Addio bicicletta di Gian Paolo Ormezzano

Addio bicicletta Cosìpersport di Gian Paolo Ormezzano Addio bicicletta Coso sta accadendo fra ciclismo e tivù? Di tutte le corse del Nord, la nostra emittente di Stato darà in diretta soltanto la Freccia Vallona, e sulla semiclandestina Rai3. Questo mentre Capodistria e Montecarlo imperverseranno, trasmettendo persino in diretta, della Parigi-Roubaix, il passaggio nella terribile foresta di Arenberg. Il pubblico — si mormora in via Teulada — non risponde: ma non risponde perché disabituato, anzi abituato male. Chiaro che se per la Tirreno-Adriatico si scomodano due telecronisti, i meglio canali, i più valenti elicotteristi, e poi si trascura la Roubaix, la gente non capisce più nulla. Disorientati, gli italiani ciclofili hanno visto la Sanremo in 2 milioni appena: i francesi, che forse quanto a cultura sportiva e no ci danno ancora dei punti, in 7 milioni. L'argomento trascende la critica televisiva. E'politica sportiva, di uno sport che per troppo tempo ha coltivato l'onanismo dei giochetti di paese, le corsucole, l'assessorino, il pittorastro, con regali magari ai personaggi importanti della organizzazione e della televisione. E adesso è più facile mandare in onda la saga pedalante del paesello che il Giro delle Fiandre, che non ha padrini politici e non dispensa regali. Lega di ciclismo (che Tognoli arrivi presto alla presidenza, è apriori benedetto), pool sportivo, organizzatori dolci e telecronisti da lecca-lecca, registi da spot pubblicitario clandestino, tutti hanno colpe. Ne ha anche il giornale roseo, che adesso si batte contro le scelte della Rai, ma che non ha mai usato il Giro d'Italiaper la grande arma che è, se del caso cedendolo a Berlusconi. E' una brutta storia: si parla tanto di moralizzazione dei telegiornali, il ciclismo patisce già la demoralizzazione, colpito nell'attualità, nella produzione dì cose da parte di brava gente dello sport sudato. Immaginiamo i gerarchi della televisione felici di saper dire di no alla Parigi-Roubaix e di sì alla corsetta del collegio elettorale che sprigiona il loro prolettore politico. Sogniamo un altro Coppi, che si renda indispensabile sui teleschermi e in diretta mandi tutti al diavolo. LE BOMBE — Il collega Piero Soria ha scritto una splendida spy-story, -Colpo di coda», che se fosse stata firmata da un nome inglese ci avrebbe imposto la domanda: come mai gli italiani non sanno scrivere in un certo modo di certe cose? Dentro c'è pure un riuscito ricottone di Formula 1, ad opera di un terrorista, mettendo bombe alla Brabham, alla Renault e alla Ferrari, e poi chiedendo soldi a Ecclestone per ridare pace al circus. Evidentemente l'autore sapeva in anticipo di Rio de Janeiro, del successo dì ManselL Perché quando il libro è uscito, quattro mesi fa, mettere una bomba alla Ferrari, ridotta male, significava sciupare soldi, quelli dell'esplosivo. Casomai bisognava mettere un congegno a orologeria a Guilford, chez Barnard: per svegliarlo.

Persone citate: Arenberg, Barnard, Berlusconi, Ecclestone, Guilford, Piero Soria, Tognoli

Luoghi citati: Montecarlo, Parigi, Sanremo