«Cesare rapito due volte»
«Cesare rapito due volte» Casella contesta il sequestro dei miliardi raccolti per liberare il figlio «Cesare rapito due volte» «Quando lunedì ci è arrivata la sua fotografìa, sono andato in banca per prelevare i soldi» - «Ma all'uscita c'era la polizia» -1 magistrati di Pavia hanno bloccato anche gli altri beni della famiglia - «Adesso il nostro ragazzo potrebbe essere qui» - «Ho fatto tanti sacrifici per raccogliere il denaro, ora devo ricominciare da zero» DAL NOSTRO INVIATO PAVIA — Altalena tra speranza e delusione per i Casella. Lunedì sera è arrivata la fotografia che dimostra che il loro figlio Cesare, 19 anni, rapito davanti a casa la sera del 18 gennaio dello scorso anno, e ancora vivo. Ma quando il padre è andato in banca per prelevare la somma da pagare ai rapitori, ad attenderlo fuori c'era la polizia, che ha sequestrato il denaro. - La fine dell'incubo sembrava vicina — dice con rabbia il padre di Cesare —, mio figlio ora potrebbe essere qui. Invece tutto ricomincia da capo-. Luigi Casella si consola solo guardando la foto del figlio che i rapitori gli hanno mandato. La barba gli copre il volto, gli occhi sembrano abbiano perso la lucentezza, -ma il mio ragazzo c'è ancora, anche se al limite della resistenza-, quasi singhiozza il padre. Che la notte del 14 agosto '88. a Zamora. ai piedi dell' Aspromonte, ha pagato un miliardo di riscatto in banconote da 100 mila lire Ma il figlio non e tornato, i banditi volevano altro denaro, una pretesa folle: otto miliardi, che poi hanno ridotto a quattro, con quello già versato. I Casella hanno ripreso ad accumulare quattrini, contraendo prestiti e vendendo proprietà. -Ci siamo dissanguati — continua l'uomn — ma pazienza... E ieri mattina, visto che la prova che aspettavamo e arrivata, sono andato in banca a prelei are una buona parte del riscatto, pronto a versarlo se¬ condo le modalità che mi avrebbero suggerito i rapitori-. Ma uscito dalla banca, Luigi Casella è stato fermato dalla polizia e portato in questura. La somma è stata sequestrata. Ordine del giudice Cesare Beretta che poche ore prima aveva disposto il blocco dei beni della famiglia Casella, ad esclusione della concessionaria «Citroen» e della villa in cui abita, in quanto appartengono a una società di cui Casella fa parte. •Il sequestro dei beni poteva avere senso all'inizio di questa brutta vicenda, non ora — si sfoga il padre di Cesare —. Temo che il provvedimento ributti tutto nell'incertezza, che si debba ripartire da zero. Con mia moglie ci tormentavamo da otto mesi perché ignoravamo la sorte di nostro figlio, i contatti s'erano interrotti. Da lunedi abbiamo ripreso a sperare, e ieri, invece, a un passo dalla conclusione...'. Forse il magistrato ha cre¬ duto bene di agire così perché si è reso conto di aver a che fare con individui che non hanno una solidità organizzativa, che non mantengono la parola data. Cesare Casella avrebbero dovuto liberarlo alla consegna del miliardo. Invece hanno chiesto ancora soldi per poi dimezzare le pretese. -Sì — risponde Casella — ma mio figlio quanto sarà ancora in grado di resistere? Cesare deve tornare a casa, a costo di scendere io in Aspromonte e cer- cario». Come ha già fatto lo scorso anno sua moglie Angela, che ieri è rimasta tutto il giorno in camera a piangere dalla gioia nel sapere suo figlio ancora in vita. n marito invece ha i nervi a fior di pelle. Racconta che la fotografia che gli è arrivata lunedì ha come sfondo la stessa prigione dove furono scattate altre due fotografie che i banditi mandarono alla famiglia. 'Solo che adesso Cesare indossa un paio di jeans e un maglione scuro che non sono suoi. E ha in mano una copia della Gazzetta del Sud. un numero di qualche giorno fa. Ma è possibile che questa prigione nessuno riesca a trovarla? Tutto ciò è incredibile, pazzesco-. Però le indagini vanno avanti, anche se molto adagio. Il 6 dicembre a un posto di blocco della polizia sulla strada San Luca-Taurianova viene fermata una Lancia -Delta» con a bordo Giovanni Pizzata, 26 anni e Bruno Pelle, di 25, entrambi di San Luca. Hanrr 14 banconote da centomila provenienti dal riscatto Casella, pagato sei mesi prima: nove nascoste sotto i sedili e cinque in tasca. I due non sanno giustificare la presenza dì quel denaro, e vengono arrestati. L'auto appartiene a Giuseppe Alvaro, 41 anni, dipendente del Provveditorato agli Studi di Reggio Calabria. E' stato arrestato martedì. La -Delta- sarebbe quella usata per il sequestro. Aldo Popaiz
Persone citate: Aldo Popaiz, Bruno Pelle, Casella, Cesare Beretta, Cesare Casella, Giovanni Pizzata, Giuseppe Alvaro, Luigi Casella, Zamora
Luoghi citati: Pavia, Reggio Calabria, Taurianova
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