Il decretane inciampa tre volte di Stefano Lepri

Il decretone inciampa tre volte La maggioranza fa mancare il numero legale: ai voti sarebbe stata perdente Il decretone inciampa tre volte Troppe assenze nel pentapartito, clima di disimpegno - Rinviate a oggi le pregiudiziali delle opposizioni sull'«amnistia mascherata nel condono» - Un dissenziente del pri richiamato dal capogruppo - Si cerca una soluzione per il fiscal drag ROMA — Inciampa il decretane fiscale appena entrato nell'aula della Camera. Per tre volte di seguito ieri mattina è mancato il numero legale (ovvero più di metà del parlamentari erano assenti) e così la seduta è stata aggiornata a oggi. La votazione finale rischia di essere rinviata alla settimana prossima: ogni ostacolo si fa arduo per un governo che nessuno vuole far cadere ma che molti vogliono logorare. E' stata la maggioranza stessa a far mancare il numero legale: altrimenti, grazie alle assenze, sarebbero state approvate le pregiudiziali dell'opposizione, e l'esame del decretone sarebbe stato interrotto. La pregiudiziale della sinistra indipendente sostiene che dietro il condono fiscale si nasconde una amnistia di fatto per alcune categorie di evasori; la pregiudiziale del pei intende bloccare la delega al governo per i centri di assistenza fiscale. «E' una farsa, è la maggioranza stessa a fare ostruzionismo», dichiara il capogruppo del pei, Renato Zangheri. Replicano gli esponenti della maggioranza che non è politico il motivo delle assenze: è consueto che molti deputati non partecipino alle prolisse sedute di discussione generale, e affluiscano solo al momento delle votazioni. 'Molti non erano al corrente che si dovesse votare sulle pregiudiziali», dice il de Nino Cristofori. Sta di fatto che il decretone fiscale è un provvedimento importante, che alleggerisce l'Irpef per tutti i contribuenti, aumenta al 49fc l'aliquota Iva del 2%, concede il condono fiscale ad alcune categorie di contribuenti, con un effetto positivo sulle casse dello Stato di 4390 miliardi. Sul suo contenuto non ci sono dissensi politici di rilievo all'interno della maggioranza; eppure a Montecitorio si percepisce un'aria di disimpegno. Nella sessione di bilancio senza fine che ormai impegna il Parlamento da sei mesi, non è ancora completata la manovra prevista dalla legge finanziaria '89 mentre il governo già comincia a preparare la finanziaria del '90. Il pericolo che le opposizioni prevalessero nel voto si era già manifestato lunedi pomeriggio, e alcune prefetture avevano diramato avvisi ai deputati perché fossero presenti alla seduta di ieri: è stato inutile. I dissensi di merito per ora vengono tenuti a bada. Così è avvenuto all'interno del gruppo repubblicano. Ieri mattina in aula, con sorpresa di tutti, il deputato del pri Salvatore Grillo ha annunciato che avrebbe votato a favore della pregiudiziale comunista. A rigore, c'era poco da stupirsi: i centri di assistenza fiscale che il pei vuole bloccare sono stati più volte biasimati dal presidente del pri. Bruno Visentin!. I centri di assistenza saran¬ no presumibilmente gestiti dalle associazioni di categoria del lavoro autonomo: secondo Visentin! c'è il pericolo di una cogestione corporativa del fisco, di un patteggiamento sui redditi da dichiarare. Ma Grillo è stato richiamato all'ordine per eccesso di zelo dal suo capogruppo Antonio Del Pennino: benché fondata, la pregiudiziale comunista non sarà votata dai repubblicani, perché rischia di affossare il decretone. Alla pregiudiziale della sinistra indipendente, sull'«amnistia mascherata» che verrebbe concessa a chi chiede il condono fiscale, la maggioranza dà due tipi di risposte negative: una giuridica, del de Giuseppe Azzaro («non è amnistia perché non c'è il reato») ; e una pragmatica, del socialista Franco Piro («sarebbe assurdo che la legge invitasse a regolarizzare la posizione fiscale e poi punisse chi lo fa»). Le due pregiudiziali saran¬ no votate oggi, e probabilmente respinte. Ma per il decretone c'è ancora da affrontare un altro ostacolo: la questione della copertura finanzaria, a partire dal 1990, per il recupero del drenaggio fiscale (previsto dall'accordo tra governo e sindacati di gennaio). L'obiezione giuridicoformale mossa, in nome del rigore, dal presidente della commissione Bilancio del Senato, Nino Andreatta, ha trovato estesi quanto inaspettati consensi. Tuttavia una soluzione sembra possibile. Ieri Andreatta e il presidente della commssione Bilancio della Camera, Nino Cristofori, si sono incontrati con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Sergio Mattarella, e con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Misasi, per esaminare alcune ipotesi. In ogni caso i contenuti dell'accordo governo-sindacati verranno salvaguardati. Stefano Lepri

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