Takeshita confessa ma non si dimette di Fernando Mezzetti

Takeshita confessa ma non si dimette Miliardi dalla Recruit al premier giapponese Takeshita confessa ma non si dimette «Sono responsabile, ma devo riconquistare la fiducia popolare» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — Mentre stanno per scattare le manette per alcuni politici, tra cui 11 braccio destro di Nakasone e un esponente dell'opposizione, il primo ministro Takeshita ha dovuto ieri ammettere in Parlamento di essere stato foraggiato dalla Recruit per circa un miliardo di lire tra il 1985 e 11 1987. Con sottili distinguo si è arrampicato sugli specchi per un altro mezzo miliardo dopo aver a denti stretti riconosciuto di aver mentito in passato agli stessi parlamentari sullo stesso tema. Non è che con ciò si dimetta, come avverrebbe in qualche altro Paese, come reclamano le opposizioni e come sono stati costretti a fare tre ministri del suo stesso governo, scoperti nella sua stessa situazione. Ha anzi affermato la necessità di restare al potere per realizzare riforme che ridiano fiducia alla gente. Takeshita ha fatto le ammissioni in seguito alle rivelazioni della stampa dei giorni scorsi, l'una dopo l'altra: la Recruit ha versato alla sua corrente quasi un miliardo di lire tra sovvenzioni dirette e sotto forma di acquisto di biglietti per banchetti organizzati per raccogliere fondi. Egli ha glissato su altri duecento milioni per un altro banchetto e si è rifugiato nel vago per altri 260 milioni: utili provenienti da acquisto di azioni di aziende del gruppo Recruit da parte del suo segretario ed un suo parente, prima della quotazione in Borsa e rivendute subito dopo. Secondo le accuse, una sovvenzione maschera¬ ta, perché la Recruit si è semplicemente limitata ad intestare al due le azioni, ricomprandole essa stessa subito dopo, versando la differenza tra le quotazioni. Takeshita ha parlato alla Commissione bilancio, ferma dall'8 marzo per il boicottaggio delle opposizioni, le quali chiedono di interrogare Nakasone. Sono tornate in aula per ascoltare 11 premier sotto accusa ma non per deliberare. Teletrasmessa in diretta, come in altre occasioni, la seduta ha avuto al centro il solo Takeshita sotto il fuoco di fila delle domande. Ma non per questo un Paese indignato (malgrado il forte grado di depoliticizzazione) ha smesso di lavorare. Il premier è rimasto sempre impassibile. E' stato abile nella scelta del vocabolario, ma alla fine gli spettatori hanno capito ben poco. C'è stato un solo punto politicamente significativo, quello della riluttanza alle dimissioni, e un solo accento umano: quando in risposta alle insinuazioni di aver intascato personalmente parte delle ingenti donazioni politiche, ha detto patetico: "Non sono sceso così in basso-. Ammettendo le sovvenzioni Recruit tra il 1985 e il 1987 ha affermato: -Un politico ha bisogno dì sostegno economico, perciò questi contributi sono necessari, ma essi debbono essere usati per attività politica non a vantaggio personale-. Richiesto se tali cifre provenienti da una sola società non possano suscitare sospetti, ha risposto: -Non mi sono occupalo personalmente di queste transazioni, ma mi rendo conto che esse possono dar da pensare. perciò bisogna fare delle riforme'-. -Mi sento responsabile politicamente e moralmente — ha aggiunto —. In 35 anni di vita politica, non ho mai visto una crisi come questa. E' mio dovere far qualcosa per ristabilire la fiducia del popolo-. E' stato facile per l'opposizione chiedergli se non si senta la persona meno adatta a questo scopo. La risposta, soave, è stata: -Capisco la sfiducia generale nel governo, incluso in me stesso, ma proprio per questo non credo di potermi dissociare dall'inevitabile strada delle riforme-. Gli è stato poi rinfacciato di aver dichiarato l'anno scorso di non aver mai ricevuto soldi dalla Recruit: -Ricordo vagamente che qualcosa mi era stato chiesto su questo tema. Se ho risposto in quel modo, vuol dire che avevo vaga memoria. Conviene che ritiri la risposta data allora-. In aggiunta alle 13 persone già In carcere, la magistratura è sul punto di arrestarne altre: secondo una tv privata, tra queste vi sarebbe l'ex braccio destro di Nakasone, già segretario del Gabinetto, con rango di ministro, che avrebbe ricevuto 600 milioni a tìtolo personale. Takeshita non ha alcuna intenzione di dimettersi. La sua forza sta nel non avere rivali in seno al proprio partito di maggioranza, i cui rtH -enti sono stati tutti, c . lui, foraggiati di danaro. Nessuno dei suoi potenziali rivali ha le mani pulite. L'opposizione non ha la forza neanche numerica per rovesciare il governo. Fernando Mezzetti

Persone citate: Nakasone, Takeshita

Luoghi citati: Tokyo