Sul ring della fusione a freddo di Giuseppe Zaccaria

Sul ring della fusione a freddo Fleischmann e Jones si sono affrontati ad Erice, ma nessuno dei due ha vinto Sul ring della fusione a freddo Fra gli scienziati un abbraccio impacciato - Il fisico americano: «La mia scoperta è la più importante» - Il suo metodo scelto dagli italiani per l'esperimento sotto il Gran Sasso - Il chimico di origine cecoslovacca: «Non voglio più fare polemiche» DAL NOSTRO INVIATO ERICE (Trapani) — E' il destino delle grandi scoperte quello di ritrovarsi prima o poi in un brefotrofio. Quando muovono 1 primi passi non le considera nessuno, poi vivono una sofferta età dello sviluppo. Infine, proprio quando sbocciano e tutti cominciano a desiderarle, ecco che si scoprono figlie di molti padri, che poi è quasi come non averne nessuno. Sta succedendo anche alla «fusione a freddo»: chi l'ha scoperta davvero, Martin Fleischmann o Steven Jones? Insomma, chi è il padre: quel disinvolto sessantaduenne di origine cecoslovacca che adesso, al centro ■Ettore Majorana» di Erice, tiene il palco come un consumato attore, o il biondo mormone con la faccia da ragazzo che tace, prende appunti e. a 41 anni, se qualcuno gli chiede chiarimenti risponde arrossendo? E' ad Erice che i due si incontrano per la prima volta, dopo il -fattaccio». Ma è vero o no che gli scienziati, pure in due diversi isti¬ tuti dello Utah, avevano raggiunto accordi per un lavoro comune «bruciati- poi dall'improvviso annuncio di Fleischmann? Majorana, si è sempre detto, abbandonò via Panisperna, decise di scomparire nel nulla anche perché aveva perso ogni Illusione sull'onestà degli scienziati. Sarà per evitare simili traumi che adesso, al primo incontro, Fleischmann e Jones si abbracciano a beneficio di fotografi e operatori. Ma è un abbraccio, per così dire, accademico, un contatto un po' freddo. A conclusione della storica giornata si scoprirà, fra l'altro, che le due vie per la fusione nucleare a freddo, i due tentativi di ottenere energia «pulita» continueranno a marciare di pari passo, ma ognuno per la sua strada. Nel senso che di lavorare a fianco a fianco i due scienziati mostrano di non avere particolare voglia. Anche in Italia l'esperimento sarà ripetuto, lo tenteranno nel laboratorio dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, sotto il Gran Sasso, in condizioni ideali. Ma con il «metodo Jones». L'ex predicatore arriva ad Erice coi cinque figli e la giovane moglie in attesa di un sesto. Aspettando l'incontro con il collega-rivale, risponde cortese a qualche domanda senza attizzare polemiche, ma non arretra neanche di un centimetro. A che punto è la polemica con Fleischmann? 'Non ho nulla contro il collega, ma devo sottolineare che in ogni caso la mia scoperta è scientificamente molto più valida. La sua, la loro, è ancora tutta da provare-. Eppure di recente, al Cern di Ginevra, Fleischmann avrebbe dichiarato: 'Credo sia meglio per Jones che non venga fuori come sono andate le cose'. Quali cose? 'Non so quello che voleva dire: chiedetelo a lui-. Anche Fleischmann tende a smussare i toni polemici. Cosa voleva dire con quella strana dichiarazione di Ginevra? "Le rispondo dicendo che non ho mai fatto un'affermazione del ge¬ nere-. Eppure, la frase rivolta a Jones è stata riportata da molti giornali. «C'è molta gente interessata...'. Interessata a che: forse allo sfruttamento commerciale della scoperta? -Non rispondo, d'ora in poi voglio parlare solo di questioni scientifiche'. Ed eccolo, finalmente, il momento delle questioni scientifiche. Antonino Zichichi, presidente del «Centro Majorana», parla brevemente per sottolineare l'eccezionalità dell'avvenimento. Poi tocca a Fleischmann: schierati nelle prime file i più noti componenti la comunità scientifica: il russo Ponomarev, il cinese Ho, l'americano Garwin e molti altri. Fleischmann parla per primo, illustra in breve il suo esperimento, poi risponde con vigore a una lunga serie di domande. Per capire quello che dice, l'attività di giornalista non è proprio la più indicata, ma possono valere forse le impressioni degli scienziati che tentano di penetrare i misteri di questo esperimento. "In realtà — è l'impressione generale — molte domande continuano a restare senza risposta'. Poi tocca a Jones: la sua esposizione, par di capire, per i colleghi non ha punti oscuri, l'esperimento è ripetibile in qualsiasi momento, in ogni parte del mondo. Ma la «fusione fredda» dell'elettrochimico Fleischmann libera energia nucleare in quantità enorme, dunque in teoria utilizzabile, mentre la procedura del fisico Jones ottiene neutroni in quantità inferiore qualche miliardo di volte. Dal pubblico, Fleischmann sembra lanciare al collega un segnale di pace: -Se variassero alcune condizioni sperimentali, in particolare per gli elettrodi l'esperimento del professor Jones potrebbe ottenere risultali simili ai miei'. In sostanza, Fleischmann dice che l'altro metodo potrebbe aver successo se si modificasse in alcuni passaggi. Ma Jones non ha dubbi: la sua convinzione è che «non esiste una via maestra per la fusione a freddo-. Poco più tardi, a Zichichi il compito di tirare le prime conclusioni: -Secondo me, sul fatto che sia possibile la fusione nucleare a freddo ormai non esistono dubbi. Solo. Fleischmann e Jones hanno seguito strade diverse. Fleischmann sviluppa energia in quantità miliardi di volte superiore, ma personalmente credo che quanto ha fatto Steven Jones sia convincente. Il suo metodo è pulito, si capisce quello che fa, dice tutto...'. Ma lei, professor Fleischmann, perché al contrario spiega cosi poco? •// problema è quello dei livelli di comunicazione. Noi siamo ancora alla fase degli articoli preliminari, ma chi è davvero interessato può chiedere maggiori dettagli all'università, ai laboratori. A certi quesiti sarò in grado di rispondere solo fra qualche mese, diciamo intorno ad agosto-. Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Erice, Ginevra, Italia, Trapani, Utah