi tipo Baudo ma anche gli ospiti dei programmi tipo Celentano. «Se un ballerino è invitato per ballare che balli, se deve cantare che canti: è questo che la gente si aspetta da lui». E se invece un ballerino è invitato a dire la sua opinione su uno dei grandi temi della società" «Se la sede e quella giusta parli pure liberamente. Mica vogliamo mettere la mordacchia a chi viene in Rai». Agnes invece si è soffermato soprattutto sulla figura dei direttori di rete, veri garanti dell'azienda, i soli in grado di valutare se e quando invitare qualcuno in trasmissione e di fatto, perciò, i principali responsabili di eventuali deroghe a questo principio. Il caso Celentano comunque si e chiuso senza l'individuazione di un vero colpevole: nel balletto delle competenze non è facile stabilire chi e come debba controllare quel che si dice in video. Resta aperto il dibattito su come fare informazione corretta su una televisione che è servizio pubblico. Il presidente Manca pur lodando il documento della commissione parlamentare di vigilanza ha voluto rivendicare all'azienda la primogenitura nell'aver affrontato questo tema con il piano editoriale. «Noi non vogliamo giornalisti dimezzati né lottizzati, vogliamo una informazione compietà ed onesta che si ponga come modello, sia pure non raggiungibile, l'obiettività, in una netta distinzione tra notizia e commento-. E se questo nonostante gli appelli non e possibile perche le reti e i tg sono politicamente targati? Manca lancia un'idea: -A quindici anni dalla riforma Rai si può anche pensare a una sua modifica. Se non va bene una distinzione tra aree politico-ideologiche si può pensare a una diversificazione di offerta. Un tg si specializza in cronaca, un altro in politica. Potrebbe essere, un modo per fare una informazione di altro genere». E i paniti? E' difficile immaginare che starebbero a guardare. Simonetta Rob'ony

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