Caso Siani, finisce sotto inchiesta il procuratore generale di Napoli di Fulvio Milone

Caso Siani, finisce sotto inchiesta il procuratore generale di Napoli Aldo Vessia convocato dal Consiglio superiore della magistratura Caso Siani, finisce sotto inchiesta il procuratore generale di Napoli E' accusato da colleghi e avvocati di avere condotto le indagini con superficialità NAPOLI — Anche Napoli, come Palermo, ha il suo «palazzo dei veleni». E a pronunciarsi, ancora una volta, sarà il Consiglio superiore della magistratura. Questa mattina il procuratore generale della Repubblica Aldo Vessia dovrà recarsi al Palazzo dei Marescialli, dove riceverà un'informazione di garanzia, l'atto giudiziario che sancisce l'apertura di un'inchiesta formale a carico dell'alto magistrato. Subito dopo, il procuratore generale dovrebbe essere ascoltato dalla prima commissione referente del Csm che. una volta concluse le indagini, proporrà al plenum l'archiviazione del caso o il trasferimento del giudice ad altra sede, per -incompatibilità con il prestigio dell'ordine giudiziario-. L'avvio dell'ennesima inchiesta del Csm sul «caso Napoli» era inevitabile, dopo la valanga eli accuse rivolte a Vessia da ben 450 dei 600 penalisti napoletani, e da altri magistrati. Appena otto giorni fa e stato ascoltato dalla prima commissione il capo del! ufficio istruzione di Napoli. Achille Farina, che avrebbe consegnato un voluminoso «dossier». Le disavventure giudiziarie del procuratore generale della Repubblica sono legate ad una delle vicende più complesse e inquietanti della storia di Castelcapuano: l'inchiesta sull'omicidio di Giancarlo Siani, giornalista de «Il Mattino» ucciso il 25 settembre di quattro anni fa. Aldo Vessia. che aveva avocato le indagini condotte senza successo dalla Procura della Repubblica, accusò del delitto Giorgio Rubolino. riccolo 'uccendiere, Ciro Giuliano e Giuseppe Calcavecchia, esponenti di primo piano della camorra. I tre. arrestati, furono pero prosciolti dalle acccuse e rimessi in liberta dal giudice istruttore Gio¬ vanni Palmeri. che nella sentenza non lesinò pesanti dubbi sull'operato del procuratore generale. In realtà, il giudice Palmeri non fece altro che «ufficializzare» le critiche che già da tempo gli avvocati rivolgevano all'alto magistrato. Vessia. è la tesi dei penalisti, avrebbe agito con metodi poco ortodossi pur di mantenere in piedi un'accusa che faceva acqua da tutte le parti: ha interrogato i testi nelle caserme dei carabinieri, invece che nel palazzo di giustizia, ma soprattutto avrebbe tentato di attuare pesanti condizionamenti nei confronti di Josephine Castelli, fidanzata di Rubolino e testimone chiave dell'accusa. L'intimidazione (o meglio -una paterna sollecitazione a dire tutta la verità-, come spiego lo stesso Vessia i avvenne in un bar nei pressi del palazzo di giustizia di New York. La testimone racconto tutto all'autorità giudiziaria statunitense, che ammoni il procuratore generale. L'episodio ha provocato reazioni durissime da parte dei giudici aderenti a Magistratura democratica: -Che un alto magistrato della nostra Repubblica, nel corso di una rogatoria internazionale, si metta nelle condizioni di ricevere un severo altolà e una lezione di civiltà giuridica, e un fatto che dovrebbe ferire la sensibilità di ogni giudice e di ogni cittadino italiano che si riconosca nel valori costituzionali ■. Ma non e solo questa l'accusa rivolta al procuratore: Vessia non avrebbe inviato (se. non con enorme ritardui al giudice istruttore un verbale di interrogatorio importantissimo: quello di Giovanni Mona, un testimone oculare del delitto che aveva visto il killer, ma non aveva riconosciuto in lui Giorgio Rubolino. Fulvio Milone

Luoghi citati: Napoli, New York, Palermo