I georgiani sfidano 8 carri armati

I georgiani sfidano i carri armati La capitale, Tbilisi, è ancora paralizzata dallo sciopero generale I georgiani sfidano i carri armati Dimostranti bloccano con le auto i movimenti dei tank - La protesta si estende anche ad altre città - Studenti fermati a Kutaisi - La Tass fa intendere che la richiesta di indipendenza della Repubblica non può essere argomento di trattativa NOSTRO SERVIZIO MOSCA — La protesta georgiana non si arresta. Ieri migliaia di dimostranti sono scesi di nuovo nelle strade di Tbilisi per manifestare il loro appoggio al gruppo di scioperanti che da tre giorni siede, giorno e notte, sotto il palazzo del governo della capitale. Una sorta di comizio continuo chiama a raccolta dalle fabbriche, dalle scuole e dall'Università un flusso Ininterrotto di gente decisa a dar sfogo a richieste nazionaliste sempre più radicali. Una trentina tra le maggiori fabbriche della capitale sono rimaste chiuse per la massiccia adesione allo sciopero generale proclamato venerdì dal gruppo promotore composto da 53 persone, e quasi tutti gli istituti di istruzione superiore e le facoltà universitarie, dove sta una delle roccaforti della protesta, hanno interrotto qualsiasi attività per aderire alla manifestazione. Nel centro di raccolta della protesta appaiono striscioni e cartelli che richiedono l'Indipendenza e il distacco dall'Unione Sovietica: il risveglio del nazionalismo georgiano, dopo la domanda di maggiore autonomia avanzata dalla minoranza abkhaza musulmana, sta assumendo forme estreme che difficilmente riusciranno a trovare una soluzione di compromesso con le autorità centrali. I dimostranti chiedono inoltre l'annessione della regione autonoma dell'Abkhazia, che nel decennio tra il '21 e il '31 godeva dello statuto di Repubblica federale, nel timore che le richieste autonomiste degli abkhazi possano creare una roccaforte musul- Tbilisi. Decine di poliziotti schierati dinanzi a un palazzo governativo, nella via principale, per prevenire incidenti (Ap) mano all'interno della Repubblica georgiana, di antica tradizione cristiana. Intanto la protesta dei nazionalisti divampa anche nelle altre città della Repubblica: a Kutaisi, la seconda città della Georgia, circa quattromila studenti hanno dato vita ad una manifestazione che si è conclusa con il fermo di una trentina di persone di fronte all'edificio del comitato di partito. L'esercito non molla la presa. Dopo il massiccio dispiegamento di autoblindo e carri armati delle truppe del ministero degli Interni nelle strade di Tbilisi già da giovedì sera intorno alla sede della televisione locale, i dimostranti hanno impedito ieri lo spostamento delle forze dell'ordine verso il palazzo del governo, dove si troverebbe il focolaio della protesta. Ieri mattina, riferiva un nazionalista georgiano, i carri armati hanno tentato di raggiungere la sede del governo presidiata finora soltanto dalla polizia, ma la gente ha bloccato la strada con le automobili, e gli autobus si sono messi di traverso per impedire loro il cammino. Una mobilitazione generale, dunque, giunta già alle dimostrazioni di prove di forza con le autorità centrali che stanno tentando di riportare l'ordine senza ricorrere per il momento all'uso di metodi repressivi. Ma la tempesta etnica che scuote la Repubblica della Georgia comincia a preoccupare seriamente i responsabili locali e i capi del Cremlino. La Tass, rompendo ieri il silenzio che ha avvolto finora il nuovo confronto nazionalista, dava notizia di una riunione dell'attivo di partito georgiano nella quale si è dichiarato che la Georgia è stata, è, e sarà, una Repubblica sovrana socialista all'interno della fraterna famiglia dei popoli dell'Urss. Un gruppo di intellettuali locali ha lanciato inoltre una serie di appelli al¬ la ragione, alla prudenza e alla responsabilità civile. A tarda sera, il telegiornale e l'organo del governo, le Izvestia, hanno attaccato duramente alcuni gruppi informali che sono riusciti a sostituire gli slogan contro le richieste degli abkhazi con altri di tono antisovietico; ma il tentativo di coinvolgere i collettivi dei lavoratori non ha avuto successo, affermava la televisione, sminuendo l'adesione allo sciopero. La radicalizzazione della protesta sta assumendo in effetti connotati imprevisti; alla domanda di secessione daU'Urss le autorità non possono che opporre un netto rifiuto. Trovare uno sbocco alla crisi georgiana diventa sempre più difficile, il punto di scontro rischia di diventare totale e l'irrigidimento delle autorità diventa con il passare delle ore un'ipotesi sempre più probabile. Le autorità comuniste con la Georgia hanno discusso in una riunione di emergenza la situazione creatasi nelle ultime ore. Il partito, con l'appoggio dei sindacati e della Lega della gioventù leninista, ha preso una serie di 'misure organizzative e politicheper fare fronte all'ondata nazionalistica. La tv ha trasmesso ieri sera un appello del comitato centrale. Paola Delle Fratte

Luoghi citati: Georgia, Unione Sovietica, Urss