Cadalora, l'importanza di essere cattivi
Cadalora, l'importanza di essere cattivi Cadalora, l'importanza di essere cattivi PHILLIP ISLAND — Nello scenario della stagione "89 che si va delineando. Luca Cadalora può già considerarsi l'uomo di punta della pattuglia italiana del motociclismo. Certamente Gianola non è da meno ma il suo ruolo, pur impegnativo e sofferto si colloca nell'ambito di una sfida a due nella 125 tra lui e il campione del mondo Martinez. Cadalora invece ha dimostrato di essere, fin dalla prima uscita, il pilota italiano che meglio degli altri si può districare nella insidiosa mischia della 250, una classe che ha sempre avuto come caratteristica principale la vastità del fronte da neutralizzare per ogni concorrente. La novità di quest'anno, preceduta da interessanti segnali nella stagione '88. è appunto il fatto che anche la 500 sia diventata una classe incerta, ma non ci sembra, almeno per ora che la classe regina possa avere in Pier Francesco Chili un protago¬ nista assoluto. Insomma nel motociclismo non ci sono i book-makers, ma se ci fossero il modenese della 250 sarebbe un fondamentale punto di riferimento. Al suo terzo anno in questa cilindrata, si presenta in pista per la terza volta con a disposizione le Yamaha ufficiali del team Agostini. Una condizione conquistata subito dopo essersi aggiudicato il titolo mondiale della 125. Un passaggio che molti avevano giudicato affrettato, ma che Cadalora ha vissuto con gran piglio professionale, anche a costo di farsi la nomea di «antipatico-. Un modo di essere che sembra faccia parte della tradizione modenese. L'ultimo caso in ordine di tempo è rappresentato dal pilota automobilistico Stefano Modena, ma non mancano precedenti illustri come Walter Villa, maestro di Cadalora. E' lo stesso interessato a spiegarci come avI venga il fenomeno. • Una volta Walter — afferma il pilota — decise di portarmi al Mugello, dove era impegnato in gara. Si ritirò. E mi disse: quando vinci, tutti sono ai tuoi piedi, quando va male tutti col dito puntato. L'unica soluzione e andare avanti per la tua strada a testa bassa. E' un sistema cattivo, ma non può che essere cosi: • Non bisogna illudersi — continua Cadalora — di avere degli amici tra i piloti. La rivalità non lascia spazio per rapporti sinceri. Pons, ad esempio, è il pilota che stimo e rispetto di più, perché è serio, puntiglioso, quando è in pista è corretto. Ma non fa regali a nessuno. Lo stimo ma non mi viene voglia di scherzarci insieme. A Villa debbo i primi fondamentali avvertimenti, ma l'incontro con Agostini e stato un'altra tappa importante della mia vita. E pensare che i due erano grandi rivali!-. "Di Agostini — conclude il modenese — mi ha colpito la sicurezza, la tranquillità che riesce a comunicare. Di fronte a qualsiasi problema, non va mai in crisi c non tenta neppure di mettertici. Ha avuto molta fiducia in me ed ha investito su di me. quindi devo ripagarlo innanzitutto con impegno assoluto. Anche la convivenza con Lauson, per due anni, in pista e fuori, mi ha forgiato, mi ha insegnato a guardare lontano a concentrarmi su obbiettivi importanti. Ad esempio in Giappone, Kocinski è sembrato imprendibile per me. In realtà non era cosi. Sapevo che per lui la gara di Suzuka era un'occasione importante, ma isolata. Per lottare con lui avrei dovuto correre dei rischi eccessivi, avendo un mondiale intero davanti. Credo che questi comportamenti facciano parte del bagaglio di Lawson. più un temporeggiatore, un ragionatore". Da Villa, ad Agostini, a La- wson: il periodo dell'apprendistato per Cadalora sembra ora proprio concluso. L'89 si presenta con presupposti concreti. Nel 1987 cera l'esigenza di conoscere le piste con questa nuova cilindrata. Lo scorso anno è stato quello della tensione, perche la moto aveva dei problemi che gli impedivano di affrontare la 1 pista in condizioni ideali. Ora la Yamaha 250 e stata perfezionata, soprattutto nell'alimentazione e quindi, anche l'equilibrio psichico del pilota ne trae vantaggio con i risultati visti sin qui. Ad aumentare la spinta c'e poi il fatto che Cadalora. da buon modenese, vive in sintonia con la meccanica del mezzo: ■Uno dei motivi principali del mio attaccamento alle corse, é la soddisfazione che ti da veder crescere, sviluppare una moto. Quindi, sapere che il mezzo ha fatto anche grazie a te dei notevoli passi avanti, ti da la carica-. Federico Urban MOTO Il modenese, protagonista del mondiale oggi in Australia, in pista si trasforma
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