Un sindaco bianco a Chicago dopo 15 anni di black power di Ennio Caretto

Un sindaco bianco a Chicago dopo 15 anni di black power Un sindaco bianco a Chicago dopo 15 anni di black power Il posto è statò conquistato dal figlio del discusso primo cittadino degli Anni Sessanta Le elezioni a sindaco sono dunque state per Chicago un tuffo cieco nel passato? Non secondo Daley il giovane. Al contrario, esse avrebbero sepolto -la cavalla stanca della corruzione e della prevaricazione-. Richard Daley junior ammette che Chicago, una delle tante metropoli Usa travolte dalla criminalità e dalla droga, vuole un'amministrazione forte, e che l'immagine del padre lo ha aiutato. Ma come aveva già fatto nella campagna elettorale, così nel discorso dell'accettazione l'incoronazione, ha scritto malignamente la Tribune — U delfino al trono di Chicago ha rinnegato la pesante eredità paterna. Non ha ricordato una volta sola Richard Daley senior, ed anzi ha consegnato un secco monito alle sue legioni:-Sono finiti i gioruì — ha detto — in cui lo stipendio comunale era il premio degli intrighi politici... Il mio mandato è quello dell'onestà e della professionalità, in una parola il buon governo-. Il programma di Daley il giovane è titanico: colmare il divario che separa i bianchi e i neri, e risanare le finanze. Come è maturata la metamorfosi di questo apostata della più influente dinastia politica locale degli Stati Uniti? Gli esordi del neo sindaco non furono affatto promettenti, dovette dare tre vo'te gli esami da avvocato, e l'unica a offrirgli lavoro fu la procura di Chicago (non a caso: negli Usa, è il sindaco a nominare i magistrati). U suo ingresso al Senato dell'Illinois nel '71 ebbe qualcosa di mafioso: -Papà — racconta il politologo —fece a un senatore un'offerta che questi non poteva rifiutare, e assicurò il seggio al figlio-. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — La vignetta è spietata: mostra il leader nero Jesse Jackson, detto «keep hope alive», tenete viva la speranza, vestito da becchino, mentre seppellisce i suoi due candidati a sindaco di Chicago, neri come lui. La vignetta è discutibile, ma incontestabile: Jackson, il più celebre cittadino di Chicago dai tempi di Al Capone, è stato distrutto con i suoi uomini dal fantasma del sindaco più potente della storia Usa, forse l'ultimo boss del partito democratico. L'altro ieri infatti, dopo tre lustri, Chicago ha in pratica rieletto il mitico e defunto Richard Daley senior, nella persona de! figlio Richard Daley junior. Nell'unica città dove sia bianchi sia negri costituiscono il 50 per cento della popolazione — la vittoria del -giovane- Daley. 47 anni e tre figli, è stata clamorosa: il 56 per cento dei voti contro il 41 del più forte dei rivali. Nelle metropoli Usa non era mai successo che un bianco subentrasse a un nero come sindaco. L'esito delle elezioni di Chicago, indette in seguito alla morte di Harold Washington, il padrino politico di Jackson, ha destato scalpore anche al Congresso. Il suo messaggio è stato giudicato negativamente: i democratici non sarebbero ancora disposti ad accettare un leader nero, e la loro macchina partitica poggerebbe sempre sul clientelismo. Chicago insomma avrebbe compiuto un passo indietro, al controverso ventennio di Richard Daley senior, quando dalla Town Hall, il Palazzo del Comune, reggeva la città -da despota del Terzo Mondo-, ha detto il senatore repubblicano Rudman. L'America, in verità, ricorda Daley il vecchio come un boss manoso, che proteggeva innanzitutto la «famiglia», un pezzo da novanta della onorata società politica, il cui potere giungeva fino a Washington, e davanti a cui tremavano persino presidenti quali Kennedy e Johnson. Nella carica, Daley il giovane si mostrò più realista del re, attirandosi furiose ostilità. Ma nel '76, alla morte di Daley il vecchio, incominciò a cambiare strada: forse anche per una tragedia familiare, la morte di un bambino di tre anni, a poco a poco abbandonò l'arroganza, e s'impegnò socialmente. Per un decennio circa il neo sindaco è rimasto schiacciato dall'ombra degli eventi più sanguinosi di Chicago, dal massacro di San Valentino della mafia del 28 alle battaglie tra la Guardia nazionale e i dimostranti alla Convention democratica della fine d'agosto del 1968. Pochi mesi prima, erano stati assassinati Martin Luther King e John Kennedy, nei ghetti divampava la rivolta, l'America si spaccava in due sul Vietnam. Daley senior, che contribuì in modo decisivo alla candidatura di Humphrey alla presidenza, temette di perdere il controllo di Chicago quando una banda di giovani minacciò di versare del veleno nell'acqua potabile della città. I pestaggi e gli arresti di massa divennero all'ordine del giorno, e il processo dei -Chicago seven» — i sette leaders della contestazione giovanile—tra cui Tom Hayden, futuro marito di Jane Fonda, assurse a simbolo di Ingiustizia e repressione. Negli Anni Settanta, Daley junior si trascinò dovunque il ricordo di quei giorni come una palla di piombo politica ai piedi. Perso il seggio al Senato dell'Illinois. Daley il giovane tentò la scalata al trono paterno nel '79, ma fu sconfitto da una delle prime donne sindaco. Jane Byrne. Ci riprovò nell'83, ma fu schiacciato da Harold Washington. -Serica dubbio — ha rilevato U professor Starks — l'altro ieri lo ha aiutato la spaccatura formatasi in seno ai neri con la morte di Washington. Ma bisogna riconoscergli il merito della perseveranza c del rinnovamento. Non mi stupirei se in modo diverso rinnovasse i successi di suo padre-. Ennio Caretto Dopo la morte del negro Harold Washington, si impone Richard Daley jr