Fellini: «Il mondo che non c'è»

Fellini: «Il mondo che non c'è» COLLOQUIO CON IL REGISTA SUL SET DEL NUOVO FILM «LA VOCE DELLA LUNA» Fellini: «Il mondo che non c'è» Il tema è forse il sospetto che tutto sia un'enorme messa in scena, uno spettacolo: «Lo sforzo è raccontare storie talmente ovvie da far pensare che la realtà s'è vanificata» ■ Ricostruito un intero paese, sintesi e simbolo dell'anarchia italiana - Roberto Benigni quasi muto, Paolo Villaggio quasi irriconoscibile, tanti altri comici popolari - La luna magica, pazza e romantica: chissà se parlerà? ROMA — «La realtà s'è vanificata», dice Federico Fellini. Il mondo finto, il mondo storto, l'incertezza sulla realtà del reale, il sospetto che tutto sia un'enorme messa in scena più vera del vero, uno spettacolo in cui ciascuno recita la parte di ,<e stesso e persino le case apparentemente d'intonaco e mattoni sono fondali da teatro o costruzioni precarie da cinemi!. :->somma la derealizzazione, segno di malattia e insieme fenomeno contemporaneo: magari è questo il tema segreto de La voce della luna, il nuovo film che il regista sta girando. Per la prima volta dopo Satyrìcòn Fellini s'ispira a un libro, // poema chi lunatici di T.rmanno Cavazzoni. Per la prima volta ha come protagonisti due comici italiani amati e famosissimi, Roberto Benigni e Paolo Villaggio, star della televisione e del cinema popolare. Per la prima volta lavora con i produttori italiani più potenti e commerciali, Mario e Vittorio Cccchi Cori, in collaborazione con Rai I. Tutto è insicuro nell'universo de La foce citila lima: anche l'identità, se il personaggio recitato da Benigni presenta se stesso definendosi «il cosiddetto Salvini»; persino la Madonna forse non è unica, torse le Madonne sono tante, una specie che vive isolata e s'incontra specialmente in campagna. Ma tutto nel cinema è concreto: l'architetto Dante Ferretti ha costruito luoghi della memoria d'infanzia, «la casa della nonna con un gran focolare e un gran letto, un laboratorio con tante sartine pedalanti svelte alla macchina da cucire», una sterminata discoteca all'emiliana arredata soltanto di luce, specchi e rumori, un cimitero «non grave né tetro, posto di relax conlortante più che d'eterno riposo». Ha fabbricato pure molte lune, e si fa cosi: «Si prende un tondo di perspex bianco, si sfuma con un po' di grigio a imitazionedelie macchie lunari, si sospende a un filo di nylon invisibile su un fondale, si illumina davanti e dietro». La luna magica, pazza e romantica, racconta Paolo Villaggio, doveva concludere il percorso dei due protagonisti («non matti, toccati, ma toccati in senso vero, da qualcòsa di protondo») attraverso il mondo derealizzato: «Appariva nel cielo a una massa di persone illustri, anomale, straccione o stravaganti che le chiedevano perché, il perché di tutto: e la luna piena, grassa, lucente, dagli occhi bistrati, con enorme sforzo schiudeva le labbra, emetteva una voce da tenorino e attaccava beffarda a cantare una canzone napoletana sentimentale: "La luna rossa me parla 'e te...". Ma pare che adesso questo finale non ci sia più, che Fellini l'abbia cancellato». C'è invece, perfettamente ricostruita, praticabile in ogni dettaglio e finta, una intera cittadina chiamata Rcggiolo: emiliano-romagnola come la Rimini di Fellini, parrebbe a giudicare dal suono del nome dei finti paesi di cui è crocevia, Gallinella, Colosimo, Velluto, Sforzacosta, Gengiva, Terziopelo, Salito dal Monte, Rio del Busto. E' naturalmente assediata da fìnti cartelloni pubblicitari, parodia goliardica della volgarità e dell'americanismo dominanti nella realtà: il maiale dei salumi Sandrùn, «with us nothing goes wasted», con noi non si spreca niente; l'automobile Katorch 3 (e catorcio significa in romanesco macchina scassata, relitto); l'elefante che erutta schiuma da barba dalla proboscide; la nobile faccia di Leonardo da Vinci usata per raccomandare una compagnia d'assicurazioni; la coppia nuda abbracciata, come sotto una campana di vetro, dentro il preservativo «Together, Your Guardian Angel», Insieme, il vostro angelo custode. Nella cittadina italiana esemplare si mescolano gemellaggi con Tucson, Arizona e scritte in arabo, Fast Food e cattedrale, mille antenne tele- visive e il monumento ai caduti, i portici e i videogames. Nella piazza si costeggiano e condensano tutti gli stili architettonici storici d'Italia, spiega l'architetto Ferretti: «La chiesa medievale, la rocca rinascimentale, il palazzetto borghese umbertino, l'edificio razionalista fascista, la chiesa post-modern di vetroresina trasparente. La piazza è il Paese». In questa realistica e simbolica anarchia italiana, seguendo la musica irresistibile di Bi^in the Beguine stila lento un corteo di coppie provinciali annoiate e composte, africani venditori ambulanti, ex contadini, punk ossigenati, ragazze belle, mangiatori compulsivi, bevitori da lattine, portatori di autoradio: Federico Fellini gira una scena di passeggio domenicale. Proviamo a interrogare il regista reticente. Questa cittadina de Lt voce della luna è una degenerazione oppure un aggiornamento di quella di Amarcwtfì — No. Non posso fare nessun paragone con altri miei film: questo è diverso da tutti gli altri, forse ne è anzi una summa di cui non conosco per ora il senso né il sentimento. La cittadina de Lii luce della luna è talmente consueta che neppure la si vede più, una tappezzeria tanto risaputa che non sai neppure dove sei, una normalità così conosciuta da annullarsi, da non esistere più. Lo sforzo è raccontare storie talmente ovvie da far pensare che la realtà s'è vanificata. I due protagonisti, scout di questa irrealtà, sono pazzi? — Sono visti come persone normali, magari normalmente ossessionate. Non hanno alcun aspetto clinico, psichiatrico, patologico, e neppure sono pazzi lirici: ho orrore, per carità, della follia poetica o santa, del matto visto come messaggero del trascendente. Il cosiddetto Salvini interpretato da Benigni è lieve e festoso come una lucciola, ma capace di riconoscere l'obliquità, la stortura del mondo. Il Concila interpretato da Villaggio è un ex prefetto, destituito e caduto in depressione, lucidamente convinto che il mondo sia finto, sia un inganno, una commedia anarchica che lui ha il dovere anche burocratico di smascherare. E' vero che nel film Benigni è quasi muto, Villaggio è quasi irriconoscibile? — Benigni ha il carisma, la statura, la natura del mimo: qui parla pochissimo, è vero. Non per far dimenticare lo scanzonato intrattenitore e contestatore, uso a monologare, conversare, fare confidenze e sberleffi, ma perché il suo vero fascino e quello dei grandi comici del cinema muto, dei quali ha pure l'aspetto buffonesco e malinconico, da clown. Villaggio è truccato. con barba e capelli lunghi, in modo da non somigliare al suo Fantozzi umiliato e consapevole, da apparire ammaccato, strapazzato, straccionesco. Quali altri personaggi e comici li circondano.' — Patrizio Roversi recita il figlio di Villàggio-Gonella, una persona seria e anche addolorata dall'alterazione del padre. Il comico napoletano Angelo Orlando recita Nestore, un ometto la cui vocazioneera rifugiarsi sui tetti a guardare dall'alto il mondo storto: ha sposato una bella donna lussuriosa recitata da Marisa Tornasi, una che vuol continuamente fare l'amore, ardente come una caldaia, bruciante e travolgente come un locomotore, detta infarti -la vaporiera-, che- ha prima esaurito e poi lasciato il marito. Siusy Blady è la sorella, innamorar.! di Benigni, della ragazza di cui Benigni è innamorato. Aldina, candida luminosa e argentea come la luna, recitata da Nadia Ottaviani. L'attore e scrittorefrancese Sim è un suonatoredi oboe perseguitato dalla musica, che lo deprime, lo invade-, gli compie intorno stregonerie-, lo aggredisce. Poi ci sono i gemelli Rùggeri, Franco Javarone, Russoniello, il comico Vito dagli occhi rotondi, tanti altri: m'è dispiaciuto molto, per le ragioni della coproduzione che imponevano un altro interprete francese, aver dovuto rinunciare a Francesco Salvi. Sono tutti protagonisti di storie: questo film non ha nulla di magico, di simbolico. Ma se la piazza della Voce della luna si chiama Piazza delle Nazioni, se sulla piazza ci sono la Galleria Italia e il Gran Caffè d'Europa, se pare una sintesi italiana... — Queste sono cose che un osservatore può notare e ritenere significative: ma io non parto dall'esterno, parto dall'interno delle- cose. Il mio non e un cinema sociologico, ideologico o intellettuale, è un cinema pittorico: come i pittori, io faccio, pastrocchio, cancello, rifaccio. La mia tavolozza e i miei colori sono in questo easo il paese ricostruito, la sua normalità derealizzata-. I:' un.: normalità contemporanea guardata lon l'amarezza di chi ha conosciuto altro? — Certo. Ho quasi settantanni, si capisce che questa normalità italiana io la veda a volte con furori, impazienze, nostalgie, scoraggiamenti. E la luna fa sentire la sua voce, nel film? Parla? — Non si sa. Si spera che parli, per alcuni parla, per altri ha eia parlato milioni di anni fa. Cosa rappresenta, la luna? — Soltanto se stessa: un accessorio del firmamento. Lietta Tornabuoni Roma. Fellini durante le riprese de «La voce della luna», prodotto da Mario e Vittorio Cecchi Cori in collaborazione con Rail Un disegno di Federico Fellini: Gonella e «il cosiddetto signor Salvini», i due protagonisti di «La voce della luna». Per la prima volta dopo «Satyricon» il grande regista s'ispira a un libro, «Il poema dei lunatici» di Ermanno Cavazzoni

Luoghi citati: Arizona, Europa, Italia, Roma, Tucson, Vito