Ma per 4 ore ha rischiato di saltare tutto
Rakowski: i sindacati ufficiali? Un intralcio Rakowski: i sindacati ufficiali? Un intralcio DAL NOSTRO INVIATO VARSAVIA — Signor primo ministro, i colloqui della Tavola rotonda si sono finalmente conclusi e la Polonia intera tira un sospiro di sollievo. Perché tante mine vaganti hanno messo in pericolo l'intesa fino a qualche minuto prima della firma? «Bisogna capire l'asprezza dei confronti fra molte forze politiche chiamate a misurarsi nel corso dei negoziati. Ciascuno aveva un occhio rivolto a trarre i massimi vantaggi dalle discussioni e l'altro attento a non deludere le aspettative delle proprie basi. Le differenze di interessi sono così emerse soltanto alla fine. Le abbiamo appianate ed ora finalmente si può dare il via al processo della convivenza nazionale. Adesso diventa importante appurare che la verifica delle buone intenzioni vicendevoli si sviluppi senza eccessive perdite in campo sociale-. — L'Opzz era la creatura del regime, il sindacato ufficiale destinato ad arginare i successi di Solidarnosc, ma si è rivoltato invece contro di voi. Possibile che la disciplina del partito abbia funzionato così male, o forse gli oppositori alle riforme erano più forti del previsto? «Vi siete sbagliati tutti. Fin dall'Inizio YOpzz non è stata un'organizzazione filogovernativa, ci ha sempre intralciati. Per quanto possa sembrare paradossale, molti uomini di Miodowicz proevengono dai ranghi di Walesa. Si sono battuti per una causa, giusta o sbagliata, che comunque non mi fa paura. Qualora la loro lotta di principio dovesse trasferirsi in futuro anche all'interno delle fabbriche la situazione generale rischierebbe pericolose complicazioni. Oggi sono disponibili ad abbassare il livello delle rivendicazioni salariali? Ecco il nocciolo della questione. Se alzano il tiro sarà il caos. La crisi economica polacca è quella che sappiamo, mancano le materie prime ed il calcolo della sopravvivenza nazionale si regge unicamente su ciò che saremo in grado di produrre. Si dice all'estero che 1 polacchi siano i napoletani del Nord europeo, fannulloni, apatici, fatalisti. Si tratta di una visione romantica, ridicola che non fa testo. Sono certo che la gente tirerà su le maniche e si metterà a lavorare a testa bassa». — Come giudica il comportamento generale di Solidarnosc durante le trattative durate due mesi? «Ho definito la Tavola rotonda un concerto di desideri. Ognuno in nobile gara a proporre nuove case, nuove scuole, nuovi ospedali, però quasi nessuno con il calcolatore In tasca per prevederne 1 costi. Io non cederò, difenderò ad oltranza la trincea del bilancio». — L'Occidente appare veramente disposto ad aiutarvi, e personalmente se la sente di peregrinare attraverso le capitali europee ad elemosinare ulteriori prestiti con altre dilazioni nel pagamento di vecchi debiti? «Alla prima parte della domanda rispondo con un secco no. Nel nostri confronti l'Occidente si comporta con la faccia di Giano. Si dichiara soddisfatto dei mutamenti che mettiamo in can¬ tiere, pur auspicando che pigiassimo di più l'acceleratore, poi sentenzia di botto: aspettate, non scuciamo ancora 1 soldi. Ebbene, allora patti chiari ed amicizia lunga. Sul secondo punto sarò preciso. Non andrò in giro con il cappello in mano a chiedere l'elemosina. Mai. E mi conforta l'orgoglio che il Club di Parigi abbia trovato una via d'uscita alle nostre pendenze finanziarie. Oli amici insomma esistono». — Però la gente attende da voi il miracolo, è stanca di stringere la cinghia, pretende miglioramenti immediati nel tenore di vita... «Guardi, da noi esistono indubbiamente molte sacche di povertà ma nessuno soffre 1 crampi della fame. Non avanzo previsioni sulla capacità di pazienza della popolazione. Varsavia, con i suoi caffè stracolmi, le code dinanzi al negozi ed il caviale, non rappresenta la Polonia. Vada a 50 chilometri fuori della capitale e lì si renderà conto che il popolo costruisce, crea iniziative, le realizza, la nostra peggiore malattia resta la filosofia della ras¬ segnazione. Purtroppo gli intellettuali non ci aiutano, continuano ad alimentare montagne di bugie. Spero che rinsaviscano presto». — Le imbarazza da comunista stringere la mano ad avversari di un tempo? Chi si è trasformato, lei o loro? «Tutti e due. Mantengo le opinioni di fedele militante di sinistra, ma sono abbastanza realista e pragmatico da comprendere che la strada comune che abbiamo percorso dall'inizio dell'anno agevolerà entrambi. Le correzioni di rotta vanno eseguite con prudenza, inutile comportarsi da pecoroni. Piuttosto occorre coraggio nel gettare alle ortiche logori stereotipi e concezioni esotiche ormai sorpassate. Un fenomeno straordinario per qualcuno, benché assai naturale. Perché la Polonia non dovrebbe approfittarne? Pensi alle lungaggini francesi nel concretizzare le idee rivoluzionarie di Robespierre e Marat. Da noi non sono gli storici a parlare dì Katyn, è il governo che fa luce sugli errori del passato». p. d.g.
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