Viaggio nella Karin B degli stranieri di Massimo Gramellini

Viaggio nella Karin B degli stranieri Viaggio nella Karin B degli stranieri Storie di ordinaria follia in otto anni di riapertura delle frontiere - Brocchi si nasce (Silvio, Caraballo, Skov), si diventa (Blissett, Rush, Andrade) o si smette di esserlo lasciato il Bel paese (Kieft, Gerets, Hateley) Benvenuti nella Karin B degli stranieri. Anche il calcio ha la sua nave dei rifiuti, stipata fino all'inverosimile dai molti, troppi -bidoni» importati .n questi otto anni di parziale riapertura delle frontiere. In un'epoca in cui tutti cercano di sbarazzarsi dei loro rifiuti, l'idea di accoglierne in quantità così generosa entro i propri confini appare ecologicamente meritoria ma tecnicamente suicida. Due giorni fa il supermarket dello straniero è tornato a spalancare i battenti e la raccomandazione è sempre la stessa: occhio a quello che mettete nel carrello. In passato i manager delle squadre italiane si sono spesso comportati come quelle massaie che, uscite di casa per comprare un chilo d'insalata, si fanno ammaliare da slogan, sconti e offerte speciali, abbandonandosi ad acquisti non preventivati, inutili, quasi sempre superflui. BIDONI SI NASCE — A Roma li chiamano -so/e». Più generalmente conosciuti col nome di brocchi. Nella tipologia degli stranieri falliti, rappresentano forse la categoria meno diffusa. Il prototipo è Diego Arizaga. vecchia pellaccia che popola tuttora gli incubi dei meno giovani fra i tifosi granata. Negli Anni Ottanta ha avuto numerosi epigoni. Tutti ricorderete (o, meglio, avrete inutilmente cercato di dimenticare) fulgidi talenti del calibro di Skov, Nastase, Caraballo, Mimegg, Fortunato e Luis Silvio. Il sospetto è che osservatori e trafficoni dei nostri club siano incorsi in clamorosi scambi di persona. Non lo credete possibile? E se vi dicessimo che, qualche tempo fa, Trapattoni mandò un suo collaboratore a visionare il danese Lerby, allora al Bayern Monaco, e la sera ricevette una telefonata da Montecarlo: «Giovanni, mi avevi detto che giocava nel Monaco, ma io qui non vedo nessun Lerby». Tutto vero. BIDONI SI DIVENTA — I dirigenti dicono: sono i rischi del mestiere. Tu prendi Andrade convinto che sia il nuovo Falcao e poi ti accorgi che hai acquistato la riproduzione umana di una tartaruga. Ancora più impalpabili i problemi di ambientamento, che sovente trasformano un campione nella controfigura di se stesso. Ian Rush è il caso più eclatante, ma anche Renato (inviso a buona parte dello spogliatoio ro¬ manista) rientra di diritto in questa categoria, trascinandosi dietro molti fratelli brasiliani, Socrates e il povero Eneas in primis. Il granata Edu è l'ultima perla della famiglia. Gli argentini, razza diversa e più imparentata con la nostra, esprimono invece il meglio di se stessi. Che poi il meglio di Hernandez non sia il meglio di Maradona è, naturalmente, un'altra questione. Nel filone di Rush si intersicano anche quasi tutti gli inglesi, specie se attaccanti. Qui, le difficoltà di inserimento non riguardano solo la vita civile, ma anche gli schemi di gioco. Blissett, altrimenti noto come il -Cationi riero», soffocò nelle strette maglie delle difese italiane, lui che era abituato a sgrullare di testa i lunghi traversoni che le mezzali britanniche fanno piovere, con pervicace e monotona insistenza, nelle semi-deserte aree dei campi della Football League. BIDONI & CAMPIONI — Gerets, Hateley e soprattutto Kieft comandano il gruppo dei giocatori, anch'essi di prevalenza attaccanti, per i quali l'Italia è stata un intermezzo di nuvole, preceduto e seguito dal sole della gloria. L'olandese arrivò a Pisa con la -scarpa d'oro» nei piedi, lasciò Torino con le pantofole del pensionato e, tornato in patria, sbugiardò clamorosamente il proverbio, diventando il profeta del Psv Eindhoven e riguadagnando quella maglia arancione della nazionale che gli era stata sfilata proprio durante gli anni trascorsi nel Bel Paese. CAMPIONI AVARIATI — Altra inquietante categoria. I supermarket ne sono sempre fornitissimi. Il pacco-dono è stupendo, l'etichetta prestigiosa. Poi apri la scatola e ti attende la fregatura: la preziosa bottiglia ha una perdita, la frutta ha un bel colore ma è andata a male. E spesso la garanzia è già scaduta. L'Inter, in passato, è stata l'acquirente più credulona. Da Coek al tedesco Muller, fino a Rummenigge: fior di campioni col -vizietto» di un malanno fisico che i furbi venditori si erano ben guardati dal reclamizzare. L'esperienza è comunque servita, e non solo all'Inter: quest'anno, a parte l'epatite di Alemao e i tormenti di Casagrande, abbiamo acquistato solo gente sana. E' già qualcosa, no? Massimo Gramellini Hi •~*m m ^\ L'inglese Luther Blissett con la Fidanzata ai tempi del Milan

Luoghi citati: Italia, Monaco, Montecarlo, Pisa, Roma, Torino