«Francesi, Beirut è proibita» di Enrico Singer

«Francesi, Beirut è proibita» Monito siriano: le due navi con aiuti umanitari un boomerang per Rocard «Francesi, Beirut è proibita» Gli alleati di Damasco minacciano di sparare se non attraccheranno a Tripoli, nella zona sotto il loro controllo - Un inviato di Parigi cerca una mediazione, ma è probabile che l'operazione venga cancellata DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Appena arrivato a Beirut con l'unico traghetto che ancora collega il libano a Cipro, il ministro francese per l'azione umanitaria, Bernard Kouchner, ieri mattina ha avuto una sola preoccupazione. Rassicurare •tutti i libanesi' che l'aiuto deciso dal governo di Pangi non è diretto al solo campo cristiano, che la nave-ospedale della Marina militare La Rance prenderà a bordo feriti civili senza distinzione di confessioni e che la petroliera Penhors scaricherà le sue tonnellate di nafta per alimentare la centrale elettrica di Zouk. quella che serve tutta la zona di Beirut e che, ormai, funziona soltanto un'ora e mezzo al giorno. Le due unità sono scortate da una fregata lanciamissili, la Dupleix, che era impegnata in una esercitazione nel Mediterraneo centrale. Lo Stato Maggiore francese non ha voluto commentare la notizia diffusa da Radio Nicosia. Anche dopo le dichiarazioni di Kouchner. l'arrivo delle due navi, che è atteso per stasera, potrebbe trasformarsi da un operazione-salvataggio in un incidente militare. I grandi alleati della Siria — le milizie druse di Walid Jumblatt e quelle sciite di Nabib Berri — hanno già fatto sapere che l'aiuto umanitario francese, per loro, è un gesto provocatorio, è-una forma scoperta di appoggio al generale cristiano Aoun-. E hanno minacciato di prendere a cannonate le due navi se non metteranno la prua verso il porto di Tripoli, nel Nord del Libano, il caposaldo tradizionale del settore controllato dall'esercito di Damasco. Parigi si ritrova, così, in una specie di vicolo cieco. Nei giorni più aspri della battaglia di Beirut, quando la zona cristiana era sotto il fuoco continuo delle artiglierie dei siriani «sfidati» dal generale-premier maronita Michel Aoun, la Francia ha avuto un soprassalto. Ex potenza mandataria in Libano, coartefice del patto confessionale sul quale si era retto per trent'anni l'equilibrio del Paese, la Francia non è rimasta immobile di fronte al nuovo massacro. E Mitterrand in persona ha deciso una doppia iniziativa: una missione diplomatica affidata a JeanFrancois Deniau (che ha fatto la spola tra i capi delle fazioni libanesi) e l'invio delle navi che sono partite dome¬ nica da Marsiglia. La doppia iniziativa francese, però, ha immediatamente fatto infuriare la Siria e i suoi alleati libanesi. E' stata considerata un 'intervento inopportuno e partigiano* e sono piovute le minacce. Al punto che adesso Parigi è divisa tra la voglia di affermare il suo ruolo internazionale e la paura di infilarsi ancora una volta nelle sabbie mobili della crisi libanese. Con un precedente molto amaro: la strage di 53 dei suoi paracadutisti impegnati sei anni fa nella «Forza di pace- accanto agli americani e agli italiani. Anzi, la minaccia più diretta è arrivata proprio dagli hezbollah libanesi, quelli che rivendicarono l'assalto contro la caserma dei paracadutisti francesi e contro 11 comando dei marines Usa. Brahim El-Amin, uno dei portavoce degli hczbollah, ha detto che «la Francia tenta di invadere il Libano attraverso il cavallo di Troia dell'aiuto umanitario e della protezione delle minoranze. Noi la sfidiamo a rimettere piede in Libano: aspettiamo con gioia l'ora in cui potremo combatterla di nuovo-. Dietro la violenza delle formule verbali, il pericolo è concreto. La nave-ospedale La Rance dovrebbe gettare l'ancora nel porto di Beirut (l'unico teoricamente disponibile tanto per la popolazione cristiana che per quella musulmana) e la petroliera Penhors dovrebbe attraccare nel porto di Zouk (dove sorge la centrale elettrica) nella zona cristiana. Due porti che sono alla mercè delle artiglierie di tutte le milizie. Ieri, mentre il ministro Bernard Kouchner tentava di trovare un accordo con 1 capi cristiani e musulmani, sia il porto di Beirut che quello di Zouk sono stati colpiti da qualche cannonata. Un avvertimento: una prova generale di quello che potrebbe accadere quando le navi saranno in vista, se non sarà raggiunto un compromesso. La controproposta dei filo-siriani — dirottare le navi nel porto di Tripoli — è pesante da accettare per Parigi. Significherebbe riconoscere che nulla si può fare in Libano che Damasco non voglia. • Nemmeno un'operazione umanitaria. A questo punto, ha minacciato a sua volta Bernard Kouchner, le navi potrebbero anche tornare indietro e lasciare tutti di fronte alle loro responsabilità. Enrico Singer Beirut. Una donna e il suo bambino escono dalla loro casa, protetta con sacchetti di sabbia contro i bombardamenti che dal 7 marzo scarso colpiscono la zona orientale della capitale libanese

Persone citate: Aoun, Bernard Kouchner, Berri, Kouchner, Michel Aoun, Mitterrand, Rocard, Walid Jumblatt