«Ricorreremo a Strasburgo»
«Ricorreremo a Strasburgo» «Ricorreremo a Strasburgo» L'avvocato dei Giubergia: «Decisione in contrasto con le leggi sui diritti dell'uomo» - Partita la denuncia - Le reazioni alla sentenza di Torino ROMA — Serena e i Giubergia, una storia senza fine. La vicenda infatti non è definitivamente chiusa Mentre ieri mattina veniva depositata la sentenza del tribunale dei minori di Torino, da Milano è partita per Strasburgo una denuncia contro lo Stato italiano, accusato di avere violato con la sentenza i Diritti dell'uomo. L'iniziativa è stata annunciata dall'avvocato Michele Catalano, su mandato della famiglia Giubergia, che ha interessato del caso la Corte europea per i diritti dell'uomo. Anche questa sentenza dei giudici torinesi ha scatenato consensi e critiche. "Serena andrà aiutata molto a ritrovare il suo equilibrio dopo il profondo disagio che ha vissuto. La nuova famiglia dovrà essere assolutamente idonea, pronta a darle tutto ed in grado di costruire con lei un rapporto adeguato. La stessa nuova famiglia, però avrà bisogno di molto aiuto da parte di tutti»: lo ha dichiarato ieri pomeriggio U neuropsichiatra infantile e fondatore del «telefono azzurro» Ernesto Caffo. Dopo aver premesso di non essersi allineato, nel corso della discussione che U caso ha alimentato, né da una parte né dall'altra. Caffo ha sottolineato il clima emotivo che ha circondato la vicenda e che, probabilmente, non ha permesso una riflessione obbiet¬ tiva "E' molto difficile — ha detto — capire le problematiche legate all'adozione. In questo caso era abbastanza scontato che finisse così. L'attenzione della genie, l'interesse al caso specifico mi hanno comunque sorpreso. Si sono scontrati il senso comune ed il rispetto delle istituzioni. Se mi si chiedesse di scegliere sui due versanti, privilegerei l'interesse della collettività attraverso il rispetto della legge. L'esperienza di questa vicenda però dovrà servire a far riflettere su queste cose, a prevenirle e a fare in modo che non accadano più». Decisamente allineata con la decisione dei giudici torinesi è l'associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie (Anfaa) che già nei giorni scorsi si era detta contraria sia all'affidamento che all'adozione della piccola da parte dei Giubergia. -Non conosco la bambina e non sono un tecnico in materia di adozioni —ha detto il presidente dell'associazione Giorgio Pallavicini — ma ritengo si tratti di una sentenza giusta e normale emessa nel rispetto di una legge giusta, quella italiana sull'adozione che, al momento, mi risulta essere la migliore del mondo». Secondo Pallavicini, che ha ricordato gli illeciti che in molti Paesi si compiono neU'adott are un bambino, la sentenza «apre una porta che una vol¬ ta aperta non si può più richiudere» e -crea un precedente importante- per la gestione, in futuro, di questa realtà. -/ magistrati minorili torinesi hanno voluto dare una dimostrazione illusoria di forza della legge-: è questa l'opinione del sociologo Gianni Staterà, per il quale i magistrati di Torino "hanno applicato la forma di una legge il cui principio ispiratore è esattamente contrapposto alla centralità della forma perché centrale è la considerazione socio-psicologica del benessere del minore-. A giudizio del direttore dell'istituto di sociologia dell'università di Roma, la sentenza -è segno di grandissima debolezza, come testimonia l'assoluta inconsistenza delle argomentazioni che ho letto con raccapriccio nel decreto del giudice minorile». A questo proposito Staterà contesta quanto sostenuto dai giudici secondo i quali -la bambina si trova ora in una situazione più adeguata ai suoi bisogni ed in prospettiva più vantaggiosa rispetto a quella che poteva profilarsi restando a Racconigi», anche perché -la famiglia Giubergia era una famiglia ansiogena». Tutto ciò, secondo 11 sociologo «è ingeneroso nei confronti dei Giubergia, la cui ansia è la conseguenza dell'allontanamento della bambina».
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