Hanoi: entro 6 mesi lasceremo la Cambogia

Hanoi: entro 6 mesi lasceremo la Cambogia A poche settimane del vertice Gorbaciov-Deng, annunciato il ritiro incondizionato delle truppe d'occupazione vietnamite Hanoi: entro 6 mesi lasceremo la Cambogia Sihanouk esige che a verificare il ritiro sia l'Onu, ma il regime comunista si rivolge a India, Polonia, Canada e Indonesia - «Se qualcuno aiuterà ancora i ribelli, chiederemo aiuto ad altri Paesi» - Ancora incertezza su chi gestirà le prime elezioni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — Con una mossa spettacolare il Vietnam annuncia il ritiro entro il 30 settembre delle proprie truppe dalla Cambogia sottoponendolo alla verifica di un organismo intemazionale per la cui formazione ha rovistato nella storia: la vecchia commissione di verifica degli accordi di Ginevra del'54 sull'Indocina, costituita da India, Polonia e Canada, con l'aggiunta dell'Indonesia e di un rappresentante personale del segretario generale dell'Onu. Hanoi prende l'iniziativa a poco più d'un mese dal vertice Gorbaciov-Deng Xiaoping per dimostrare di non voler essere soggetta a pressioni da parte di Urss e Cina, ma anche perché sente di avere contro il tempo. Nella fase di distensione e di ricerca di soluzioni per le crisi regionali. Mosca potrebbe parzialmente sacrificare il Vietnam al riavvicinamento con la Cina, mentre nella complessa partita con l'Urss gli Stati Uniti stanno rafforzando Sihanouk, incontrato da Bush a Pechino. Economicamente, il mantenimento delle forze in Cambogia — attualmente cinquantamila uomini — diventa sempre più insostenibile. Il ritiro è condizione indispensabile per intese di Hanoi con l'Asean, l'associazione dei Paesi del Sud-Est asiatico in cui chiede di entrare. Richiamando in vita la commissione di controllo che assistette quarant'anni fa alla liquidazione del dominio francese in Indocina, Hanoi lancia messaggi precisi, affiancandole oltretutto l'Indonesia e un rappresentante personale del segretario dell'Onu. Per la prima, è il riconoscimento al maggior Paese dell'Asean. che — temendo eccessive proiezioni cinesi nell'area — ha promosso le conferenze di Giakarta; per il secondo e una concessione simbolica alla carica, perché il Vietnam rifiuta ogni ruolo dell'Onu quale organismo, dato che le Nazioni Unite da dieci anni riconoscono il governo di coalizione dei Khmer Rossi quale unico rappresentante della Cambogia. L'annuncio è stato dato congiuntamente da Vietnam, Cambogia e Laos. Vi si accompagna l'invito alla Cina e ad altri Paesi di interrompere per la fine di settembre ogni sostegno alla guerriglia, con la precisazione che anche la cessazione di questi aiuti deve essere controllata dall'organismo internazionale, e che in ogni modo deve comunque essere prevenuta la possibilità di ritorno al potere dei Khmer Rossi di Poi Pot. Il Vietnam aveva già annunciato a febbraio, alla Conferenza di Giakarta, il ritiro entro settembre se fosse stata raggiunta una soluzione politica; in sua mancanza, si sarebbe ritirato entro la fine del 1990. La dichiarazione odierna ha l'apparenza di una decisione unilaterale, accompagnata da un ammonimento: il governo di Phnom Penh si riserva il diritto di chiedere soccorso ad altri Paesi se si sentisse minacciato da ulteriori aiuti alla guerriglia. Invita quindi le fazioni cambogiane della guerriglia e il governo di Phnom Penh a riprendere i negoziati tra loro per risolvere i problemi interni. Poco dopo l'annuncio, il principe Sihanouk, capo della coalizione anti-vietnamlta, ha ribattuto da Pechino che il completamento del ritiro deve essere controllato dalle Nazioni Unite, non da Paesi scelti dal Vietnam. In una conferenza stampa ad Hanoi, il ministro degli Esteri Nguyen Co Thach ha sua volta osservato che Sihanouk ora ha davanti a sé la scelta se aiutare i cambogiani a difendersi contro i Khmer Rossi, o perdere ogni ruolo politico restando allineato sulle loro posizioni. Ha infine sottolineato che 11 ritiro apre la strada alla normalizzazione dei rapporti con la Cina, gli Stati Uniti e organismi internazionali come la Banca Mondiale che hanno tagliato ogni aluto al Vietnam per l'intervento in Cambogia. A Phnom Penh, 11 primo ministro Hun Sen si è detto pronto a incontrarsi con Sihanouk a Giakarta, il 2 maggio. Tale incontro dovrebbe essere preceduto da una riunione a Parigi il 10 aprile fra le quattro fazioni. La questione centrale è chi avrà il potere nella fase di transizione tra il ritiro dei vietnamiti e il voto che dovrebbe seguire. Sihanouk vorrebbe un nuovo governo a quattro, cioè le tre fazioni della guerriglia più quella al potere ora a Phnom Penh. Hun Sen reclama di voler restare al governo fino al risultato delle elezioni, che in tal modo gestirebbe direttamente. Fernando Mozzetti