Beirut: chi può, fugge

Beirut: chi può, fugge La capitale libanese devastata dai bombardamenti Beirut: chi può, fugge BEIRUT — Anche ieri le artiglierie hanno colpito i due settori di Beirut e le colline vicine. Domenica, la capitale libanese era stata teatro di uno dei più intensi bombardamenti dell'attuale conflitto che oppone i cristiani ai musulmani e ai siriani. In serata, il ritmo dei colpi si è intensificato mentre le radio affermavano che la situazione militare potrebbe ulteriormente peggiorare, proprio alla vigilia dell'arrivo a Damasco di una missione di mediazione della Lega Araba composta dal ministro degli Esteri kuwaitiano, Sabah Ahmad al -S ab ah, che presiede un comitato sul Libano, e dal segretario generale dell'organizzazione, Chadll Klibi. I colpi possono piovere a ogni ora e dovunque in questa capitale — che è oltrettutto senza elettricità, senza acqua e senza pane — dalla quale fugge chi può. n bombardamento di domenica è stato durissimo: secondo la Voce della Nazione, sono stati sparati undicimila colpi d'artiglieria, talvolta al ritmo di cento al minuto, e ottomila di essi sono stati indirizzati nel settore cristiano. A Ovest, dieci colpi hanno centrato l'edificio dell'aeroporto internazionale, uccidendo quattro militari di guardia. L'aeroporto è chiuso al traffico da oltre tre settimane. Risultano danneggiate le ambasciate o le residenze degli ambasciatori degli Stati Uniti, del Brasile e della Spagna a Beirut-Est e della Francia a Beirut-Ovest. Ma la novità militare delle ultime ore ha riguardato un attacco a sorpresa portato domenica notte da motovedette contro il porto druso di Jlye, una decina di chilometri a Nord di Sidone. B fuoco delle motovedette, che secondo i drusi erano cristiane, è stato indirizzato soprattutto contro un deposito di carburante, che tuttavia non ha preso fuoco. La scorsa settimana, il grande deposito di Dora, a Beirut-Est, era stato colpito ripetutamente e oltre 30 milioni di litri avevano alimentato per giorni un furioso incendio. Jiye è uno dei porti gestiti dalle milizie che il capo del governo cristiano, generale Michel Aoun, ha fatto bloccare. E' l'opposizione dei musulmani al governo Aoun che ha dato origine al conflitto in corso, l'8 marzo scorso: finora ha causato oltre 140 morti e 600 feriti. I bombardamenti di domenica, che hanno riguardato anche le colline di Beirut e la valle della Bekaa, hanno causato dodici morti, secondo un annuncio fatto dalla polizia. Nei due settori della capitale, le attività, che fino alla scorsa settimana erano confinate alla sola mattina, sono quasi totalmente bloccate, a causa dei continui bombardamenti.

Persone citate: Aoun, Klibi, Michel Aoun