Gorbaciov dal contestatore Fidel di Emanuele Novazio
Gorbaciov dal contestatore Fidel Una difficile missione dal leader cubano che respinge la perestrojka Gorbaciov dal contestatore Fidel Castro rimane l'ambasciatore Urss nella regione, ma il Cremlino chiederà l'autosufficienza economica del suo Paese: gli aiuti non arriveranno in eterno - Forse un piano di pace per il Centro America DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Ci saranno bagni di folla, abbracci e sorrisi, ma quello di Michail Gorbaciov a Cuba sarà un viaggio difficile, perché per tre giorni, da oggi, all'Avana saranno a confronto alleati divisi da impazienze, tensioni e visioni del socialismo reale, si parleranno lingue diverse. Gorbaciov e Castro non sceglieranno certo la via del confronto manifesto e diretto, le asprezze ideologiche resteranno dietro le quinte: perché l'uno e l'altro hanno convenienze reciproche nel dare smalto alla loro alleanza, e soprattutto perché, assicurano fonti sovietiche, Gorbaciov vuol fare del viaggio, la prima visita a Cuba di un leader sovietico dal '74, l'occasione di un nuovo «progetto di pace» in Centro America, con un discorso nel quale, si dice, farà precise proposte sul Nicaragua oltre a ribadire la sua «filosofia delle crisi», che vanno risolte con mezzi politici e non militari. Se Gorbaciov ha scelto L'Avana per questo rilancio, se ha scelto Cuba per la sua prima visita in America Latina, è segno che Castro resta -l'ambasciatore di Mosca nella regione- e l'incontro vuol sottolineare l'importanza di questo legame. Non ci saranno traumi, dunque, almeno apparenti, ma Gorbaciov forse dirà cose sgradite al suo ospite. Perché a trent'anni dalla rivoluzio¬ ne, il modello cubano è ancora impregnato di stalinismo e la sua economia resta fra le meno efficienti del blocco. Cuba è forse il maggior destinatario degli aiuti di Mosca, otto miliardi di dollari l'anno: sussidi, crediti, materiali militari, acquisti sovvenzionati e vendite a prezzi politici, e Gorbaciov non nasconde il fastidio: perché Mosca, assediata da difficoltà e penurie, non può più permettersi di dar soldi ad altri Paesi, osti¬ nati per di più nel loro rifiuto di -ripensare la storia-. Gorbaciov non toglierà subito tutti gli aiuti, soprattutto per favorire il reinserimento nella vita civile dei soldati cubani ritirati dal fronte angolano. Ma dirà a Castro che l'aiuto non può continuare, non ai livelli di oggi aimeno, e che un riequilibrio si impone. Dirà che è venuto il momento di rivedere la struttura dell'economia del Paese, che è | tempo di tentare la difficile strada dell'autosufficienza economica, dopo trent'anni di rivoluzione e nonostante il blocco imposto da Washington dopo la crisi degli Anni Sessanta, costato cifre astronomiche a Mosca. Dirà, forse, che le memorie della -rivoluzione esportata- sono appassite, che il mondo è cambiato e tutto si accelera, e che Cuba deve tornare a guardare, sia pur con cautela, al Grande Vicino, gli Stati Uniti una volta principale partner commerciale dell'isola. Non sarà facile farsi comprendere da Castro, accanitamente contrario agli esperimenti economici proposti da Mosca, oppositore severo della decentralizzazione e delle aperture al mercato p all'economia «individuale" avviate nell'Urss di Gorbaciov. -Se la perestrojka va in un senso. Castro va in quello Emanuele Novazio (Continua a pagina 2 in sesta colonna)
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