E Beirut piega la Francia di Enrico Singer

E Beirut piega la Francia Ora il primo ministro musulmano accetta l'aiuto umanitario E Beirut piega la Francia Le navi francesi potranno attraccare, in certi punti, a precise condizioni - Ma Mitterrand ha dovuto dichiarare che Parigi è «amica di tutti i libanesi» e non soltanto dei cristiani DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Due navi bloccate nel porto cipriota di Larnaca in attesa di ordini, un ministro che passa dal settore cristiano a quello musulmano di Beirut inseguendo — sotto una pioggia di bombe — un difficile compromesso e un intervento accorato dello stesso presidente Mitterrand. Per salvare in extremis la sua operazione umanitaria in Libano, la Francia ieri ha giocato su tutti i tavoli. E uno spiraglio è riuscita ad aprirlo, anche se la Siria e i suoi alleati continuano a tenere sospesa a un filo la «luce verde» definitiva per far scattare quella missione-salvataggio che rischia, da 48 ore ormai, di trasformarsi in un imbarazzante boomerang politico, diplomatico e militare per Parigi. Lo spiraglio è una dichiarazione arrivata ieri sera quando i francesi già temevano il fallimento completo della loro iniziativa. Selim Hoss, primo ministro del governo musulmano libanese, ha detto che -accoglie favorevolmente- l'offerta di aiuto, ma ha subito precisato che ci sono ancora problemi da risolvere, che adesso bisogna -organizzare l'ingresso in Libano» della nave-ospedale e della petroliera che sono alla fonda a Larnaca. Un si di principio, insomma, accompagnato da riserve che, sotto l'apparenza delle -questioni tecniche-, potrebbero rimettere tutto in discussione. Anche perché quella di ieri, a Beirut, e stata una delle giornate di bombardamenti più violenti. Con altri morti e altre distruzioni. Soltanto oggi — se la situazione militare lo consentirà — dovrebbero essere definiti i complessi meccanismi, e i limiti, dell'intervento umanitario francese. A quanto ha dichiarato un portavoce di Selim Hoss, la «proposta operativa- del governo musulmano è questa. La naveospedale La Rance dovrebbe gettare l'ancora a qualche miglio dalla costa e ricevere i feriti attraverso un servizio di motolance, non si sa bene se organizzato dalle milizie cristiane o da quelle musulmane. La petroliera Penhors. che ha nelle sue cisterne un carico di nafta per la centrale elettrica di Beirut, dovrebbe scaricare la metà del combustibile nel porto di Jiyeh (controllato dai musulmani) e metà in quello di Zouk, nella zona cristiana. Tutte condizioni che sono all'esame del ministro francese per l'azione umanitaria, Bernard Kouchner, che si trova da 48 ore a Beirut. Per questo a Parigi prevale la prudenza sullo -spiraglio di soluzione» aperto da Selim Hoss. Ma il passo in avanti è concreto. Appena martedì, il premier del governo musulmano libanese aveva definito •ima provocazione» l'iniziativa francese. Quelle due navi dirette nei porti di Beirut Ovest e di Zouk, controllati dalle armate del generale Michel Aoun, primo ministro del governo cristiano libanese, erano per Seki.i Hoss e per il suo grande protettore siriano, un 'aiuto partigiano»: un appoggio noi umanitario, ma politico, al generale Aoun che ha osato sfidare la Siria. Il -passo avanti» di .''ellm Hoss, naturalmente, ha avuto un prezzo. E' arrivato qualche ora dopo una solenne dichiarazione di Mitterrand che, di fronte alla prospettiva di incassare uno tei colpi più duri della sua presidenza, ha gettato nella convulsa trattativa ingaggiata a Beirut tutto il peso della sua autorità. I leader musulmani avevano chiesto un «chiarimento» della posizione francese? Ebbene, il capo dell'Eliseo ha risposto che la Francia è 'l'amica di tutti i libanesi», che non «/a preferenze tra le vittime dei combattimenti» e che gli aiuti «sono una prova di solidarietà con l'intero popolo del Libano». In più, ha assicurato il suo appoggio alla mediazione che la Lega Araba ha avviato pei riconciliare i due governi. Anche Mitterrand, così, ha compiuto il suo «passo». Ed è un passo indietro. Certo, il presidente francese non aveva mai presentato l'operazio- ne-salvataggio come una mossa di aperto sostegno al fronte cristiano. Ma è altrettanto vero che l'invio delle navi era stato deciso sull'onda dell'emozione per 1 bombardamenti che, da tre settimane, martellano l'-isolacristiana del territorio libanese. 'La Francia è amica di tutti i libanesi, ma oggi sono i libanesi cristiani ad essere minacciati e non possiamo accettare che questa minoranza sia sacrificata», aveva detto Mitterrand qualche giorno fa. Adesso, in nome del compromesso, il tono è cambiato. E molti in Francia si chiedono già se 11 prezzo pagato per salvare l'operazione-Beirut non sia troppo alto. Enrico Singer