La grazia di Kraus, erede di Schipa di Sandro Cappelletto

La grazia di Kraus, erede di Schipa Roma: Radiouno ha ricordato il grande tenore con un concerto all'Auditorium La grazia di Kraus, erede di Schipa ROMA — Un concerto per Tito Schipa, nel centenario della nascita. Cosi Radiouno ha voluto ricordare il nostro tenore. Lo ha fatto nel modo migliore, chiamando come protagonista il cantante che. oggi, più di altri, riesce ad evocarlo, nella scelta del repertorio, nella dolcezza della voce, nello stile di canto, nella nobiltà di portamento: Alfredo Kraus. Il tenore spagnolo — nato nelle Isole Canarie nel 1927. per breve tempo perito industriale, poi. dal 1956, soltanto cantante —- ha richiamato all'Auditorium del Foro Italico una vera folla, accorsa ad ammirare uno dei pochi, superstiti rappresentanti del tenore di grazia, o lirico-leggero, secondo le consuete divisioni care ai melomani. Il programma alternava ad arie liriche, sinfonie e intermezzi operistici, eseguiti dall'orchestra dell'Accademia Musicale Italiana: un complesso che si esibisce di frequente, ma ancora piuttosto eterogeneo. A dirigerlo è stato chiamato per l'occasione Franco Mannino, che ha assolto il suo compito con grande entusiasmo. Aria dopo aria, Kraus ha cesellato le sue perle. Come accade con i grandissimi interpreti, quando lo si ascolta non si assiste soltanto ad una lezione di quella tecnica che Elisabeth Schwarzkopf ha definito inimitabile, la migliore. L'attenzione non si concentra unicamente sull'intonazione, sulla nota che non caia né cresce, ma é lì. perfettamente tenuta. O sul fiato, preso volando e che si prolunga tranquillo e sicuro. O su quelle repentine chiusure di frase, quando la voce sembra scomparire e poi riaffiora, un soffio dolcissimo che non si era mai spento. C'è di più, c'è una comuni¬ cazione fisica, diretta: una «corrispondenza d'amorosi sensi», detto, se possibile, senza retorica. Un esempio: la pausa, un attimo, dopo il «morir- della «Furtiva lacrima-. Kraus vi arriva come ad un vertice di passione, si arresta — e naturalmente tutto intorno e silenzio, l'orchestra e il pubblico ammutolito — e poi si libera, si abbandona al «d'amor». Trionfalmente, come in Salut, demeure chasle et pure, dal Faust di Gounod, forse il momento magico del concerto, col canto accompagnato dal violino solista di Felix Ayo. Ma Werther, il Pourquoi me rcveiller che fu forse il gioiello più prezioso di Schipa? L'esperienza, l'astuzia di una carriera che dura da oltre trentanni. Kraus le possiede interamente. Ha lasciato che il pubblico invocasse — letteralmente — l'aria e l'ha riservata come primo bis. Cantandola con un tale trasporto e con tale eleganza, che il figlio di Schipa, Tito jr„ anche lui un musicista di razza, non ha più resistito: dalla prima fila dov'era seduto, si è tuffato al collo di Kraus in un abbraccio riconoscente e lunghissimo, mentre la commozione si diffondeva fra tutto il pubblico. Ma bisognava chiudere in allegria, ed ecco il beffardo ed irridente Duca di Mantova in La donna è mobile. Poi, siccome nessuno se ne andava, Kraus ha bissato il bis. E il concerto è davvero finito. La serata verrà trasmessa da Radiouno il 21 aprile. Poi, riprendendo una tradizione che dopo essersi quasi spenta sembra timidamente rinascere negli ultimi tempi, la Rai ne produrrà un disco. Gran lavoro per i tecnici: dovranno ripulire la matrice dalle urla scalmanate dei fans più eccitati. Sandro Cappelletto

Luoghi citati: Mantova, Radiouno, Roma