Romagnoli ipoteca la Bastogi di Valeria Sacchi

La Borsa nel futuro di «Repubblica» Va avanti il progetto Espresso-Mondadori - Caracciolo possibile presidente a Segrate La Borsa nel futuro di «Repubblica» MILANO — Sarà -la Repubblica» il primo quotidiano italiano quotato in Borsa: la complessa operazione per il passaggio del gruppo Espresso a Mondadori ha tra i suoi cardini appunto l'ingresso della testata romana in piazza Affari. Lo scopo è quello di consentire agli importanti azionisti dell'Espresso che dovessero decidere di non uscire completamente dalla società di continuare a svolgere una funzione centrale all'interno del quotidiano. In particolare il problema si pone per Callo Caracciolo, che nell'Editoriale possiede circa 11 30% del capitale, e per Eugenio Scalfari, la cui quota si avvicina al 15%. Se la trattativa andrà in porto, quasi certamente Caracciolo non cederà l'intera partecipazione nell'Espresso. E non è improbabile che anche Scalfari mantenga una parte dei suoi titoli. In tal ca¬ so, un concambio con azioni Mondadori, b il restare in posizione marginale nell'Editoriale Espresso non avrebbe significato. Ben diverso invece il peso di una presenza di minoranza qualificata nel gruppo di controllo di -Za Repubblica». Sembra confermato per l'Editoriale un valore compreso tra i 700 e gli 800 miliardi. Questo significa che Mondadori dovrà pagare per il controllo una cifra vicina ai 400 miliardi. Una delle ipotesi allo studio per reperire liquidità è legata alla cessione della Cartiera di Ascoli la quale, insieme alla Cartiera Masoni, ha chiuso il 1988 con un fatturato superiore a 22;. miliardi. Il gruppo cartario r.cm uscirebbe comunque duU'area di interessi che fa capo a Carlo De Benedetti, ma passerebbe ad altra società, forse ad Amef, che nella Cartiera di Ascoli è già presente con l'8,5%. n sindacato di blocco che guida Amef potrebbe però costituire un ostacolo. I nodi da sciogliere prima di queste nozze editoriali sono ancora parecchi, si tratta di una operazione assai complessa non solo sotto il profilo tecnico. Essa deve infatti garantire a Caracciolo e Scalfari voce in capitolo nella conduzione del quotidiano, e sfere di influenza nella polìtica editoriale del gruppo. Non a caso si fa il nome di Caracciolo per la presidenza del gruppo Mondadori. Nonostante queste complicazioni, la sensazione è che le parti stiano marciando verso un'intesa. Non bisogna tra l'altro dimenticare che Carlo Caracciolo non ha eredi diretti. Ma ì motivi reali di questo accordo sono certamente di natura industriale. Ormai il settore editoriale, a tutti i livelli, richiede sforzi finanziari ingenti e l'Editoriale, con il suo fatturato vicino ai 200 miliardi, è cresciuto al punto da non poter sottrarsi a logiche di espansione. Logiche per le quali sono necessari grandissimi capitali, che né Caracciolo né Scalfari hanno alle spalle. Oggi, gli azionisti di controllo dell'Espresso sono in grado di cedere la loro partecipazione a un alto prezzo: •la Repubblica» resta un quotidiano vincente. Ma la competizione nell'area quotidiani sta facendosi impegnativa mentre l'Espresso, nonostante i conti in attivo, rimane secondo come copie vendute dopo Panorama. Soprattutto per i due settimanali, l'integrazione tra i gruppi potrebbe portare a una politica di razionalizzazione dei target di riferimento, con possibili (almeno nelle intenzioni degli editori) vantaggi per entrambi. Valeria Sacchi

Luoghi citati: Amef, Milano, Segrate