Morto Pallucchini Svelò l'arte veneta di Angelo Dragone
Morto Pallucchini Svelò l'arte veneta RILANCIO' LA BIENNALE Morto Pallucchini Svelò l'arte veneta VENEZIA — Rodolfo Pallucchini, storico dell'arte e, dal 1948 al '56, segretario generale della Biennale, è morto l'altro ieri a Venezia. Nato a Milano nel 1908, docente di Storia dell'Arte nell'Università di Bologna, poi a Padova, era direttore dell'Istituto di Storia dell'Arte della Fondazione Cini. Il premio dell'Accademia dei Lincei conferitogli nel 1964 sottolineò il fondamentale suo contributo alla conoscenza dell'arte veneta, dal Trecento al Settecento. L'Arte veneta, a cui aveva intitolato fin dal 1947 un'intera rivista da lui fondata e fino all'ultimo magistralmente diretta, era stata, per Rodolfo Pallucchini, milanese di nascita, l'approdo d'una naturale vocazione che gli si era manifestata fin dal 1931 quando s'era laureato a Padova con una tesi sul Piazzetta e la sua scuola. Ne aveva indagato poi ogni epoca e quasi ogni figura di rilievo, dal Bellini in avanti. Con folgoranti intuizioni come quella che gli consentì di rivelare lo straordinario altarolo del Greco conservato a Modena (Galleria Estense) e le pagine (e la mostra) dedicata fin dal '39 al Veronese. Ricominciò nel dopoguerra con l'indimenticabile Mostra di cinque secoli di pittura veneta, che nel 1945, subito dopo la «liberazione», volle costituire un civilissimo, primo segno pubblico di rinnovato impegno di fronte alla continuità della più alta nostra civiltà figurativa. Si comprende quindi come sia stato questo storico dell'arte antica ad aver dato nuovo significato alle rassegne postbelliche della Biennale di Venezia organizzando, con l'aiuto di altri studiosi, una serie di memorabili mostre di ricapitolazione (cominciando dagli Impressionisti nel '48) sì da chiarire le radici stesse dell'arte contemporanea, mentre assicurava all'istituzione veneziana il più alto livello culturale e una sfera di azione veramente internazionale. Pallucchini continuava intanto a dare impulso agli studi destinati spesso a sfociare nelle rassegne veneziane sui Maestri antichi: da Bassano e da Giorgione a Tiziano, cui nel '69 dedicò due volumi che compendiavano un trentennio di lavoro, mentre preparava un'altra summa sul Seicento e procedeva, infaticabile, le sue ricerche sul Settecento. A sé, come un capolavoro, rimarrà forse la rivalutazione di Tintoretto, soprattutto degli anni giovanili del pittore dalle immagini violente e sfatte segnate dalle luci sconvolgenti dei suoi tramonti di porpora e viola- Angelo Dragone
Persone citate: Giorgione, Pallucchini, Rodolfo Pallucchini, Veronese
Luoghi citati: Bassano, Bologna, Milano, Modena, Padova, Venezia
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