«Giusto non guadagnare ma rimetterci è troppo» di Giorgio Viglino

«Giusto non guadagnare ma rimetterci è troppo» Il presidente del Coni risponde alle accuse «Giusto non guadagnare ma rimetterci è troppo» Gattai giustifica le spese ed i rimborsi ottenuti come presidente Fisi ROMA—Nel breve volgere di un paio d'anni l'immagine del Coni, che costituisce il vertice dello sport nazionale, è caduta a perpendicolo. Né Onesti né Carraro avrebbero mai accettato di convocare la stampa per giustificare le spese, legittime o illegittime che fossero, afferenti agli aperitivi da offrire o alle mance da lasciare sul tavolo a conto pagato dall'ente. H terzo presidente del Coni, Arrigo Gattai, mal consigliato chissà da chi, ha invece voluto ribattere punto su punto le contestazioni mossegli da Renato Corsini nell'esposto indirizzato alla magistratura. Ha parlato, parlato molto, con forte partecipazione personale e buona convinzione nell'esporre gli argomenti, fornendo spiegazioni anche dettagliate del perché certe decisioni sono state prese. Ha scelto la via opposta a quella adottata da Primo Nebiolo quando i siluri erano puntati contro l'atletica: tante parole però e nessun fatto. Le contestazioni di irregolarità rimangono e la palla torna ai destinatari dell'esposto, alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti, al ministro vigilante Franco Carraro, per gli adempimenti di legge. Gattai ha parlato per 43 minuti sfiorando prima il caso David (-Avevamo offerto 400 milioni, ma vennero rifiutati») e poi ha affrontato quasi tutti gli argomenti trattati nell'esposto sulla gestione della Fisi (unico ma consegnato in due tranches) dell'ormai celebre Renato Corsini. Prima di passare alle singole argomentazioni, il presidente del Coni, e al tempo dei fatti della Fisi, ha invocato la collegialità di ogni decisione presa, convinto di poter ripartire la responsabilità. «Costavo alla Fisi trecentomila lire al giorno quando stavo in albergo. Poi ho preso una casa mia e mi hanno riconosciuto una diaria di 150 mila- l'ente ri¬ sparmiava. L'altro rimborso, quello del telefono di casa, lo aveva già il mio predecessore Vaghi, e poi trecentomila lire rappresentavano un forfait. Bisogna lasciare le mance quando si va a pranzo, un presidente deve offrire gli aperitivi: insomma non ricevere alcun compenso va bene, ma non è detto che si debba subire un danno». Nell'esposto viene contestata non l'entità ma la legittimità della concessione di queste • cifre. E vengono subito alla mente i cappuccini d'oro che fecero saltare il Consiglio superiore della magistratura. «Delle cifre che mi venivano assegnate come funzionario delegato dovevo rispondere con un rendiconto. Di auto ne avevo una per volta, ma a centomila chilometri la cambiavo perché diventava pericolosa, e la passavo al parco macchine federale a disposizione delle squadre. I consulenti legali sono necessari per condurre bene la federazione». Gattai non poteva essere funzionario delegato; sulla Gazzetta Ufficiale, amministrazione degli enti parastatali, si legge al capitolo quinto, art. 30: «... funzionari delegati... titolari di uffici organicamente previsti e distaccati dalla sede centrale...». L'ammontare delle spese per i consulenti legali non è stato rivelato. «Il prototipo del bob a due è costato solo 129 milioni, ma al Coni non alla Fisi; in verità poi non è stato utilizzato. L'assunzione di mia nipote non la rifarei, e la mia ex segretaria Mariuccia l'abbiamo riassunta perché indispensabile, sottraendola ai suoi hobbies assistenziali. In definitiva credo che la Fisi sia un buon esempio da seguire». Più avanti toccherà alla magistratura confermare (o meno) questo parere. Giorgio Viglino

Persone citate: Arrigo Gattai, Carraro, Franco Carraro, Gattai, Onesti, Primo Nebiolo, Renato Corsini

Luoghi citati: Roma