Castro, nuova star Usa di Ennio Caretto
Castro, nuova star Usa Grazie a Gorbaciov, le tv riscoprono Cuba: è nata la «diplomazia del baseball» Castro, nuova star Usa Come il ping pong scongelò i rapporti Pechino-Washington, la passione di Fidel per lo sport più amato negli Stati Uniti lusinga gli americani - Tra le centinaia d'interviste, molte aperture sul dialogo Casa Bianca-Cremlino DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — La visita di Gorbaciov all'Avana prelude al varo di una diplomazia del baseball tra gli Stati Uniti e Cuba, simile a quella del ping-pong con cui Kissinger e Nixon nel '72 fecero uscire la Cina dal suo isolamento? Gli Stati Uniti se lo chiedono da tre giorni, con insistenza crescente, sorpresi dalle telecronache dirette che lì bombardano dall'isola. Dopo aver totalmente ignorato Cuba per quasi un trentennio, dal fiasco dell'invasione nella Baia dei Porci del '61, la superpotenza ne sta facendo una vera e propria indigestione televisiva. Gorbaciov gliela porta in casa dall'alba al tramonto. E' un colpo publicitario da maestro non solo per il leader del Cremlino ma anche per il recalcitrante Castro. Sembra che nel loro primo scontro, quello sulle «public relations» verso gli Usa, il capo del Cremlino abbia vinto su tutta la linea: dietro sue pressioni. Castro ha tolto l'ostracismo alle grandi reti tv Usa per una settimana, e i re¬ porter si sono messi alle calcagna del due leader come implacabili segugi. Di colpo Cuba, fino alla scorsa settimana un nonPaese, un Paese cioè espunto dalla geografia politica della superpotenza, ha estromesso dalle televisioni ogni altro evento internazionale, dalle visite di Mubarak e Shamir in Usa ai lavori del Sette sul dollaro e il debito del Terzo Mondo. I big del giornalismo televisivo, da Dan Rather — il mezzobusto più pagato del mondo — a Sam Donaldson, il cronista più insolente, sono tutti all'Avana, a deliziare i telespettatori con i loro aneddoti non soltanto su Gorbaciov e Castro, ma anche sulle rampitas, le ragazze delle rampas, le strade in salita del centro, e soprattutto sul baseball, rimasto ultra-popolare con altri sport tipicamente Usa come la pallacanestro e la boxe. Dagli archivi sono uscite persino le foto di Castro giovane, quando studiava medicina ad Harvard, e giocava a baseball negli Stati Uniti da dilettante, meditando di di¬ ventare professionista: 'Pensate — ha detto Donaldson — come sarebbe stata diversa la storia dei Caraibi se lo avessimo acquistato'. L'orgia di immagini televisive minaccia così di rendere gli Stati Uniti orfani di uno dei suol ultimi nemici, Insieme con Gheddafi e con Khomeini. Castro rischia di trasformarsi in un altro Mao Tse-tung, riscattato dalla diplomazia del baseball come il padre della Cina comunista lo fu da quella del pingpong. Ieri si è assistito all'Incredibile spettacolo del leader supremo che discuteva con Gorbaciov in fabbrica, un po' in russo e un po' in spagnolo. «E la glasnost»? gli ha urlato da lontano il solito Donaldson. -Glasnost mariana', cioè «si vedrà domani», gli ha risposto Fidel. Più incredibile ancora è stata la valanga di interviste in diretta con una legione di ministri e sottosegretari cubani, di rappresentanti del movimento dei diritti civili e di semplici passanti. Forse Castro dal maestro Gorbaciov sta imparando l'arte tutta yankee della seduzione tramite i massmedia. Che non si tratti soltanto di propaganda lo dimostra quanto dicono alle tv statunitensi i leader cubani. Ieri Ricardo Alarcon, il sottosegretario agli Esteri, ha proclamato all'Afte che Cuba approva il riavvicinamento Usa-Urss «e auspica che sia un modello per il miglioramento dei rapporti tra tutti i Paesi, compresi i nostri due'. "Se gli Stati Uniti saranno disposti a fare la loro parte per la pace in Centro America — ha aggiunto — lo saremo anche noi-. A Washington, il Congresso si aspetta addirittura che Castro consegni a Gorbaciov un messaggio almeno verbale per Bush, una risposta alla lettera su Cuba e la regione del Golfo del Messico che il Presidente americano inviò al leader del Cremlino la scorsa settimana. Sarebbe il risultato più spettacolare di una delle missioni più difficili svolte finora da Gorbaciov, un passo avanti verso la soluzione della crisi regionale che più turba Washington. Ennio Caretto
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