Nuova maturità? Non prima del'91

Nuova maturità? Non prima del '91 Compie venturi anni la riforma «provvisoria» (due scritti e due orali) Nuova maturità? Non prima del '91 La legge entrerà in vigore due anni dopo l'approvazione - Perché gli esami cambino nel 1991, il Parlamento deve vararla entro il 31 agosto - Ma è ancora lontano l'accordo nella maggioranza - Tra gli scogli, le commissioni e la scuola secondaria ROMA — La riforma della maturità, da tutti auspicata perché l'attuale disciplina non offre garanzie di rigore, non sarà probabilmente approvata dal Parlamento in breve tempo. Così le nuove, più impegnative prove da essa previste, forse non saranno applicate neppure nell'estate del 1991. Di mezzo ci sono questioni tecniche e politiche. Le prime sono collegate all'art. 11. commina 5°, del disegno di legge sui nuovi esami, approvato dal Consiglio dei ministri il 9 dicembre scorso. La norma dice: -Le disposizioni di cui alla presente legge si applicano a decorrere dal secondo anno scolastico successivo a quello in corso alla data della sua entrata in vigore-. Teniamo presente che l'anno scolastico s'inizia il 1° settembre e termina il 31 agosto. Se il Parlamento approverà il nuovo testo entro il prossimo agosto, gli studenti affronteranno le nuove prove nel giugno del 1991, secondo anno scolastico successivo a quello dell'antrata in vigore della legge. Ma è difficile che la legge entri in vigore entro il prossi¬ mo agosto (il testo si trova ora presso la Commissione Cultura e Pubblica Istruzione della Camera). E a questo punto s'inserisce la questione politica. L'accordo dei partiti di maggioranza sulle nuove prove è tutt'altro che saldo. Anche problemi di dimensione limitata rischiano di bloccare tutto. E poi sullo sfondo c'e la questione mai risolta e chissà quando risolvibile della più ampia riforma degli studi secondari superiori o anche soltanto del primo biennio. Se qualche forza politica di maggioranza (per esempio i socialisti) decide, infatti, che è opportuno collegare la riforma degli esami a quella del bienno o dell'intera secondaria notevoli ostacoli sorgeranno sul cammino del disegno di legge preparato da Galloni. Il ministro della Pubblica Istruzione, a sua volta, già ha dovuto accettare alcuni compromessi ed è possibile che. di fronte a nuove opposizioni, torni a riproporre i suoi punti di vista. Il disegno di legge sulla maturità, approvato nel dicembre scorso, prevede una serie d'interventi destinati a restituire alla prova una maggior severità (anche se siamo lontani dal carattere altamente selettivo che caratterizzava l'esame prima del 1969, anno delle generali liberalizzazioni). Gli scritti saranno tre: italiano, prova specifica dell'indirizzo pre- tivazione, la possibilità di diminuire il costo complessivo degli esami (quest'anno, con le commissioni composte da un solo insegnante interno e da tutti gli altri esterni, la maturità costerà 99,5 miliardi: e non si tratta di una bazzecola per un ministero come quello della Pubblica Istruzione). Ma un ripensamento sulla composizione della commissione irriterebbe i repubblicani, i quali temono clie un'eccessiva presenza di membri interni ostacoli la severità della prova. E poi all'orizzonte c'è la questione della riforma del biennio e dell'intera secondaria. In effetti, può apparire poco coerente dare agli esami una diversa disciplina, cambiare i programmi, ma lasciare inalterato il corso di studi. Solo che mettere le mani nel biennio significa far riesplodere le polemiche sulla scelta tra preparazione culturale generale e preparazione professionale. Questione non di poco conto, visto che in essa dal 1970 si sono arenati parecchi progetti di legge. La nuova maturità rischia di smarrirsi in un simile intrico di problemi. Clemente Granata scelto, prova interdisciplinare. Nel corso degli orali si discuterà anche una ricerca scritta o «tesina- preparata dal candidato. E ancora: le valutazioni, espresse in sessantesimi, si riferiranno sino a un massimo di 20 punti all'intera carriera scolastica dell'alunno, sino a un massimo di 21 punti, agli scritti della maturità e sino a un massimo di 19 punti al colloquio. Le commissioni giudicatrici saranno composte per due terzi da membri esterni e per un terzo da professori della classe del candidato. I privatisti, una settimana prima delle prove generali, dovranno sostenere un esame d'ammissione alla maturità. Collegato alla riforma, ci sarà l'innalzamento a cinque anni della durata delle magistrali e dei licei artistici. Ma già i liberali, come ricorda il senatore Fassino, non vedono di buon occhio il regime particolarmente severo predisposto per i privatisti; Galloni e quindi la de potrebbero rilanciare l'idea di una commissione formata per metà da membri interni e per metà da membri esterni, adducendo anche, come mo¬

Persone citate: Clemente Granata, Fassino, Galloni

Luoghi citati: Roma