«Cosi abbiamo tentato la fuga al profìterole» di Giovanni Bianconi

«Cosi abbiamo tentato la fuga al profiterole» Processati a Roma i neofascisti di Rebibbia «Cosi abbiamo tentato la fuga al profiterole» Esplosivi «prenotati» in una torta - Traditi da una lavanda gastrica ROMA — "Caro amico, ti espongo il piano... Il giorno è il sabato, per motivi nostri di comodità e di perquisizione...". La prova della progettata evasione da Rebibbia. Luca Onesti se la mangiò che già aveva le manette ai polsi. I carabinieri lo portarono subito all'ospedale San Giovanni e, dopo la lavanda gastrica, dallo stomaco dell'estremista di destra saltò fuori il biglietto che ora è il principale atto d'accusa nel processo per la tentata fuga dal carcere romano dei neofascisti Cavallini e Giuliani e di Rossano Cochis. Gli arresti avvennero in due fasi, a metà febbraio e all'inizio di marzo, n processo per direttissima coniro Luca Onesti, Giorgio De Angelis, Antonio D'inzillo, Gianluca Ponzio, Francesco Tamponi e Anna Casu è iniziato alla vigilia di Pasqua e continuerà oggi. L'accusa è di detenzione e porto abusivo di armi ed esplosivo. Nel foglietto ingoiato da Onesti, scritto in carcere da Egidio Giuliani e firmato «Bice-, è contenuto il piano per far arrivare nelle celle le armi e l'esplosivo che dovevano servire all'evasione. Da mesi, i detenuti ordinavano ogni settimana delle grosse torte profìterole. -Dunque — scrive Bice — voi acquistate una torta uguale il giorno prima, la ritirate conservando la confezione e tutto il resto. Poi la costruite, però all'interno ponete due libri che vi spiegheremo, tre coltelli con 15 cm. di lama, i migliori ed i più leggeri, metà della roba che ti porterà il prof, di Sassari, del cerotto telato largo cm. 5 e un paio di bobine di filo di nylon per pescare, da un mm. Il peso complessivo.torta compresa, dovrà essere intorno ai 4-4,5 kg-. Poi ci sono le istruzioni. Travestiti da carabinieri, i complici dovevano bloccare il furgone che porta le torte in carcere: -Lo fermate e gli chiedete i documenti. Mentre uno lo tiene occupato, un altro apre da dietro il furgone e sostituisce la torta. La individuerete facilmente, perché è grossa e sta sicuramente sopra le altre... Ci sono due o tre divise, paletta e lampeggiatore, più tutti i libri necessari. Parla di questo con Giorgio ed Antonietto, e decidete con calma riflettendoci bene se ve la sentite-. Infine il post scriptum che smaschera Bice: -Per un paio di mesi, dato il costo delle to^o, fammi la cortesia di spedirmi un vaglia telegrafico di 200.000 lire-. Nelle tasche di Onesti, i carabinieri trovano la ricevuta del vaglia di 200 mila lire in favore di Giuliani. Nelle sue richieste d'arresto, con riferimento ai foglietto, il pubblico ministero Giovanni Salvi scrive che •il significato de 'ilibri'.sia per il contesto in cui il termine è usato, sia per il materiale poi rinvenuto, non può non essere individuato nelle armi-. Per il magistrato, inoltre, •Antonietto e il diminutivo con quale è conosciuto D'inzillo- e «Giorgio» altri non è che Giorgio De Angelis, neofascista già noto come il fratello -Nanni». n 18 febbraio, ad Onesti, vengono sequestrati i 400 grammi di pentrite pura, l'esplosivo che i sardi Tamponi e Casu gli avevano appena consegnato. Il 2 marzo, nel deposito bagagli della stazione Tiburtina. saltano fuori le armi e le divise da carabinieri di cui si parla nel foglietto ingoiato, lasciate lì da D'Inzillo e Ponzio. Secondo il rapporto dei carabinieri che hanno fatto i pedinamenti, dal deposito-bagagli della stazione Tiburtina il primo preleva una borsa, la porta con sé. l'infila in un'altra diversa e poi la consegna al secondo. Questi si ripresenta alia stazione e la rilascia nel deposito. Lì dentro i carabinieri troveranno una mitragliatrice M12, una pistola semiautomatica, le divise dell'Arma, paletta e lampeggiatore per auto. Davanti al magistrato, i protagonisti del piano di fuga negano o ammettono solo parzialmente le proprie responsabilità. Qualcuno si rifiuta di rispondere. Cosi fanno gli -evadendi» Cavallini e Giuliani, mentre Rossano Cochis dice che l'ordinativo del profìterole l'aveva firmato non per sé ma per un suo amico del carcere. •Per ciò che concerne l'esplosivo e l'altro biglietto intendo assumermi le mie responsabilità, per le quali voglio pagare ciò che devo fino in fondo-, dichiara Onesti al giudice due giorni dopo l'arresto e la lavanda gastrica. -Tutto è stato fatto — aggiunge — per aiutare una persona, ma io non volevo aderire a progetti illegali... Pensai a lungo cosa fare, e alla fine mi risolsi a fare quello che mi era stato richiesto perché intendevo chiudere una volta per tutte con queste persone, facendo cosa mi era stato richiesto e nulla di più-. Ma nomi, Onesti non ne fa. Simili e parziali ammissioni fanno i due sardi «corrieri- dell'esplosivo, Tamponi e Casu. Contraddizioni palesi saltano invece agli occhi dagli interrogatori di De Angelis e D'Inzillo. I carabinieri li hanno visti insieme, e ci sono le intercettazioni delle telefonate fra i due. -Nego l'addebito — dice De Angelis il 3 marzo — Non mi risulta che D'Inzillo venisse chiamato con un diminutivo, in particolare Antonietto'... L'ultima volta che l'ho sentito e stato ieri verso le tredici-. Alle domande del giudice Salvi, lo stesso giorno, D'Inzillo risponde cosi: -Sono anche chiamato con il diminutivo 'Antonietto'. L'ultima volta che ho sentito De Angelis e stato circa dieci giorni fa-. Quando il magistrato gli contesta il contenuto del foglietto ingoiato da Onesti e il progetto di evasione dice: -Si tratta di pura follia, per me quella gente può pure morirci in carcere-. Ma poco più avanti: -Prendo atto che Ponzio Gianluca ha dichiarato di avert effettualo con me il prelievo ed il nuovo deposito della borsa dal deposito bagagli. A questo punto mi rifiuto di rispondere-. Le sua ammissioni Ponzio le fa piangendo. - Voglio essere interrogato — dice —, mi e stata chiesta una cortesia, non sapevo che cosa contenesse la borsa. Non so assolutamente nulla di un progetto di tentata evasione-. Giovanni Bianconi

Luoghi citati: Roma, Sassari