Le rondini tradite dalle città di Bruno Ghibaudi
Anche il Cnr tenta la fusione a freddo Si stanno attrezzando i laboratori per ripetere l'esperimento di Pons e Fleischmann Anche il Cnr tenta la fusione a freddo Un «progetto strategico» in collaborazione con le università - Già disponibili alcuni miliardi per le attrezzature - Negli istituti di Genova, Padova e Firenze i primi tentativi ROMA — La via «italiana» alla fusione fredda è iniziata. In molti laboratori si sta lavorando non soltanto per ritentare gli esperimenti di Pons, Fleischmann e Jones ma anche per fornire contributi originali a questa ricerca che sta entusiasmando il mondo intero. Le riserve si sono attenuate. I preparativi fervono da giorni. Nel Laboratorio dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Genova una cella elettrolitica per la fusione è stata montata e corredata con i rivelatori di neutroni e di raggi gamma e sta già funzionando ai livelli preliminari. Iniziative analoghe sono state avviate presso i laboratori di fisica nucleare di bassa energia di Padova e Firenze. A Genova l'esperimento è diretto dal prof. Gianni Ricco, esperto di interazioni tra nucleoni che proprio in questo periodo, presso i laboratori di Legnaro, sta studiando l'interazione deuterio-deuterio in elio. Risultati non ce ne sono ma le competenze dell'Istituto di Chimica Fisica e dell'Istituto di Fisica dei materiali dell'Università di Genova sono già state coordinate e finalizzate. La conferma è venuta ieri da esperti del Cnr dopo una riunione cui hanno partecipato i direttori di una ventina di Istituti di ricerca dell'ente e nella quale è stato deciso di intraprendere un progetto strategico di ricerca sulla fusione fredda. Sarà un progetto interdisciplinare, con l'università e Enea e aperto ad ogni collaborazione. -Gli esperti del Cnr sono ottimisti, dopo gli esperimenti annunciati nei giorni scorsi — ha detto Romano Cipollini, chimico nucleare e presidente del Comitato di Chimica del Cnr — alcuni aspetti delle prove non sono ancora chiari. Ma che si tratti di un vero fenomeno di fusione sembra certo-. Cipollini ha spiegato che il Progetto Strategico non intende monopolizzare la ricerca italiana sulla fusione ma aggregare le iniziative dei ricercatori. All'inizio il Cna stanzierà alcuni miliardi che basteranno perché le apparecchiature sono disponibili nei laboratori. Porte aperte anche per il fisico bolognese Roberto Monti, che si batte per dimostrare la fattibilità della fusione fredda. •L'esperimento di fusione per via elettrochimica è molto convincente — precisa Carlo Rizzuto, presidente del Consorzio di Fisica della Materia — tanto la prova di Jones quanto quella di Fleischmann e Pons danno risultati analoghi per le stesse misure, e cioè neutroni e trizio, sebbene siano stati individuati in modi diversi. E quindi ci sono, anche seriori sembrano in accordo con gli schemi di fusione conosciuti. Che si tratti di fusione sembra chiaro: ma non si sa con quale energia utile-. L'esperimento cruciale è accertare se il calore di cui parla Fleischmann c'è oppure no. e spiegarne l'origine. Fleischmann l'ha ribadito: - Se l'emissione di calore viene confermata, sta ai fisici spiegare perché viene fuori-. Rizzuto aggiunge che una spiegazione può essere data a priori. -Molti esperti stanno propendendo perlina fusione deuterio-deuterio in elio iparticella alfa). Il problema è perà delicato: se questo avviene secondo gli schemi tradizionali anche all'interno del palladio, si dovrebbero rilevare raggi gamma, che invece non sono stati ancora ri¬ levati. E questo fatto continua a rimanere un mistero-. Un mistero che rimane anche perche né Fleischmann né Jones hanno sottoposto ad analisi gli elettrodi di palladio sottoposti ad esperimento. Appena sarà fatto si potrebbe per esempio scoprire, come ipotizza Roberto Monti, che i neutroni sono inferiori al «dovuto- solo perché una parte di essi è stata catturata dal palladio che si è cosi tramutato in argento -C'è un ripensamento dei calcoli finora fatti sulla fusione termonucleare e sull'interazione tra nuclei, che possono essere spiegati ricordando che il palladio è materiale solido e 'he nei solidi le interazioni non avvengono solo a due corpi — aggiunge Rizzuto — bit gna dunque analizzare meglio il comportamento del palladio-. Bruno Ghibaudi
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