A Betlemme con la ghironda
A Betlemme con la ghironda Canti natalizi occitani del XVIII secolo A Betlemme con la ghironda LOU NOUVE' in provenzale (ossia in lingua d'oc), è il Natale, sia come festa sia come composizione poelico-musicale ad essa ispirata: in lingua d'oìl (quella che abitualmente chiamiamo 'il francese» per antonomasia) si dice Nel. Di queste lunghe narrazioni in versi è ricca la tradizione delle nostre montagne, e i bravissimi Troubaires de Coumboscuro ce ne hanno dato ampia documentazione l'ultimo 6 gennaio eseguendone una scelta nella loro chiesetta alpina. Ora un'altra ala del movimento di recupero della cultura occitano, quella che fa capo all'Accademia del Bordone e alla Comunità montana Valle Stura, ce ne offre un altro significativo esempio a cura di Sergio Berardo, apprezzassimo suonatore di ghironda, studioso e propagandista appassionato della musica tradizionale occitana (suona attualmente col gruppo La Ciapa Rusa e tiene cattedra di strumenti occitani presso l'Istituto Musicale di Dronero). Il testo poetico utilizzato e riproposto da Berardo proviene da un manoscritto del principio del XVlll secolo, copiato a mano da A. M. Riberi nella parrocchia di Argenterà (Valle Stura) e pubblicato dallo stesso Riberi in Folklore poetico cuneese dei secoli XV e XVI nel 1930. Berardo lo ha rimesso in musica partendo da moduli e stilemi narrativi popolareschi, e inserendo anche due temi tradizionali originali (il Valzer de la stacada e la strofa undici, Sente coumpaire Andreo). Gli hanno dato man forte nella registrazione i compagni Celestina Girando (alle tastiete), Roberto Fassio (al sax), Gianfranco Costa (alle percussioni), Roberto Fix (al violino) e Beppe Bima al pianoforte, oltre alle splendide voci folk di Donata Pinti e Marilena Cazzaniga. La registrazione è opera dello Studio Sound Service HIFI di Cuneo. Il testo, amabile e grazioso come tutti i canti natalizi, comporta moduli ben noti: «La Santa Vergineta / embé lo bon vejon (insieme al buon vecchione, cioè a S. Giuseppe) I je canta na cancon / che fai liron lireta / li dona la posseta gli porge la mammella) I duerme mon beau garzoni»... Tutti i buoni pastori del Monte Argenterà calano dall'alpeggio e vengono a recare le loro offerte al 'buon Gesù" che è nato: «portun fourmage gras / dedin la fourmagiero», idealmente affiancandosi ai loro colleghi di Betlemme («Mai causa tan polida / au temp de nostra vida / s'es vist in Betleem»). Anche gli angeli si danno da fare per accompagnare l'allegria dei pastori, e suonano tutti gli strumenti popolari della Provenza Alpina, naturalmente, con tanta buona volontà: «sounum la spineta / les anges sto matin / lo bas e lo violin / la flauta e la trombeta / e music e museta/ tourun i balarin», mentre i danzatori volteggiano nell'aria limpida. Ci piace pensare che questa lieta danza verrà ripresa — per esempio a Gaiola — dai ragazzi dell'Oula (età media 13 anni) ai quali Berardo e i suoi amici hanno insegnato a suonare ghironda e fisarmonica, organetto e fifre e galoubet, come a tanti altri ragazzi della Valle, da Bersezio a Pietraporzio, da Vinadio a Sambuco, da Demonte a Roccasparvera, con un intervento a tappeto che ha toccato quasi tutti i Comuni della Valle stessa. «Nostro fine — dice Berardo — è creare dei gruppi musicali che tornino ad animare le feste occitane». Scommessa riuscita! Se ne accorgeranno mai la signora Bono Parrino e la Rai? Michele L. Straniero Sergio Berardo: «Lou Nouvé de l'Argentiera», Vivi Records Stereo FA030 (IMS).
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